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Analisi storica della struttura urbana di Baunei

Creato il 15 giugno 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
800px-Baunei-Pedra_Longadi Alan Batzella. Se percorriamo la Sardegna e osserviamo il suo paesaggio, le sue pietre antiche e la geografia del suo passato non possiamo fare a meno di pensare che la sua storia è stata scritta anche da quel paesaggio e da quelle stesse pietre che l’uomo ha infisso nel corso del tempo, e che qualsiasi fatto della vita è legato a quelle pietre, sicché le interrelazioni fra queste testimonianze materiali evocano memoria o accadimenti che hanno tracciato il nostro percorso di vita di uomini dell’oggi. Il testo che segue dell’architetto e urbanista Alan Batzella, non circoscritto nell’ambito di un elaborato tecnico specialistico è innanzitutto questo: ricerca storica e identitaria a partire da quegli elementi documentali relativi alla struttura paesistica specifica dell’aggregato di Baunei con sue specifiche caratteristiche. Vale la pena riferirsi ad esso come modello per comprendere con senso di prospettiva per tutelare ciò che va tutelato e valorizzare ciò che è da valorizzare del nostro prezioso ed esclusivo patrimonio ambientale. Che è come dire di noi stessi.

Analisi storica della struttura urbana di Baunei di Alan Batzella – Architetto –
L’indagine morfologico-insediativa.
Dalla Relazione del Piano Particolareggiato del Centro storico -anno 2001

Lo studio morfologico-insediativo ha analizzato la struttura della forma urbana, ossia quelle relazioni spontaneamente codificate tra territorio e opera della collettività, intendendo con questo termine quella porzione di umanità che, stanziata in un luogo, ne ha condizionato nel tempo la strutturazione fino ad assumere caratteri peculiari confluiti in ciò che comunemente intendiamo come “forma” specifica di ogni centro abitato. A Baunei il coagulo di un vero e proprio insediamento, inteso come aggregato con funzioni sociali individuali, e non come semplice insieme di ovili più o meno sparsi, è riconducibile agli albori del secondo millennio della nostra era. 

Per individuare se, e dove, e quali elementi storicamente originali siano ancora presenti nell’abitato, ne è stata analizzata la forma, ripercorrendo la genesi evolutiva degli elementi costituenti il tessuto urbano e le ragioni che sono alla base di quell’articolazione spaziale e strutturale che, da fatti molteplici e apparentemente caotici, ha determinato quella unità e individualità che percepiamo come fatto formale continuo e che corrisponde alla fisionomia, unica e inconfondibile, di ogni centro storico.
Il protrarsi nel tempo di un insediamento con identiche caratteristiche formali, intese a livello complessivo e non di singoli edifici, rappresenta un carattere essenziale dell’agglomerato, inteso in quanto tale e non come somma scomposta di unità edilizie disposte nel territorio. La presenza di una continuità significa invece successione ordinata degli elementi nel tempo e anche iterazione di tipi formali omogenei. Tale continuità è rilevabile spesso, attraverso la persistenza della forma degli isolati e dei tracciati viari: le città permangono sui loro assi di sviluppo, sulla posizione dei tracciati; crescono secondo direzioni ricollegabili a fatti anteriori che talvolta permangono. 

Analizzando la morfologia dell’abitato di Baunei ho pertanto attribuito una particolare rilevanza alla struttura viaria, considerata come elemento fondamentale della configurazione urbana. Infatti la disposizione e la forma degli agglomerati, se da una parte è determinata dalla tipologia edilizia, dall’altra è fortemente influenzata dalla viabilità che condiziona fortemente le forme di aggregazione degli stessi tipi edilizi. In altre parole si può affermare che il centro urbano sorge in un dato luogo ma è la strada che ne mantiene la vita e ne condiziona le modalità di sviluppo.
Ho allora “ricostruito” la storia dell’aggregato di Baunei, partendo dall’assunto che non vi è insediamento senza un percorso, antecedente, che lo generi, questo per l’ovvia considerazione dell’impossibilità di esercitare una qualsiasi attività in un luogo se prima non lo si è raggiunto. 

