É chiaramente un'esigenza tutta italiana, quella di votarsi anima e corpo a contrastare qualcosa: NO TAV, NO FASCISM, NO ITALIANS, NO...
Quando si imparerà a dire 'Sì', a costruire, come era al tempo dei Romani, allora torneremo a essere una Nazione. Una grande Nazione.Il problema è che negli ultimi anni si è imparato solo a dire 'sissignore': sottile fraintendimento che ci ha condotto a essere esclusivamente una succube appendice americana distaccata in europa.Nulla di più.
Ed è così che, in un'afosissima sera di questa tarda primavera, pago un biglietto per finire segregato nel claustrofobico Teatro Tor di Nona (presso piazza Navona in Roma).Un piccolo teatro che campa con spettacoli particolari, unica via per chi opera al di fuori dei grandi circuiti.Un piccolo teatro che decide di portare in scena la drammatica opera di Peter Weiss 'L'istruttoria', offrendo l'opportunità alla compagnia di Daniele Salvo di esprimersi al meglio.
Il tema? Ebrei, lager, tedeschi cattivi, gas, zyklon b, campi di sterminio e processo... Ammiccare furbescamente alla razza più potente dell'intero creato (gli ebrei, n.d.r.), paga ancora?Inutile ogni presa per il naso: sappiamo benissimo tutti che se ne parlerà comunque. I media si prestano sempre con sussiegosa affettazione allo spargimento del Verbo dei Vincitori.Un processo alla storia. Un processo al nazismo. Un processo a soldati che per definizione hanno l'obbligo di eseguire gli ordini. Una farsa. La messa in scena di una farsa. A chi fa comodo nascondersi ancora? Chi ci guadagna?Potrebbe risultare una lagna sonnolenta senza eguali questa furbesca trasposizione di un testo consunto nella sostanza e nella forma;invece la bravura degli interpreti e la sapiente regia tendente al manierismo rendonosopportabile la stucchevole vicenda.Creano l'atmosfera claustrofobica, gli attori, tra ansimi, spasmi e cambi di tono; contributo fondamentale è offerto dall'uso delle luci e il quadro completo prende forma grazie al fumo generato dal ghiaccio secco e all'assenza di aria condizionata: stiamo in una camera a gas, proprio come quelle di cui ci han sempre narrato le gesta.Sciorinano numeri e dati, gli attori. Ma, forse, non tutti sanno che...
Il 6 è un numero molto importante nella Cabala: la numerologia ha sempre affascinato milioni di persone!
La cifra di 6 milioni di morti per olocausto apparve per la prima volta nel giornale ebreo americano The American Hebrew, nel 1919. Ora, va bene essere il popolo eletto, ma qui siamo ben oltre l'arte divinatoria, no?!
The World Almanac of American Jewish Committee è istituzione che registra ufficialmente ogni anno il numero di ebrei nel mondo: nel 1940 erano 15.319.359; nel 1948 erano 15.713.638. Non sono bravo in matematica: le analisi le lascio a quelli forti.
La mia considerazione non può che volgere la propria attenzione al potere dei media: mente o non mente?
Nessuno, in effetti, si è mai soffermato a valutare seriamente e scientificamente dati e numeri: ci si è sempre limitati ad accogliere passivamente la vulgata. Fatta eccezione per gli squallidi revisionisti come Robert Faurisson, naturalmente...
E ci sta bene così, evidentemente.
É più comodo, effettivamente.
É questa la paghetta che accettiamo. Meritatamente...Un revisionismo storico che sia un sano revisionismo, è ammesso, è giusto, è doveroso. Tu non puoi sentire sui fatti della storia una solo voce. Ne devi sentire anche altre. - Andrea Camilleri