Magazine Cultura
Più volte mi sono occupato di questo problema, ma ancora c'è qualcuno che ci gioca pretendendo di essere compreso e pure apprezzato.
Se una persona vuole fare qualcosa per il proprio paese o vuole esprimere delle opinioni, che motivo c'è a farlo di nascosto?Una foto o uno pseudonimo hanno la solo forza di celare identità e non permettere un dialogo serio e chiaro. D'altra parte come si fa a parlare con chi non vuole rivelarsi? Certe volte, quando mi capita, ho come l'impressione di parlare attraverso un filtro che però mi sa di mafioso e omertoso. Non sarebbe più semplice invece parlare di fronte o comunque con identità palesi che ci permettono anche di cogliere le emozioni del nostro dire? Anche io quando ho iniziato quest'avventura per il mio blog, ho scelto uno pseudonimo che però già caratterizzasse il mio obiettivo e subito dopo ho palesato nome e cognome così chi mi scriveva sapeva già con chi aveva a che fare!Non mi piacciono nemmeno le solite accuse di fare politica di parte: se per fare politica si intende occuparsi del nostro paese senza alcun personalismo allora va bene, ma se invece si intende politica di parte ben lungi da me e da chi periodicamente collabora a spaziokultura fare una tale operazione. Nessuno mi potrà mai dire che sto parteggiando per una fazione piuttosto che un'altra e anche quando per esempio esprimo le mie opinioni sull'operato di alcuni politici lo faccio sui fatti e sulle conseguenze, non sulle ideologie che vi stanno alla base. L'anonimato va contrastato e non alimentato sia che si manifesti sotto forma di lettera intimidatoria sia che si realizzi nelle nuove versioni telematiche. Credo pure che ci sia una strada comune per evitarlo e farlo rimanere isolato: non prenderlo in considerazione. Fino a quando ci sarà qualcuno che da retta all'anonimato, ci sarà sempre qualcun altro che si sentirà autorizzato a utilizzarlo.
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