Caldo e calura ferragostana? Il clima ideale per gustare il libro che narra della creazione della catena di gelaterie Grom. Qualche settimana entrando in libreria ho visto il libro scritto da Federico Grom e Guido Martinetti sulla loro avventura imprenditoriale: creare il gelato “come una volta”. Non ci ho pensato un minuto, doveva essere mio: non solo perché sono un appassionato della “crema come una volta”, della vaniglia del Madagascar e degli altri presidi slow-food che si trovano nelle gelaterie GROM ma anche perché questa è la storia di un successo imprenditoriale tutto italiano, una di quelle che si dice non esistano più. Ecco come è iniziata:
una amicizia tra 2 ragazzi (qualcuno li avrebbe definiti bamboccioni), l’ispirazione di un articolo di Carlo Petrini (fondatore di Slow Food), un business plan clamorosamente errato (al ribasso) e 32.000€ per iniziare l’attività.
Sono tantissimi i passaggi che mi sono rimasti impressi dal libro di questi 2 ragazzi: la prima volta che sono andati in una fiera dedicati al gelato sono stati derisi da fornitore di attrezzature da gelaterie – “Fallirete così in fretta che non farete in tempo a pagarmi le fatture”. Eppure quell’uomo in gessato ha dovuto ricredersi quando meno di un anno dopo il successo delle gelaterie GROM era tale che questo franchising poteva diventare un cliente importante. Il sassolino che si sono tolti dalla scarpa questi ragazzi è stato per loro decisamente piacevole: derisi 6 mesi prima e corteggiati per un successo che è stata la gloriosa rivincita.
Non sono mancate le pagine amare: come quando leggendo uno dei primi bilanci rimangono impressionati dalle assunzioni fatte (quasi un centinaio), dal fatturato (più che raddoppiato), dai guadagni reinvestiti fino ad arrivare a leggere l’utile lordo: 251Mila Euro. Arrivano Ires e Irap, 102Mila Euro che rappresentano il 59,4% di tasse sull’utile creato. Eppure la società si indebita per fare nuovi investimenti, nuove assunzioni, in ultima analisi si prende nuovi rischi. Si rendono conto che più assumono più si indebitano più l’IRAP aumenta, più creano occupazione più aumentano le tasse pagate. “Mi sento usato dal mio paese.Piango.”
L’ispirazione di questo progetto che ormai è in tantissime città d’Italia e del mondo è partita da un sommelier che ha
deciso di ispirare l’amico facendogli assaggiare le essenze più pregiate della terra: il pistacchio siciliano, la vaniglia del Madagascar, il limone Bianchino. Una ispirazione talmente intensa da spingerlo a negoziare con una anziana contessa per farsi concedere l’utilizzo del negozio appena sfitto, lavorare di notte e di giorno per sopperire alla malattia del gelataio appena assunto. Due ragazzi che hanno vinto le loro sfide grazie alla determinazione che hanno messo in ogni prova.Un passaggio molto toccante del libro è stato quello in cui sono iniziate le domande su come formare le persone: non per nulla tutte le imprese di successo hanno una altissima attenzione nei confronti delle risorse umane. A volte sono piani istituzionali di formazione, a volte sono sessioni di coaching per migliorare le performance, di certo nessuna si ferma alla sola formazione tecnica.
Gli spunti non mancano in questo simpatico libro, è la storia di ciascuno di noi, di chi ha sognato con una tale passione da sacrificare ogni energia per realizzare il proprio sogno. Magari anche tu hai letto il libro, cosa ne pensi?
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