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Anche questa volta non basterà il “Ruby-gate” di turno (purtroppo)

Creato il 02 novembre 2010 da Ppcaserta
Il fatto che anche Libero e il Giornale in questi giorni abbiano titolato volentieri e a piena pagina sul “Bunga Bunga“ può essere letto come una dimostrazione delle difficoltà nelle quali si trova Silvio Berlusconi, oppure come la prova scientifica che ancora una volta il cavaliere è in grado di condurre il gioco dello scandalo a proprio vantaggio. Secondo quest’ultima lettura, anche i giornali che si occupano del nuovo caso nazionale con spirito di denuncia finirebbero in fondo per fare la fine di tanti criceti che corrono all’impazzata, intrappolati nel giro della grande ruota mediatica. Il canovaccio ormai è fisso, con tutti gli attori che giocano la solita parte: la stampa estera (“la politica italiana è come il cinema”), la Chiesa (“ormai è malato”) ecc. Certo, in un Paese più progredito sarebbe stato costretto a dimettersi da un pezzo. È vero, lo sappiamo. Ma non in Italia, non è successo per tutti gli altri scandali e non succederà ora. La richiesta reiterata, benché sacrosanta, che il premier risponda del suo comportamento, purtroppo non sortisce effetti concreti perché non è sufficientemente sostenuta dall’opinione pubblica e ormai si è logorata per essere stata presentata innumerevoli volte, senza alcun risultato. Lui lo sa benissimo e forse in fondo se la sghignazza, gioca la parte del playboy impenitente ammiccando a quell’ampia fetta di italiani con i quali intrattiene un patto di complicità e, in ultima analisi, come sempre è in grado di calcolare la durata esatta e gli effetti dell’enfasi mediatica di cui a parole si lamenta, ma sulla quale in realtà soffia ad arte. L’accerchiamento politico del berlusconismo è scaturito soltanto dalla rottura dell’unità della maggioranza: in questo quadro c’è motivo di credere che gli scandali sessuali abbiano avuto un ruolo marginale. il “Ruby-gate” paradodossalmente può rappresentare un pretesto per esercitare ulteriore pressione, ma resta vero che l’inizio della fine del berlusconismo sta solo nella capacità di proporre un’alternativa credibile.

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