Le caratteristiche più rilevanti nella tipologia dei percorsi sono da attribuire ai condizionamenti delle strutture idrografiche interposte. Fra i primi segni che manifestano l’appropriazione di un territorio vanno pertanto annoverate le linee di percorrenza che assecondano la conformazione oro-idrografica: i percorsi di crinale, mai interrotti da corsi d’acqua, favoriscono la mobilità e assicurano un’ampia visuale, efficace tanto in caso di offesa che di difesa (1) .
Non è però detto che il percorso di crinale debba necessariamente coincidere in ogni punto con il crinale oroidrografico: in dipendenza delle maggiori asperità si formeranno deviazioni tendenti a collocarsi sulla costa di uno dei due versanti, onde evitare la salita e la ridiscesa delle emergenze orografiche isolate.
ll percorso di crinale principale individuato ai fini della formazione dell’insediamento di Baunei è quello che collega Ertili con la “Marina” o Santa Maria Navarrese, ed è in parte ancora percorribile sul tracciato di una vecchia strada che scorre a monte dell’attuale strada statale e di Baunei, per ricongiungersi a nord del paese con la strada statale, e su cui confluiva la rete viaria primordiale attraverso i passi di Genna Arramene, Genna Selole ecc. Generalmente un crinale principale, per la sua posizione “tra grandi bacini”, raramente si presta alla collocazione di un insediamento; la sua stessa collocazione fa sì che in genere sia privo di acqua sorgiva, che si rinviene a quota inferiore, quella che si chiama “livello delle sorgive”: ossia il livello in cui la presenza di uno strato impermeabile fa defluire all’esterno l’acqua accumulata nel sottosuolo alle quote più elevate.

Il raggiungimento del livello delle sorgive avviene mediante i percorsi di crinale secondario, posti sulle linee di displuvio che, ramificandosi da un crinale principale, delimitano bacini di affluenti o subaffluenti, compresi all’interno di un maggior bacino fluviale. Osservando la morfologia del territorio esaminato, immediatamente sottostante il massiccio del Supramonte è presente una gigantesca frana (2)  solcata appunto da una rete di compluvi che scendono verso il Pramaera.
Il luogo prescelto per l’insediamento implica, in vario modo, la morfologia di un promontorio , ossia una porzione di area delimitata da due compluvi e posta ove questi si congiungono, terminale di un percorso di crinale. Un promontorio (3) è caratterizzato dall’essere un luogo delimitato, concluso e perciò stesso emergente rispetto al territorio circostante; è il più elementare modello di territorio individuato dall’essere racchiuso da limiti relativamente invalicabili, condizione, questa, necessaria a che l’uomo acquisti la nozione di una porzione di territorio di sua competenza, di suo possesso, suo e del gruppo familiare e tribale al quale appartiene; in senso più dilatato, condizione necessaria a che si formi un’area culturale.

E’ chiaro che di situazioni di promontorio come quelle descritte, ai piedi del Supramonte se ne trova un numero molto ampio, e non è improbabile che su non pochi di essi si siano insediate tribù nomadiche dedite prevalentemente all’allevamento. Quello che caratterizza particolarmente il sito di Baunei (così come quello di Ertili) è la posizione di “crocevia” tra percorso di crinale principale e altre linee di percorrenza “naturali” che collegavano l’unico approdo marino (cala Sisine) e la posizione strategica e particolarmente idonea agli insediamenti stabili del Golgo, con il sottostante fondovalle percorso dal rio Pramaera e dalla primordiale strada orientale che da qui risaliva fino a Ertili. Ebbene, le aree di pertinenza produttiva (pascoli e/o terreni coltivabili) in corrispondenza di questo crocevia sono stati elette da diversi gruppi umani a propria sede stabile. 

In particolare, in origine, il sito corrispondente all’insediamento di Baunei deve essere stato fortemente connotato dalla possibilità di guadare agevolmente i corsi d’acqua che stagionalmente (e, ipotizziamo, impetuosamente (4)) scendevano dal Supramonte, da ciò, presumibilmente l’attuale toponimo che, secondo una titolata interpretazione etimologica (5) , deriverebbe dal latino Bau: guado (6). La presenza di un punto facilmente guadabile, lungo una percorrenza priva di alternative, ha “polarizzato” l’area dotandola di opportunità insediative maggiori rispetto alla possibilità di realizzarvi dei semplici ovili. La polarità naturale dell’area, il sistema di percorrenze che la attraversano e il suo trovarsi al confine naturale tra aree civili contigue (l’altopiano di Golgo e il fondovalle), la rendono così più favorita di altre alla dislocazione tipica di un nucleo protourbano, di un centro di scambi tra insediamenti circostanti. 

