Pensavo.
Pensavo a cos'è che fa veramente male, a cos'è che strugge così tanto il cuore quando capita che ti accorgi di avere in testa un po' troppo spesso una determinata persona. Quando ti accorgi di un particolare feeling. Quando la zona interpersonale da distanza sociale (1,2-3,5 metri) diminuisce e diventa distanza intima (0-45 cm).
Anche se non vuoi, che ti piaccia qualcuno (chè dopo capace che vengono fuori un sacco di rotture di coglioni, in tutti i sensi - in termini di accordi, struggimenti, ricordi, responsabilità, doveri, idealizzazioni eroiche seguite da delusioni concretizzate, accuse, malizie, rincorse, fughe, promesse, slanci vitali - e mortali, compromessi, provocazioni, compiti empatici e tecnici e via discorrendo) prima o poi devi metterlo in preventivo.
Qualcuno/a a sconvolgerti la vita, arriva. Sempre. Tranquilli.
Soprattutto quando meno lo/a si vuole, e quanto meno lo/a si cerca.
Quel qualcosa - dicevo - che fa struggere così tanto lo identifico con questo fattore: la consapevolezza dell'impossibilità di riuscire a carpire fino in fondo il mistero del suo modo di essere, di vivere, di comportarsi.
E vale per qualsiasi essere umano con cui ci troviamo anche solo a bere un caffè.
Non vi capita mai di chiedervi - nel caso in cui una persona vi interessa - chissà cosa fa, cosa pensa, cos'è che vede quando guarda il cielo, come reagirebbe a questa cosa, cosa direbbe di fronte a questa situazione....
Anche se la conoscenza assicura una probabilità minore di errore, niente è del tutto prevedibile - nessun essere umano è prevedibile. E' un sistema caotico. Il cui lavoro interiore dipende dal momento di vita, dalle aspettative, dai desideri, dalla voglia o meno di mettersi in gioco, dalla sensazione di forza o di solitudine.
Dal momento storico del proprio cuore, insomma.
(NB.Una delle caratteristiche dei sistemi caotici è l'imprevedibilità: partendo da condizioni di partenza simili, ogni volta puo' succedere tutto e il contrario di tutto. Le traiettorie di due punti contigui improvvisamente divergono e poi senza una ragione migliore del "perchè sì" tornano di nuovo vicini vicini. Come diceva una canzone, certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.
Quanti cuori infranti ha curato il buon vecchio Antonello).
Dicevo - impossibilità di comprendere fino in fondo la vita di qualcun altro.
Non è sempre di una spudorata e dolorosa bellezza?
Per me, sì. Senza dubbio.
Il tratto di mistero, quella variabile x che non ci è dato conoscere, conosci solo y - o viceversa. Mai entrambe.
Quella linea di buio in cui si svolgono i retroscena più interessanti del vivere, che non ci è dato vedere: i complessi meccanismi del cuore intrecciati a quelli della ragione che fanno di ogni persona un essere unico e irripetibile.
Ed è proprio quando resta questo scarto, questo margine di errore, di non conoscenza, che ferve la piu' alta (e spesso poco realistica) idealizzazione di quella persona. Non abbiamo elementi sufficienti - e questa mancanza di dati, paradossalmente, basta per pensarla come vogliamo noi, a nostro rischio e pericolo.
Le attribuiamo le caratteristiche che immaginiamo possa avere, in modo del tutto arbitrario - e, ovviamente - sono tutte caratteristiche che noi vorremmo avesse. Guarda caso.
L'idealizzazione arbitraria crea aspettative fantasiose. Facilmente disattendibili - e disattese, s'intende.
Capita che quella persona, poveretta, che noi pensavamo potesse salvare il mondo, in realtà ha paura del buio.
Noi le avevamo attrubuito un Nobel per la Pace, una medaglia d'argento (almeno) alle Olimpiadi, l'invenzione di un nuovo vaccino, un best seller da 100000 copie e tradotto in 12 lingue, una posizione attiva nella lotta per la salvaguardia delle foche, una cattedra a Palo Alto e - perchè no - un calendario illustrato di sue foto nudo/a 12 mesi fronte-retro.
Di fatto, poi si rivela incapace di coniugare un verbo. Unico libro letto negli ultimi quattro anni "3 metri sopra il cielo" in concomitanza con "Siddartha" - che fa new age. Mai praticato uno sport da quando ha imparato ad andare in bicicletta e dopo l'ora settimanale di ginnastica a scuola. Unica attività assidua identificabile con sollevamento birra - se la persona in questione è di genere maschile/andata-ritorno dall'estetista e andata-ritorno dalla parrucchiera - se la persona in questione è di genere femminile), licenza di terza media conseguita ad honorem (per liberare il posto in un banco occupato ormai per il quinto anno consecutivo).
In sostanza, alle volte, non è poi così male tenere la distanza. Ha il suo fascino intrinseco.
Nel suo piccolo, ognuno è geloso dei taciti accordi presi con se stesso, dei rituali inutili, delle pessime abitudini, delle minuzie quotidiane, e degli sforzi di volontà. Perchè doverli smascherare a tutti i costi?
Il com'è una persona quando è sola con se stessa rappresenta cio' che esiste di piu' inconoscibile e inafferrabile, ed è proprio questa impossibilità che fa funzionare l'immaginazione, la possibilità, l'ipotesi.
E l'amore, anche?