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Anche da noi è iniziata la rivoluzione: quella 2.0
Creato il 21 febbraio 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlogdi David Incamicia
Che la nostra democrazia non stia attraversando un buon momento è sotto gli occhi di tutti, almeno di quanti si informano e sono attenti ai piccoli e grandi eventi del quotidiano. E putroppo è anche sotto gli occhi del mondo, compiaciuti più che indignati per quanto siamo costretti a sopportare sul piano politico e istituzionale. Mentre nel resto d'Europa e in America i cittadini si confrontano e vengono responsabilizzati grazie a sistemi democratici evoluti e maturi, da noi gli spazi e gli strumenti di partecipazione sono ormai pressoché inesistenti, la politica appare come corrotta e chiusa in se stessa e perfino l'informazione si è adeguata al clima di feroce contrapposizione civile che attanaglia il Paese, contribuendo al gioco perverso della propaganda e della delegittimazione.
Tutto ciò, inevitabilmente, tiene lontani i cittadini dal dibattito pubblico portandoli a rifugiarsi, in larga misura, nel proprio microcosmo affettivo, familiare o lavorativo nell'illusione di poter così sfuggire alla miseria del presente. Oppure li induce, in taluni casi, ad esasperare gli animi e i toni del confronto fino a rendere evidente quella cappa di frustrazione e smarrimento che dagli inizi degli anni '90 ha preso il sopravvento nella società italiana, toccando proprio ora le sue punte più alte.
La domanda che più ricorre quando si osserva lo scenario appena descritto è quella solita: come se ne esce? Se si prova a cercare la risposta volgendo il proprio sguardo sempre e solo ai settori maggiormente ammorbati, vale a dire alle stesse politica e informazione, non si può che rimanere delusi e continuare a brancolare nel buio più totale. Eppure qualcosa di nuovo, di straordinariamente e positivamente nuovo, si sta affermando nel contesto sociale italiano pur se esponendosi a ripetuti tentativi di imbavagliamento e censura.
La Rete - è a lei che mi riferisco - è ormai largamente riconosciuta come il luogo di coinvolgimento civile per eccellenza. Sul Web esistono infatti nuove e rivoluzionarie opportunità per tenersi informati, per discutere e per partecipare, tanto che i confini della sfera pubblica si sono inaspettatamente allargati. Tuttavia, non si tratta di una condivisione "virtuale" in senso stretto poiché restano comunque saldi i legami con la dimensione tradizionale del mondo "reale". Per comprenderlo basta leggere i risultati dell'indagine dell'Osservatorio sul Capitale sociale degli italiani di qualche settimana fa, che si concentra proprio sul rapporto tra Internet, politica e informazione.
I cittadini più attivi nel Web, stando a quella fotografia demoscopica, sono coloro che non limitano il proprio impegno nella dimensione online. Intrecciano modalità di "e-partecipazione" (ad esempio con le petizioni via Internet) ad azioni collettive classiche che si svolgono nelle piazze. Oppure si informano e leggono i quotidiani non solo attraverso il pc ma anche acquistandoli in formato cartaceo alle edicole. Gli stessi movimenti sorti nella Rete hanno poi acquisito una certa "concretezza" mediante forme di partecipazione sul territorio, come i "grillini" o il Popolo viola ma anche, più recentemente, come tutto quel mondo giovanile e "futurista" collaterale alla "nuova destra" di Gianfranco Fini o i vari gruppi di opinione impegnati in materie referendarie e quelli di protesta e sensibilizzazione rispetto alle vicende legate al precariato e ai "senza futuro".
In Italia la penetrazione sociale di Internet tocca ormai 30 milioni di cittadini, pari ad oltre la metà della popolazione. Tra gli utenti della Rete due su tre (66%) dichiarano di leggere i quotidiani online. E la metà circa (48%), afferma di discutere e di informarsi di politica nel Web partecipando a forum, blog, social network oppure via e-mail. A partire dall'uso o meno di queste due modalità di impiego del Web si possono individuare quattro diversi gruppi di cittadini: gli Offline, gli Infonauti, gli Internauti e i Cives.net.
Gli Offline (39%) sono semplicemente quelli che non utilizzano Internet, mentre gli Internauti (15%) navigano in Rete pur non leggendo quotidiani online e non discutendo di politica nel Web. Poi ci sono gli Infonauti (17%), quelli cioè che ricorrono alla Rete per tenersi informati ma non discutono di politica via Internet. Infine, la schiera dei Cives.net (29%): cittadini particolarmente attenti e partecipativi rispetto alle questioni di pubblico interesse. Si tratta della community più rivoluzionaria della Rete, attiva anche nella sfera offline.
