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Anche Dario Franceschini dice basta.

Creato il 09 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Così come qualche giorno fa fece il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, oggi anche l’ex segretario del Partito Democratico, Dario Franceschini, ha gridato “Basta!” ai suoi: “Ci piaccia o no, il capo della Destra è ancora Silvio Berlusconi”. Dunque, è come se avesse detto di abbandonare tutti quei complessi che purtroppo hanno profondamente caratterizzato quest’ultimo periodo politico. “Ora è arrivato il momento di dialogare con il Pdl” ha tuonato in un’intervista al Corriere della Sera. In altri termini, Franceschini ha voluto indirizzare i suoi al dialogo, sottolineando come in questo periodo particolarmente difficile sia utile quanto mai la collaborazione. Si parlerà forse di un Governissimo? Di una coalizione politica “apartitica”? In questo momento di transizione non serve affatto trincerarsi dietro le proprie ideologie o sotto diverse bandiere. “Se si vuole dare un governo al Paese” avrebbe detto lo stesso ex segretario Pd, “in questa fase si debbono accettare forme di collaborazione. Servirà allora un esecutivo di transizione, che prenda le misure necessarie per dare ossigeno all’economia, mentre in Parlamento si facciano le riforme istituzionali: Senato federale, riduzione dei parlamentari e legge elettorale”.
Il programma di Franceschini sembra dunque tutt’altro che evanescente o incerto. Si direbbe volgarmente: “Sa il fatto suo!”. Secondo l’opinione dell’ex segretario Pd, infatti, “Neppure con i colleghi uninominali uscirebbe una maggioranza assoluta dalle elezioni”. E allora quale sarebbe l’alternativa? Quale la strada da percorrere per levarsi da questo periodo di stagnazione politica? Per lo stesso Franceschini non si potrebbe far altro che dire addio del tutto all’attuale incomunicabilità fra partiti e fazioni politiche, dove il senso di superiorità di una parte non fa altro che frenare la ripresa e l’orizzonte di riforme istituzionali che gli Italiani ormai attendono da tempo. Si dovrà quindi “Abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento” avrebbe detto ancora lo stesso Franceschini, “per cui pretendiamo di sceglierci l’avversario”. In buona sostanza, via dall’odierno empasse alla ricerca di una dimensione di dialogo reciproco e congiunto. “Gli Italiani hanno stabilito che il capo della Destra, una Destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare”.
Sul versante elezioni del nuovo Presidente della Repubblica, le considerazioni pronunciate da Franceschini sono nette e severe: “Il prossimo capo dello Stato deve essere in ogni caso una persona di garanzia eletta con un’intesa più larga possibile. Per sua natura, non può essere eletto con un mandato. Deve essere libero fin dalla prima scelta: assegnare l’incarico di formare il nuovo governo”. Una figura, dunque, che seguirà il percorso tracciato da Giorgio Napolitano, ma sappia al contempo difendere al meglio il Parlamento, e pertanto sappia riportare la visione attuale della politica italiana verso un’esperienza di assoluta democrazia repubblicana.
Sul futuro del Partito Democratico ancora una volta Dario Franceschini non nasconde alle telecamere il proprio timore: “Vedo con grande preoccupazione la leggerezza con cui si evocano scenari di scissione”. E nel dir questo non fa affatto riferimento esclusivo alla Destra del Cavaliere, ma si riferisce senza mezzi termini alla stessa Sinistra, dove Matteo Renzi ha invocato una presa di distanze dalla guida di Pierluigi Bersani. “Siamo in una tale crisi istituzione e sociale” ha ancora aggiunto, “che ci manca pure questo”. E nel dir ciò, rievoca la fatica vissuta un tempo per costruire il Pd, un partito sociale e democratico e al contempo forgiato sull’idea di unità, ben lungi, dunque, dagli esiti previsti o meno delle Primarie.

Articolo di Stefano Boscolo. 

dario franceschini

Foto framino, licenza CC BY-SA-NC


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