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Americani in Premier   addio alle tradizioni

Creato il 04 aprile 2013 da Mbrignolo
Malcom Glazer ha vinto tutto, ma è stato contestato

Malcom Glazer ha vinto tutto, ma è stato contestato

STORIE (Londra). E’ un calcio che sta cambiando. Che ci piaccia o no la realtà è questa. E’ inutile parlare di valori e tradizione quando nel 2013 ci sono ormai degli interessi crescenti che vanno a ledere le usanze e i simboli di uno sport in decadenza. C’è una partita in continuo divenire che si sta giocando tra il cuore dei tifosi pronti a difendere i loro valori e i portafogli di alcuni patron disposti a tutto pur di accrescere la loro fama e incrementare le loro finanze anche a costo di snaturare la storia di gloriosi club. Questo è quanto sta accadendo soprattutto in Premier League, dove si sta avviando una vera e propria invasione di capitali esteri. Il capostipite del movimento è stato Roman Abramovich che con il suo Chelsea apri’ un ciclo che lo scorso Maggio lo portò sulla vetta più alta d’Europa. Poi a ruota vennero gli arabi, i thailandesi e infine un folto gruppo di americani.

La Premier League è ovviamente il campionato con più attrattiva dal punto di vista degli investitori. Negli ultimi dieci anni è diventato il torneo più bello del mondo per via dei campioni che ci giocano e soprattutto per le infrastrutture che consentono uno spettacolo assolutamente di alta qualità. E’ sugli investimenti statunitensi che vale la pena soffermarsi. Negli ultimi due lustri cinque società di Premier sono finite in mano agli americani. Il primo fu lo United, nel 2003, che tuttora è ancora diretto dai Glazer. Poi fu il turno dell’Aston Villa, dell’Arsenal, del Sunderland e infine il Liverpool. Insomma una vera e propria tendenza. Ovviamente a livello sportivo chi ha beneficiato di più è stato il Manchester United che dopo l’arrivo della famiglia Glazer ha conquistato 4 campionati, ha centrato due volte la finale di Champions League vincendola nel 2008 e chiudendo poi il cerchio con il mondiale per club.

Questi imprenditori non hanno però capito che l’Inghilterra è si la patria del calcio, ma non è un terreno fertile per poter conquistare i tifosi soltanto con valangate di milioni di euro. I tifosi inglesi sono quelli che riempiono uno stadio di 1000 spettatori per una gara di settima divisione. I tifosi inglesi sono quelli che vivono nei pressi del loro stadio e che hanno le loro sacre usanze nel prepartita. I tifosi inglesi sono fortemente legati ai simboli della loro squadra e ai loro colori. Gli americani non hanno considerato nessuno di questi diktat, ma hanno solo pensato da imprenditori. Il calcio nel Regno Unito è tutto cuore e passione. Lo dimostra il fatto che a Manchester, migliaia di tifosi hanno deciso di creare una loro squadra di settima divisione da quando i Glazer hanno messo piede in città per protestare contro la fine della tradizione inglese. Ed è proprio sul tradimento delle tradizione che si sta discutendo in queste ore. A tenere banco è il caso Di Canio. Il Sunderland è conosciuto da tutti come un club di sinistra e la scelta di affidare la panchina all’ex tecnico del Swindon non è andata giù a molti tifosi che hanno visto cosi snaturare la loro storia.

Questo è solo uno dei tanti casi in cui la nuova proprietà spezza il cordone ombelicale con il passato. E’ quello che è accaduto a Cardiff, dove il magnate malese Vincent Tan ha rilevato la società, che attualmente milita in prima posizione in Championship, cambiandogli i connotati. Via gli storici colori sociali e via il simbolo dello stemma. E come se non bastasse via anche il nome. A breve il Cardiff City si chiamerà Cardiff Dragons. Tutto questo per fare soldi nel mercato orientale. Se questa al momento è una gestione sportivamente positiva quella del Portsmouth è stata invece una parabola discendente. Dopo essere stato per anni in mano ad inglesi, i Pompeys sono ora in amministrazione controllata dopo i debiti arrecati dalla gestione di un uomo d’affari di Hong Kong. Ed è dopo diverse gestioni scellerate che gli stessi tifosi hanno scelto di fare gruppo e provare ad acquistare la società tramite un’azionariato popolare. In questi giorni si saprà se la squadra sarà dunque gestita dai tifosi che per evitare il fallimento del loro club sono pronti a ripristinare le loro vecchie tradizioni e a vincere almeno per una volta contro i portafogli dei glaciali uomini d’affare stranieri.


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