Nucleo protourbano costituito da diversi insediamenti tribali (7) : a questa fase potrebbe verosimilmente riferirsi il ricordo degli ovili dei Cabras, dei Barca e dei Moro, che la tradizione orale colloca nei vicinati di Biddesusu, Filerie e Sant’Antonio, in siti dalla conformazione, appunto, a promontorio (8). A parte i vantaggi di una posizione di controllo dominante contemporaneamente un guado e un incrocio, il luogo privilegiato per un insediamento più articolato e organizzato, rimaneva comunque il Golgo, dove il villaggio di Orgittala, poco discosto dalla Chiesa di San Pietro e posto anch’esso su un promontorio, deteneva certamente il più alto rango nella gerarchia degli insediamenti di questo territorio. E’ ipotizzabile anche che il “luogo del guado”, cioè Baunei, fosse un “avamposto di frontiera” della stessa Orgittala la quale, da quanto sappiamo, venne abbandonata nell’undicesimo secolo dell’era cristiana, presumibilmente in seguito all’invasione di Mughaid (9), sbarcato a Cala Sisine ed arrivato al Golgo risalendo la Codula.

Anche gli insediamenti costieri a sud di Baunei vennero abbandonati in seguito alla stessa invasione del 1015, e la tradizione lascia intendere che gli esuli di Orgittala e di Donigala (10) (una parte dell’attuale Lotzorai) si rifugiassero nel sito corrispondente al nucleo protourbano di Baunei, determinandone così l’avvio di una strutturazione in senso urbano. Vale la pena riportare che alcuni anziani fanno riferimento al fatto che  “ur mannos”, cioè gli avi, dal Golgo (Orgittala?) sarebbero scesi a Baunei e si sarebbero definitivamente stabiliti nella parte alta del paese, nella zona chiamata “sa sedda ‘e us barraccus”, nei pressi di Serra Enna.
L’aggregato si è così sviluppato ampliando gli aggregati originari, o creandone di nuovi su ulteriori posizioni di promontorio, generalmente disponendosi lungo i percorsi di collegamento fra gli stessi. Con questa evoluzione “spontanea”, non dissimile dallo schema formativo dei villaggi di Tonara e Desulo (11), il villaggio di Baunei è cresciuto privo di luoghi centrali caratterizzanti e socializzanti, e senza una vera e propria rete viaria unificante. L’espansione dei preesistenti aggregati ha comportato la fusione per accostamento dei confini e l’unione delle trame viarie poggiate direttamente sui determinanti naturali. 

Il disegno della maglia viaria leggibile nella più antica carta disponibile (12) individua come elemento emergente, all’estremo limite nord del paese, la chiesa di San Nicola, collocata all’interno di un recinto su un promontorio dominante la sottostante vallata. La Chiesa ha probabilmente ripreso e adattato ruoli e funzioni di preesistenti culture e religioni: l’orientamento è rivolto a nord-ovest, come molte altre chiese sarde “fondate” su precedenti templi pagani, ma totalmente divergente rispetto ai dettami della liturgia cristiana, sia greca sia latina. L’edificio volge poi le spalle all’abitato, ponendosi nei suoi confronti con un rapporto più di difesa avanzata che di relazione diretta. In tal senso è comunque simile a diversi edifici religiosi diffusi nell’Isola, realizzati anch’essi all’interno di veri e propri “recinti”, che svolgevano vere e proprie funzioni di “sentinella e difesa” e, in quanto tali, si collocavano in posizioni particolari che non ostacolassero questo compito, generalmente a discapito di un rapporto diretto e frontale con l’abitato.
Nel nostro caso la Parrocchiale, che è anche l’unico edificio religioso esistente nell’abitato di Baunei, è collocata lungo l’antica percorrenza tra il Golgo e la piana di Ardali, all’incrocio con la percorrenza tra Ertili e S.Maria Navarrese, in un punto da cui si diparte con un disegno a ventaglio la viabilità principale di Baunei e verso cui convergono i collegamenti con Triei ed Urzulei. Nella carta più antica disponibile, presumibilmente redatta dal De Candia nella prima metà del secolo XIX, diversamente dalla cartografia attuale, non è dato però di riscontrare con immediatezza l’attuale inconfondibile conformazione urbana “a fuso” (13). 

