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Anche lo statista Monti cede all'avanzata dei cognati

Creato il 13 gennaio 2013 da Tafanus

Da Marcello Petacci ai cognati di Casini, Mario Monti non ferma l'onda lunga" (e mefitica)

In un suo articolo dell'agosto 2009, Filippo Ceccarelli ci ricorda i primi esempi di cognati illustri che hanno punteggiato la storia d'Italia:

Storia nuova, storia vecchia, storia eterna, comunque italianissima storia, questa del cognato [...] "Su fratelli, su cognati!" si intonava beffardi fin dall' inizio del secolo scorso, "su, venite in fitta schiera", parafrasando l'inno dei lavoratori con l'indiscutibile sottinteso che la figura del cognato eccellente, per sua acquisita natura e ontologica condizione, fosse proprio destinato a uscire dal novero dei comuni lavoratori. Privilegio sovrano, quest'ultimo, oggi commutabile con un facilitato commercio di fiction e locazioni di prestigio a Montecarlo.

Certo che negli ultimi tempi la faccenda dei cognati si era riscaldata, o almeno parecchio fertilizzante risultava sparso sul terreno della pubblica e malevola curiosità per via delle vicissitudini del cognato architetto di Bertolaso, impiegato nei lavori del fantasmatico G8 della Maddalena; e poi, a stretto giro di intercettazioni, attorno alle insistenti sollecitazioni effettuate dal direttore generale Rai, Mauro Masi, con l'obiettivo di "sistemare", come si dice, il suo provvisorio cognato caprese, grande esperto di canottaggio, nelle disponibilità professionali e - visto che c' era - anche abitative del Salario Sport Village.

In tale animato contesto fiorisce dunque il caso del cognato di Fini, Giancarlo Tulliani, già controverso manager di calcio e intraprendente produttore di sceneggiati televisivi. Ma se si allarga il tavolo della vicenda patria, eh, figurarsi quanti se ne trovano di cognati, e di clan familiari atti a suscitare imbarazzi nel potere.

E non suoni qui irrispettoso delle radici del leader di An, ma un archetipo di cognato di quel tipo fu il fratello di Claretta, Marcello, detto Marcellone per la stazza e per una certa qual capacità di immettersi con profitto nei circuiti dell'assolutismo ducesco, e anche nella sua indulgenza rispetto ad alcuni discutibili mercati. Va detto che la sua triste sorte di fucilato a Dongo fa riflettere sui rischi di tale condizione, oltre che di pretesa attitudine.

Del resto anche quella specie di santo che fu Alcide De Gasperi ebbe i suoi crucci, come documenta una vignetta del Candido di Guareschi che lo raffigurava accompagnato a braccetto da un paio di individui con cosciotti di pollo tra i denti e la spiega: "Il cognato Romani Pietro, commissario perpetuo Enit; il cognato Romani Carlo, monopolio cotone egiziano..."

Venne quindi la Prima Repubblica, e per non essere troppo pedanti basterà ricordare il "cognatissimo ridens" di Bettino, cioè a dire il marito della sorella Rosilde, quindi Paolo Pillitteri, imposto sindaco di Milano, e perciò consacrato agli altari della più sublime maldicenza. E qui vale ricordare quella pennellata di Sergio Saviane - "Un vitellone che girava per casa Craxi in ciabatte e canottiera" - che a suo modo anche ingenerosamente in ogni caso richiamava lo straordinario cognato felliniano di Amarcord: pigiama, retina in testa e l'aria disgustata al tavolo da pranzo, il piatto in una mano e la forchetta nell'altra. Insomma, è l'umile Italia che rivendica con orgoglio la sua forza, che sta nelle sue debolezze, e la sua croce nella delizia della famiglia allargata; e comunque: chi è senza cognato scagli la prima pietra.

Il cognato di Craxi ebbe così successo, in tutti i sensi, che quando il fratello della moglie De Mita, certo Scarinzi, decise che era giunto il momento di fare politica, non fece nemmeno a tempo a presentarsi che venne subito bollato come "il Pillitteri di Avellino". C'è poco da scherzare.

Anche la rivoluzione di Mani Pulite si tira appresso il suo cognato, per cui dietro a Di Pietro quasi immediatamente si staglia la sagoma dell'onorevole Gabriele Cimadoro, cognato di Di Pietro (fratello della signora Susanna), il quale parte con il Ccd di Casini, e continua errabondo... (Filippo Ceccarelli non ha fatto in tempo ad aggiornare la sua citazione di Gabrile Comadoro con l'incriminazione di due mesi fa per concorso in abuso d'ufficio, scattata per alcune oscure vicende di licenze edilizie, NdR)

[...] E qui giunge inesorabile l'estremo ricordo di uno sketch di Renato Rascel che così attaccava: " Napoleone arrivò alla meta agognata". Quindi faceva una pausa e rivolgendosi con complicità verso il pubblico: " La cognata...".

Anche lo statista Monti cede all'avanzata dei cognati
Qui finisce la storia della monarchia fascista, della prima e della seconda repubblica, ed inizia quella della terza repubblica (?) nella quale lo Statista Mario Monti, che tutto il mondo ci invidia, mette il suo bollino di garanzia (Lista Cinica per Monti - e per Cognati) prima su tale Silvia Noé (cognata di Pierferdi, capolista in Emilia Romagna), quindi a ruota su tale Fabrizio Angiolini, fidanzato della figlia di Pierferdi), come secondo in lista il Friuli-Venezia Giulia.

Familismo post-democristiano? Niente affatto. E' che i due Carneade sono bravissimi. Parola di Pierferdi. E il Cerbero Bondi, una volta addetto alla "spending review", e adesso ridotto a spulciare per conto del Professor Monti i curricula di senza-tetto della politica, annuisce convinto: " sono bravissimi, sono davvero bravissimi". Mario Monti, il Riformatore, prende atto e approva.

Forse un giorno l'era dei cognati finirà. Ma non ora. Nella Lista Cinica, di cognati c'è bisogno come del pane. E del companatico. Dove mai potrebbe andare il Professore, da solo, se anche così, col supporto dei cognati di Casini e dei suoi cuginetti di sangue siciliani, fatica ad arrivare terzo?



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