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America in 5: affrettati lentamente a raccontare

Creato il 22 aprile 2010 da Leliosimi @leliosimi

Negli anni ’30 del secolo scorso, durante la Grande Depressione negli Stati Uniti grazie al Federal Writer’s Project, un fondo finanziato dal governo, un nutrito gruppo di scrittori, (tra i quali nomi del calibro di Ralph Ellison, Saul Below, John Cheever, John Steinbeck),  percorse in lungo e largo l’America sconvolta dalla crisi, per far emergere le storie delle persone che vivevano quel dramma. L’intento, oltre che dare lavoro ai molti scrittori e giornalisti disoccupati (paga mensile di allora 80 dollari), era quello di raccontare un periodo cruciale per il futuro del Paese e soprattutto restituire alla memoria collettiva quelle storie normalmente dimenticate dai Big Media.

Oggi un gruppo di professionisti proveniente da diverse esperienze (giornalismo, narrativa, documentario, animazione, musica) coordinati dalla reporter Sarah Stuteville e dal filmaker Morgan Dusatko ha appena dato vita a un progetto America In 5 che in parte si ispira proprio a quel programma. L’obiettivo è quello di raccontare un anno, il 2010, attraverso le testimonianze dei protagonisti dimenticati di un società travolta da una crisi finanziaria ed economica che in molti hanno paragonato a quella del ’29.

America In 5 è un progetto che unisce arte, documentario, giornalismo e nuovi media (…) è un’esplorazione delle storie che normalmente non vengono raccontate e realizzata usando gli strumenti messi a disposizione dai media di nuova generazione. Durante il corso di quest’anno, alcuni media makersviaggeranno attraverso il paese producendo una storia a settimana su diversi media. Ogni giorno, una storia di massimo 5 minuti sarà realizzata e messa online su americainfive.org oltre che distribuita attraverso vari supporti: mobile, feed reader e inbox. (dalla presentazione sul sito del progetto)

Il progetto è sostenuto dall’ University of Washington’s Department of Communication, dal  Common Language ProjectThe Last Quest, ma i responsabili del progetto hanno bisogno di altri finanziamenti e per questo hanno fatto partire una raccolta di fondi tramite il loro sito.

Il video “Joy” Pilot story presentata lo scorso 14 aprile

The story of one family’s search for shelter. Pilot story for the upcoming national online storytelling corps America in 5 (www.AmericaIn5.org). This video was produced in seven days by a team of Seattle-based storytellers including a comic artist, an audio producer, a journalist and a filmmaker.

Un aspetto interessante del lavoro proposto da Stuteville e Dusatko è la convergenza di professioni e competenze diverse all’interno di un unico progetto. Non è certo la prima volta, ma anche nel Web ancora troppo spesso, mi sembra, si ragiona per camere stagne e poco si cerca una contaminazione, un terreno comune, tra saperi e conoscenze solo apparentemente distanti.
Segnalo America In 5 però anche per l’ambizione che dimostra. Perché ha il coraggio di pianificare – 1 anno, 12 team, 365 storie, 5 minuti – una struttura complessa. E, a dire il vero, anche complicata da realizzare, soprattutto se non si hanno molti soldi a disposizione (mi sembra di capire da quello che leggo online che i responsabili stiano rivedendo alcuni obiettivi che si erano dati inizialmente, ad esempio il numero e la cadenza delle storie da raccontare). Ma non è questo il punto, credo. Il punto è che si deve avere l’ambizione di cercare e di sperimentare nuove forme di linguaggio, tentare nuovi percorsi, in un momento di grandi trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche.

AMERICA IN 5: AFFRETTATI LENTAMENTE A RACCONTARE

Sarah Stuteville e Morgan Dusatko durante la presentazione al TEDx Seattle lo scorso 16 aprile

Come si può colmare il divario tra giornalismo tradizionale e nuovi media?
Questo è un aspetto molto, molto importante. Forse per noi è la domanda più importante. L’idea è quella di attingere alla tradizione del giornalismo americano e alla tradizione dello storyteller, che è una tradizione molto ricca e profonda. (…) Abbiamo ancora bisogno di quei narratori di non-fiction. Sappiamo quanto il loro ruolo sia davvero importante nel nostro paese e in ogni società. Stiamo pensando a come possiamo essere in grado di indirizzare queste competenze, questo talento per la narrazione verso i new media per utilizzare al massimo le potenzialità di comunicazione della non-fiction.

da una intervista a Sarah Stuteville, co-responsabile del progetto

C’è anche un altro aspetto che mi pare interessante: la brevità delle storie raccontate – lo ricordo al massimo 5 minuti – sono frutto di un lungo lavoro di preparazione e sono realizzate da professionisti che hanno maturato esperienza nel proprio campo. Insomma rapidità e lentezza non sono, sempre e inevitabilmente, antitetiche. Non devono necessariamente rappresentare l’una l’alternativa dell’altra. Anzi possono unirsi, completarsi, proporre una sintesi delle loro qualità.
Ricerca e accuratezza della scrittura ‘lenta’ e immediatezza e capacità di sintesi dei nuovi media ‘veloci’. La voglia di raccontare fatti e storie al di là delle mode e del consumo superficiale e la straordinaria capacità di connettere (idee, persone, saperi, professionalità) dei social network. Ecco, mi sembra possano essere degli elementi sui quali riflettere, ancora, per trovare nuovi modelli.

So di essere poco originale, ma le stra-citate Lezioni Americane di Calvino possono ancora essere, anche in questo, un fondamentale punto di partenza.

La concentrazione e la craftsmanship di Vulcano sono le condizioni necessarie per scrivere le avventure e le metamorfosi di Mercurio. La mobilità e la sveltezza di Mercurio sono le condizioni necessarie perché le fatiche interminabili di Vulcano diventino portatrici di significato (…). Il lavoro dello scrittore deve tenere conto di tempi diversi: il tempo di Mercurio e il tempo di Vulcano, un messaggio di immediatezza ottenuto a forza di aggiustamenti pazienti e meticolosi; un’intuizione istantanea che appena formulata assume la definitività di ciò che non poteva essere altrimenti: ma anche il tempo che scorre senza altro intento che lasciare che i sentimenti e i pensieri si sedimentino, maturino, si distacchino da ogni impazienza e da ogni contingenza effimera.

approfondimenti:

AmericaIn5

Video di presentazione al TEDx su YouTube

Sarah Stuteville and Morgan Dusatko – America in 5


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