Il profilo sociale e demografico di questi gruppi è diverso. Passando dai Cives.net ai cittadini Offline - cioè dai soggetti più coinvolti a quelli più distaccati - si riduce sensibilmente la componente di genere maschile oltre a quella dei giovani e delle persone maggiormente scolarizzate. Fra i primi, infatti, rientrano figure come gli studenti, i ceti medi impiegatizi e i professionisti; nell'ultima fascia, invece, è notevole il peso di pensionati e casalinghe. I Cives.net fanno un uso intenso della Rete sia per tempo di connessione (più di due ore al giorno), sia per la modalità di utilizzo di Internet.
Sono cittadini che non si limitano alle sole pratiche "civiche" di informazione e discussione online, ma chattano (46%) e hanno fisicamente incontrato persone conosciute in Rete (25%). Inoltre, acquistano prodotti attraverso l'e-commerce e scaricano musica, film e giochi. Hanno con il Web, insomma, un approccio spontaneo che costituisce parte essenziale del loro stile di vita quotidiano: intrecciano finalità ludiche e di relazione oltre che di impegno civile e politico.
Sul piano dell'informazione il gruppo dei Cives.net si distingue non tanto per la fruizione dei quotidiani cartacei (38%), ma in quanto segue assai meno degli altri gruppi l'informazione televisiva. A differenza degli altri, infatti, ritengono Internet il luogo dove l'informazione è più libera e indipendente (65%). Rispetto ai TG i Cives.net, ed in parte anche gli Infonauti, si fidano maggiormente del Tg3, del TG di La7 e di quello di Sky. Questi ultimi perdono consenso via via che ci si sposta verso i cittadini Offline, che si sentono più vicini al Tg1 e al Tg5. I Cives.net, inoltre, apprezzano trasmissioni di approfondimento come Ballarò, Report, AnnoZero, Exit oppure di satira come le Iene e Parla con me o talk-show come Che tempo che fa e Le invasioni barbariche. Porta a porta e Matrix, invece, piacciono molto meno. Se consideriamo i due quotidiani più letti, il Corriere della Sera e la Repubblica, è senz'altro quest'ultimo che viene privilegiato dai Cives.net (33%).
Le valutazioni sui canali d'informazione preferite da questo gruppo di utenti della Rete sono influenzate dal loro orientamento politico. I Cives.net, infatti, sono prevalentemente antiberlusconiani, tanto di destra (Fli) quanto di sinistra (vari di centro-sinistra) ma con un netto sbilanciamento verso quest'ultimo versante (42%). Fra essi, pochi sono i duri e puri dell'antipolitica. Il 20% di loro ha preso parte a manifestazioni di partito e il 21% ad azioni di protesta (il doppio della media). Sono particolarmente attivi anche sul fronte delle nuove forme di impegno a favore dei diritti umani, soprattutto in tema di ambiente e di tutela dei consumatori.
Al tempo stesso, come detto, partecipano anche sul Web. Il 19% ha sostenuto campagne online, sottoscrivendo petizioni via Internet, contro il 5% appena degli Infonauti e il 2% degli Internauti. Per i Cives.net, a differenza di altri cittadini, la linea di demarcazione tra offline e online non costituisce una digital divide ma un confine permeabile e aperto alla contaminazione virtuosa. E', in definitiva, una community che si riconosce in determinati media e stili di comportamento. E che si muove con padronanza in una sfera pubblica dai contorni più ampi rispetto a quella di altre porzioni di cittadini, proprio perché ha la capacità di intrecciare le dimensioni online e offline.
Se pensiamo a quanto questa attitudine sia stata decisiva nella propagazione della ribellione civile da parte dei giovani dei Paesi del Nord Africa nei confronti di quei regimi dispotici e corrotti, forse anche qui in Italia, seppure in condizioni certamente differenti sul piano della sostanza democratica, abbiamo di che sperare. Perchè come ho già avuto modo di sostenere in altri post, il cambiamento non interviene mai per impulso delle masse ma solo grazie alla spinta e all'iniziativa delle minoranze più avvedute e capaci. Basta solo che si sveglino.
Fonte: Demos & PI
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