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American Breakfast with Citizens Of Humanity

Creato il 28 febbraio 2013 da Alessandrapepe @AlessandraPepe

Martedì scorso, vigilia della fashion week, ho passato una mattinata davvero speciale immersa nell’atmosfera pure american ricreata da Citizens Of Humanity nello showroom milanese. Ad attenderci all’arrivo una ricchissima colazione americana: pancake con sciroppo d’acero, cheese cake, caffè e chi più ne ha più ne metta (tutto firmato California Backery). Peccato per la mia dieta, mi sono accontenta di fare qualche foto e bermi il mio succo di mela.

From Instagram @alemomastyle

L’occasione di questo incontro riservato ad una cerchia ristrettissima di blogger di cui sono stata ovviamente molto felice di far parte, è stato il primo approccio del brand con il mondo di noi donzelle internaute e appassionate di moda (scusate, era per non ripetere blogger nella stessa frase, ma forse è meglio se lo ripeto). Citizens Of Humanity non è solo un brand ma è una vera e propria community, non è un marchio che produce denim, ma è un marchio che dal denim è partito per creare una filosofia del vestirsi, che va ben oltre la moda e che, come azienda, abbraccia molte cause umanitarie sostenendo le arti, i giovani, la ricerca sull’Aids, la lotta contro la fame nel mondo, con donazioni a oltre 50 associazioni benefiche solo nel 2011.

Citizens è stata creata nel 2003 dal visionario stilista di origine francese (ma di completa adozione americana) Jerome Dahan, sua l’idea di creare un brand che potesse proporre un denim di altissima qualità seguendo una filosofia basata su quattro assiomi fondamentali: autenticità, impegno sociale, ricerca artistica e attenzione per il pianeta. Su quest’ultimo punto mi vorrei soffermare, perché, vi siete mai chiesti da dove vengono i jeans che indossate pressoché ogni giorno? Avete mai visto i servizi mandati in onda alle Iene (Italia1) sulle fabbriche in cui vengono trattati e tinti i nostri cari jeans ogni giorno? Ecco, io sì, e da allora cerco di stare attenta a quello che compro e leggo ben bene le etichette, perché all’idea di andare in giro con il peggio dei ritrovati chimici attaccato alle cosce non mi entusiasma proprio.

Citizens of Humanity è uno di quei pochi marchi denim al mondo a gestire direttamente l’intera filiera produttiva, dalla produzione ai lavaggi, con strutture di proprietà dell’azienda, garantendo un totale controllo della qualità del prodotto finito. Inoltre, l’ingresso in azienda nel 2007 di Adriano Goldshmied, un vero veterano dell’industria del denim, ha portato ad un’ulteriore innovazione: una lavanderia interna, o sarebbe meglio dire un vero e proprio laboratorio, all’interno del quale si lavora sui diversi processi di finitura con tecnologie avanzate all’insegna del rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. Un esempio su tutti la “0-Zone Machine”, metodo attraverso cui si divide l’acqua dalle sostanze chimiche utilizzando coloranti non tossici.

Il risultato di tutta questa ricerca e questo impegno è una collezione denim dalle caratteristiche sorprendenti: un tessuto piacevole al tatto e da essere indossato, un fit impareggiabile (stavo per entrare in una 29, e generalmente non porto meno della 32), un abbracciare le forme femminili davvero sorprendente, l’ho visto con i miei occhi sulle colleghe blogger. Non a caso il segno distintivo di Citizens e di Jerome Dahan è proprio il taglio dei modelli, ispirato da muse del calibro di Jane Birkin, Brigitte Bardot, Francoise Hardy e Emanuelle Alt, muse che hanno portato fortuna e sono alla base del concetto di sexy universal jeans che si ritrova in tutta la linea womenswear.

In showroom abbiamo potuto toccare con mano, oltre ai modelli classici di jeans, anche la collezione primavera-estate 2013 caratterizzata da un’ampia gamma colori come verde, rosa, ocra, azzurro, così come da stampe floreali. Semplici, per un look sporty chic, anche le camicie dai tagli semplici e iperfemminili. Più rock invece gli smanicati in jeans da indossare anche in sovrapposizione (chi dice che jeans su jeans fa troppo effetto Berverly Hills 90210? La moda è fatta per essere disfatta).

Con le parole vi ho tediati abbastanza, vi lascio alle foto che ho scattato in showroom durante questa piacevole mattinata. Un grazie alle colleghe per la compagnia e a Riccardo di AD MIRABILIA per avermi coinvolta, e ovviamente un enorme grazie a tutto lo staff di Citizens Of Humanity, quando si dice di un’azienda “nomen omen”, ecco, nel loro caso non si sbaglia affatto.

citizens of humanity
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