La planimetria antica di Baunei, chiaramente disegnata “a vista” e senza l’uso di strumenti topografici, mostra infatti un impianto incompiutamente “a fuso”, probabilmente “disturbato” da elementi, (naturali o antropici) che ne hanno condizionato l’esito, secondo una forma dalla quale emerge l’antinodalità della chiesa, e dove non compaiono differenziazioni funzionali di sorta, né tantomeno gerarchie, sia a livello di viabilità, sia a livello del costruito. La planimetria analizzata mostra peraltro un’altra particolarità, consistente nella presenza di un aggregato isolato, poco discosto da quello principale e totalmente privo di viabilità e/o collegamenti esterni, collocato tra l’abitato e il Supramonte, in un sito che potrebbe corrispondere al rione di Biddesusu. 

Il rione di Filerie, che all’epoca doveva essere decisamente separato dall’agglomerato principale, non viene invece evidenziato nella carta De Candia, che sembra quasi anticiparne l’inglobamento che però avverrà di fatto solo più di un secolo dopo. Vista la natura di questo tipo di planimetrie è ipotizzabile che, vista la funzione di determinante urbano svolta dal collegamento con Ardali (l’attuale via Roma), lungo il quale dovevano essere distribuite le principali attività e funzioni collettive, il cartografo abbia disegnato più le “valenze urbane” che la reale delimitazione dell’insediamento. Ciò può averlo portato a considerare tutt’uno gli agglomerati di Sant’Antonio e Filerie, mentre la posizione in certo qual modo emarginata degli aggregati posti più “a monte” ha portato a “disegnarli” esaltandone la perifericità e l’isolamento. 

Nell’esito formale dell’abitato pervenuto fino a metà dell’ottocento sembrerebbe così confermata la vicenda insediativa di Baunei tramandata dalla tradizione orale. L’attuale forma urbana di Baunei però ha ben poco a che vedere con la struttura “ritratta” dal De Candia. Il centro è infatti fortemente caratterizzato da una viabilità principale facilmente, ed erroneamente, interpretabile come originario percorso matrice, alla quale si connette una doppia viabilità parallela, assimilabile a percorsi d’impianto formatisi per gemmazione successiva. É, quindi, una chiara conformazione “a fuso”, che poco ha però a che vedere con la “forma urbis” originaria di Baunei.
Ed è forse in seguito ad una lettura di questo genere, condizionata dalla attuale duplice funzione di asse portante e mediano della via Orientale sarda, che si è pervenuti alla perimetrazione della zona “A riportata nel PRG degli anni ‘70. Conseguentemente il centro storico è stato fatto coincidere con l’area definita dagli isolati disposti longitudinalmente e parallelamente alla strada principale, e distribuiti da una viabilità che ad una prima analisi appariva “ordinatamente” costituita da percorsi d’impianto paralleli al percorso matrice.

Tutte le parti dell’abitato i cui tracciati viari e forma degli isolati non rispondevano a questa logica sono così rimaste fuori dalla perimetrazione del centro storico, arrivando al paradosso che, nella zona “A” del PRG sono compresi i segni dell’insediamento “moderno” –per intenderci, quello strutturatosi e consolidatosi alla fine dell’ottocento- mentre le vestigia più antiche, che per comodità continuiamo ad attribuire ai leggendari clan Cabras, Barca e Moro e gli ampliamenti realizzati dagli esuli di Orgittala e Donigala, tutti rinvenibili nella struttura dei rioni di Biddesusu, Filerie e Sant’Antonio, sono state confinate nella zona urbanistica di Completamento, vale a dire fuori dal Centro storico.

