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Analisi di chi governerà l’Europa: Ukip e Nigel Farage

Creato il 31 maggio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Uno dei partiti che più fa parlare di sé, in queste ultime elezioni europee, è quello dell’inglese Nigel Farage, l’Ukip.
Il partito Ukip (il nome deriva dall’acrostico di United Kingdom Independence Party) è stato fondato nel 1993 in Inghilterra. La sua base è composta da euroscettici e nazionalisti, staccatisi dal Partito Conservatore.
Inizialmente fondato da Alan Sked, l’Ukip non riuscì ad adare oltre pochi punti percentuali fino alle elzione del 2006.
Nel 1999 riuscì comunque a raggiungere il 7% dei voti, eleggendo tre europarlamentari, tra cui ache Nigel Farage, futuro leader.
Nel 2001, il partito prese solamente l’1,5% e non ottenne alcuna rappresentanza a Westminster, pur essendosi presentato in 420 seggi elettorali.
Il grande botto avvenne nel 2013: con Nigel Farage come leader, l’Ukip ottenne alle elezioni locali più del 23% dei voti, contro il 25% dei Tories.
Nelle recenti europee, l’Ukip si è imposto come primo partito, con ben il 31% dei voti.

La strada politica percorsa dall’Ukip è quela liberal-conservatrice, euroscettica e di populismo di destra. L’Ukip propone tagli alle tasse sulle imprese e l’abolizione della tassa di successione sull’eredità. Per il partito, sarebbe un risparmio d 3 miliardi l’anno. Inoltre, il settore pubblico dovrebbe decisamente ridimensionarsi, con tagli alla spesa pubblica consistenti. Tranne che nella Difesa: lì l’Ukip propone di aumentare la spesa del 40%. Ma solo per difendere i confini nazionali. Il partito di Farage può essere accostato a una visione nazionalista . Una delle frasi celebri di Farage è quella in cui dice di essere sconvolto di “non sentire quasi parlare inglese nella metropolitaa di Londra” e di essere convinto che ciò sia “una situazione insostenibile”.
Per quanto riguarda l’immigrazione, il partito di Farage è stato protagonista di alcune notizie di xenofobia e di atti violenti da parte dei suoi sostenitori, tanto far allontanare lo stesso Alan Sked, il fondatore: «Lascio il partito” aveva deto a chi gli chiedeva il perché “Sotto la guida di Farage è diventato troppo razzista».
Alcune accuse sono arrivate anche dalla labourista Barbara Roche: “I modi di fare di Farage, i messaggi del partito e la metodologia sono chiaramente razzisti, soltanto che invece di indirizzarle verso africani, spesso sono rivolte a europei”.
L’Ukip è stato anche accusato di misoginia. Secondo il fondatore infatti «Le madri lavoratrici che prendono il permesso di maternità valgono meno degli uomini». Le donne, insomma, dovrabbero lavorare ugualmente ma percepire di meno, come è stato poi ribadito anche da Godfrey Bloom, europarlamentare dell’Ukip «nessun datore di lavoro con il cervello al posto giusto dovrebbe assumere una donna giovane, single e libera”.
Lo stesso Bloom ha lasciato poi il partito dopo aver aggredito una giornalista per strada, insultato un altro lavoratore dei media e aver detto che «questo posto è pieno di puttane» che «si dimenticano di pulire dietro il frigorifero».
Il partito non lo ha espulso. E’ stato Bloom stesso a volersene andare, perché secondo lui “il partito non lo ha difeso abbastanza”.
Critiche che arrivano non solo dall’esterno, ma anche dall’interno.
Marta Andreasen, ex europarlamentare Ukip, ha descritto Farage come “uno stalinista. Per lui le donne devono sctare in cucina o al masimo nel letto”.
Il partito è accusato anche di omofobia.
Secondo Julia Gasper, membro dell’Ukip dichiaratamente anti-gay, «tra omosessualità e pedofilia ci sono tali legami che non basta un’enciclopedia» e «alcuni gay preferiscono il sesso con gli animali». Douglas Denny, candidato indipendentista, ha bollato gli omosessuali come «anormali» e «sodomiti». Un altro ancora (Paul Forrest) ha affermato che i gay abusano dei bambini dieci volte in più delle «persone normali». Un’altra dichiarazione shock è arrivata da Geoffrey Clark, secondo il quale i bambini disabili «Dovrebbero essere tutti abortiti».

Per quanto riguarda il suo progetto europeo, l’Ukip fa parte del Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia. Per l’energia, si oppone al progetto 20 20 20, come spiega Angelo Consoli, ex direttore dell’Ufficio Europeo di Jeremy Renkin, sulla pagina della deputata cinquestelle Giulia Sarti.
Il progetto vuole raggiungere 20% in più di efficienza energetica, 20% in meno di gas serra e 20% in più di energia da fonti rinnovabili.
Per Farage, queste misure sono irraggiungibili perché, come spiega nella lettera che Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog, costerebbero troppo. Meglio incentivare le risorse fossili e nucleari.
Ruguardp all’economia, Nigel Farage è un politico che ha ammesso candidamento di aver usato “2 milioni di sterline” in rimborsi elettorali. Sempre secondo Consoli, “il suo ultraliberismo lo porta a voler attivare una tassazione aggressiva e regressiva, dove il miliardario e il pensionato da 400 sterline al mese pagherebbero esattamente lo stesso”.
L’idea politica liberista al 100% traccerebbe la strada verso una forte privatizzazione, ma a quanto pare non auna critica sul Fiscal Compact. Secondo Consoli, “avere un’Italia in ginocchio farebbe comodo all’Inghilterra”.

Dalla lettera che si può leggere sul blog di Grillo, Farage si definisce un “democratico assolutamente non razzista e omofobo. Tali comportamenti non sono tollerati nell’Ukip”.
L’idea di fondo sarebbe “dare un bel po’ di fastidi all’Europa in Commissione”. Il gruppo Europe of Freedom and Democracy (EFD) al quale appartiene l’Ukip definisce “la libertà e cooperazione tra le persone di Stati diversi, una maggiore democrazia e il rispetto della volontà popolare oltre al rispetto per la storia d’Europa” i propri punti fondamentali.
Sempre dalla lettera, l’Ukip dichiara di volersi opporre alla guerra, alla Troika e all’euro e soprattutto allo strapotere dell banche. Farage ha anche detto di non voler sentire nemmeno parlare del TTIP, l’accordo di libero scambio tra UE e USA. Una dichiarazione un po’ controcorrente rispetto alle sue idee straliberiste, e che molti eurodeputati hanno già deciso di tenere bene a mente.

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