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Amore per l'ombra

Da Marcoscataglini

Sono nato in una notte burrascosa del febbraio di quasi 50 anni fa (mezzo secolo!) e scommetto che avrei preferito rimanere nella penombra del grembo materno che ricevere quella staffilata di luce. Comunque, ricordo bene che sin da piccolo mi piaceva immaginare storie e situazioni lontano dalla realtà esterna, con tutta la sua lucente evidenza. La luce serve a svelare, ma sono sempre state le cose poco evidenti ad affascinarmi. Su un mio diario (ce l'ho ancora!) scrissi: “se il mondo è esattamente come immagino che sia, a che mi serve immaginare com'è il mondo?”. La frase è valida ancora oggi, per me. La realtà è per gli scienziati, a noi artisti visionari serve a poco. Inoltre ho sempre pensato che se davvero la fantasia andasse al potere, allora sì che le cose cambierebbero! E non si dovrebbe far luce su scandali e inciuci, ma anzi ci si potrebbe concedere il lusso di abbandonarsi ad un romantico crepuscolo, o a una delicatissima alba. Purtroppo invece il mondo è in mano a quelli che chiamo realisti (cioè che dicono di amare la realtà, sebbene artefatta), e guarda che casino.
Amore per l'ombra
Comunque, sebbene nell'ombra, alla fine sono cresciuto piuttosto sveglio (aahuung!) e senza cogliere l'ironia della cosa, sono diventato quello che molti definiscono un adepto della luce, cioè un fotografo. Il fotografo dipinge con la luce, mica col buio, mi hanno subito rivelato i miei guru di allora (amici paterni amanti della fotografia): quindi spalanca le finestre e scegli giornate col sole, che diamine! Ma io ho sempre risposto che per creare le ombre ci vuole la luce, che questo anche un asino lo sa, e che nelle foto ciò che è alla luce è definito appunto dalle parti in ombra. Perciò a me quelle interessavano: le ombre, che la luce era buona solo per fare in modo che la foto non fosse tutta nera (riconosco che una simile foto sarebbe stata assai poco interessante). Da lì è cominciata la passione per le foto “misteriose” e suggestive, romantiche (nel senso letterario del termine) e “vintage”. Foto che nessuna rivista o editore voleva comprare: perciò ho aperto le finestre e ho cominciato a uscire col sole (accessorio principale, per me che sono fototipo 1, un chilo di crema solare spalmato anche dove il sole a rigore non dovrebbe arrivare mai. Però, per sicurezza...).  Così sono diventato un fotografo di viaggi e turismo: io, che detesto il turismo! 
A questo proposito ho scritto un pamphlet sul tema dal titolo "A un tiro di schioppo" e disponibile come ebook su Amazon.
Non che non fosse un'attività interessante e divertente, anzi. Eppoi mi permetteva di frequentare persone speciali come la mia collega giornalista (e amica) Isa (e consentiva al mio portafoglio di non essere drammaticamente vuoto, che non è cosa da poco)! Ma a me sarebbe piaciuto fare altro. Alla fine, il settore editoriale, specialmente quello legato ai viaggi e al turismo, ha deciso di suicidarsi; le riviste hanno chiuso, complice Internet, e improvvisamente la strada per fare ciò che amavo era sgombra (anche troppo). E sono tornato a interessarmi delle ombre. Ma questa è un'altra storia, di cui dirò, prima o poi...

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