I motivi che hanno provocato questo “equivoco urbanistico” sono, a nostro parere, così sintetizzabili. Nell’ultimo trentennio dell’ottocento l’abitato è stato percorso dal  “percorso di ristrutturazione ” consistente nella realizzazione della Strada statale (14). Come ogni percorso di ristrutturazione la nuova strada ha prescelto l’andamento più diretto, il più possibile rettilineo, quindi comodamente assecondante l’orografia. Il particolare ruolo di questo “nuovo” percorso, dipendente dall’esser tagliato sul tessuto già edificato, si rivela in modo inconfondibile. Intanto, perché essendo successivo rispetto al tessuto circostante, tende ad essere edificato con tipi edilizi diversi, più recenti (15). Inoltre la stessa tipologia della sezione stradale, dipendendo anch’essa da un tipo più “moderno” rispetto ai percorsi circostanti, appare chiaramente differenziata, essendo di larghezza mediamente doppia.

l percorso di ristrutturazione richiamato, al quale ha fatto seguito la realizzazione di una piazza rettangolare, anch’essa di matrice prettamente ottocentesca, adiacente al tracciato e posta in prossimità della Parrocchiale, hanno costituito i nuovi determinanti urbani intorno ai quali si è sviluppata la Baunei moderna. La comunità ha infatti colto con immediatezza le nuove opportunità fornite dalla strada statale, sviluppando i commerci e le attività artigianali fino a quel momento relegate negli ambiti del puro autoconsumo familiare. I collegamenti e gli scambi enormemente facilitati ed incrementati hanno dato un impulso veramente epocale al Paese, percepibile dalla mutata dimensione urbanistica ottenuta con l’adozione di nuovi tipi edilizi realizzati lungo l’Orientale sarda prima, e in gran parte dell’abitato successivamente.
In conseguenza delle mutate possibilità economiche indotte dalla fine dell’isolamento, le famiglie più intraprendenti o fortunate sono riuscite a migliorare la loro condizione economica e questo ha determinato, in una certa misura, il superamento del precedente livellamento sociale (16). L’esito visibile di questa mutazione sociale si è manifestato con l’evoluzione della struttura edilizia, segnata dalla comparsa anche a Baunei delle case “palatthu” a fianco e in sostituzione delle case elementari, rimaste, chiaramente, le abitazioni dei ceti più poveri. 

Le fasce di pertinenza lungo la strada statale e la nuova piazza nel volgere di pochi anni sono state edificate con le caratteristiche quinte di palazzotti, mentre nel resto dell’abitato si evolverà prevalentemente la tipologia della casa alta, con caratteristiche più legate alla praticità che al bisogno di autorappresentazione (se non per l’altezza). La diffusione del cemento a partire dagli anni 30-40 del secolo XX porterà invece alla sostituzione di un gran numero di tetti in tegole con coperture piane, a terrazza, più economiche e funzionali delle precedenti per la conservazione dei prodotti agricoli e per la maggiore superficie utile ottenibile, ma decisamente meno confortevoli da un punto di vista puramente abitativo.
Quest’ultima modificazione, estesasi in tutta l’Ogliastra (17), ha assimilato l’aspetto esteriore della tipica casa alta di montagna a quello delle palazzine urbane. Per quanto la tipologia distributiva di queste abitazioni non abbia niente a che vedere con le case in linea cittadine, dal momento che mantiene le caratteristiche della casa unifamiliare sviluppata in altezza, quello che è ormai in corso è però un processo di omologazione con l’estetica delle periferie urbane, dovuto al largo impiego di elementi costruttivi e di finitura del tutto estranei alla tradizione locale e all’aspetto tipico di queste abitazioni. Tutto ciò sta producendo una progressiva perdita di originalità figurativa, quindi di identità del centro, a discapito del rinnovato ed accresciuto valore economico che queste case potrebbero acquisire se inserite in un contesto operativo e culturale che ne massimizzi le opportunità di recupero ai fini turistico-residenziali, all’interno del più ampio discorso di valorizzazione turistica del territorio di Baunei.

Ribadisco in proposito, che la ricerca storica effettuata attraverso l’analisi delle cartografie e le indagini puntuali sull’esistente, sono in gran parte finalizzate –nel concreto- a mettere in evidenza quegli elementi della struttura insediativa e paesistica che sono da conservare, per non distruggere ulteriormente un patrimonio di valore culturale che costituisce uno degli elementi fondamentali del mantenimento della specifica identità locale; la loro tutela e valorizzazione possono infatti rappresentare uno dei cardini principali di una politica volta al conseguimento di nuovi obiettivi di qualità ambientale.

Note
1) Vediamone le ragioni. “Qualsiasi altro modo di percorrere un territorio obbliga non solo a guadare i corsi d’acqua, ma anche a scendere e risalire ciascun invaso attraversato o almeno ad allungare notevolmente il tragitto per rimanere in quota: questo anche quando percorro un fondo-valle, di ampio invaso, in quanto trovo il mio tragitto intersecato dai compluvi dei vari affluenti. Ma vi è un’ulteriore motivazione al percorso di crinale, la più importante: percorrendo una linea di displuvio si ottiene la maggior padronanza visuale di un territorio. Percorrendo una valle, al contrario,si è limitati dall’impossibilità pratica di vedere oltre l’invaso della valle stessa. In assenza di strumenti che oggi ci sono abituali (la segnaletica, gli itinerari, le carte topografiche) e soprattutto mancando di quelle opere artificiali che rendono possibili le attuali strade (ponti, rilevati, ecc.),’ il percorso di crinale’ è l’unico che dà, contemporaneamente, garanzie di continuità di quota, di indifferenza alla guadabilità stagionale dei corsi d’acqua, di possibilità di sapere, a vista, dove si è diretti”. vedi G.Caniggia, G.L. Maffei. “Lettura dell’edilizia di base” pag. 211.
2) su cui sorge l’abitato di Baunei.
3) Le ragioni della preferenza antropica per le collocazioni di un insediamento su un promontorio sono molteplici: oltre a quella essenziale di individuazione di un’area particolare rispetto all’intorno territoriale, l’accessibilità di tale insediamento mediante un percorso di crinale, la possibilità di usare a scopo difensivo, oltre che come delimitazione individuante, la coppia di compluvi che recinge da due lati il promontorio. vedi G.Caniggia, G.L. Maffei. “Lettura dell’edilizia di base” cit. pag. 213.
4) Vedi anche il ruolo importante che ancora oggi svolgono le “riveras” che attraversano il centro abitato di Baunei.
5) Vedi Blasco Ferrer, “Le parlate dell’alta Ogliastra”,
6) Così come Ertili sarebbe stato connotato dalla particolare ripidità del terreno.
7) Presumibilmente per distribuirsi onori e oneri derivanti dal controllo sul guado e sull’incrocio tra le due più importanti vie di comunicazione tra “culture” confinanti.
8) In posizione di promontorio è collocata la stessa Chiesa, che ha mantenuto anche la conformazione “a recinto”.
9) Volgarizzato in Museto.
10) Don Flavio Cocco, “Dati relativi alla storia dei paesi della diocesi d’Ogliastra”; Tipografia TEA srl, Cagliari, 1987.
11) Ognuno sviluppatosi per l’aggregazione di tre differenti “villaggi”, ancora oggi riconoscibili nei rioni dei due paesi.
12) De Candia, 1847?
13) Questo schema insediativo è caratteristico degli aggregati sviluppatisi in aree a forte pendio e si sviluppa sempre su un percorso matrice –che si adagia su una curva di livello- sui lati del quale si addensano le fasce di pertinenza edificate e dal quale poi progressivamente gemmano i percorsi d’impianto, anch’essi “comodamente adagiati” sulle curve di livello.
14) Il percorso di ristrutturazione è quel tipo di percorso che si sovrappone ad un tessuto edilizio precedente allorchè si ritiene necessario un collegamento diretto tra polarità preesistenti o sopraggiunte nell’aggregato, e qualora tale collegamento non sia già assicurato da un percorso matrice precedente. Vedi: Gianfranco Cannigia, Gian Luigi Maffei: “Lettura dell’edilizia di base”, cit. Pagg.137-140
15) Lungo la strada Statale è massima la concentrazione di “case palatthu” rispetto alle case tradizionali tipiche dei periodi precedenti.
16) La comparsa di nuovi ceti non ha comunque avuto solo origini endogene, ma è ascrivibile anche all’arrivo in paese di nuove famiglie per la necessità di coprire i ruoli emergenti legati alla funzione pubblica e ai commerci.
17)  vedi Baldacci, op.cit

NOTA REDAZIONALE: questo articolo è stato ripreso dal blog di Marco Casula http://www.marcocasula.com. Grazie a Marco e all’autore.

Featured image, Baunei.


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