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Ancora su Nypsio il Neapolitano

Creato il 17 ottobre 2012 da Marino Maiorino
Plutarco non è l'unico storico a parlarci di Nypsio il Neapolitano. Diodoro Siculo è spesso citato al suo posto come la fonte principale di notizie su questo personaggio. Ma è dal confronto tra le diverse versioni storiche che si traggono spunti interessanti per riflettere su quale sia stato il reale svolgimento dei fatti durante la terribile guerra civile a Siracusa.
Già la versione data da Plutarco presenta, secondo il mio modesto parere, notevoli incongruenze, ma quando cerchiamo di mettere insieme quanto da lui raccontato con quanto leggeremo oggi, saremo forse pronti per porci domande e trovare risposte.
Vediamo dunque cosa racconta Diodoro Siculo, nella sua Bibliotheca Historica XVI, 18-19:
Dopo di ciò Dionigi inviò a Siracusa come generale Nypsio il Neapolitano, un uomo che eccelleva in valore e per sagacia nel comando; e con lui inviò mercanti carichi di grano ed altre vettovaglie. Nypsio allora fece vela da Locri e completò il viaggio a Siracusa.
I mercenari del tiranno, di stanza nell'acropoli, giacché in quel momento la loro provvista di grano veniva meno, erano in estrema difficoltà per mancanza di vettovaglie, ma per un tempo ressero con buon umore la loro mancanza di cibo; poi, quando la natura umana soccombette alla necessità ed essi disperavano di salvare le proprie vite, si riunirono in un'assemblea di notte e votarono di cedere la cittadella e arrendersi ai Siracusani all'alba.
La notte si approssimava alla fine quando i mercenari mandarono araldi ai Siracusani di offrire i loro termini (per la resa) ma, mentre l'alba stava iniziando, Nypsio giunse con la propria flotta e si ancorò al largo di Arethusa. Di conseguenza, ora quella scarsezza si era all'improvviso mutata in grande abbondanza di provviste, il generale Nypsio, dopo aver sbarcato i suoi soldati, tenne un'assemblea congiunta, presentò argomenti adatti all'occasione e vinse il supporto degli uomini affinché affrontassero i pericoli a venire. Ora l'acropoli che era già sul punto di essere ceduta ai Siracusani fu inaspettatamente mantenuta nella suddetta maniera,
ma i Siracusani, armando tutte le loro triremi, salparono contro il nemico mentre quello era ancora occupato a scaricare le vettovaglie. Dal momento che l'attacco era inatteso e che i mercenari nella cittadella potevano essere schierati solo in maniera confusa contro le triremi nemiche, una battaglia navale ebbe luogo nella quale i Siracusani ebbero la meglio, infatti essi affondarono alcune delle navi, presero possesso di altre, ed inseguirono le restanti fino alla spiaggia.
Euforici per il loro successo, offrirono magnifici sacrifici agli dei in onore della vittoria e, volgendosi a banchetti ed al bere, con disprezzo per gli uomini che avevano sconfitto, furono negligenti sulla guardia.
Nypsio, il comandante dei mercenari, desiderando attaccare un'altra volta battaglia e rifarsi della sconfitta, col suo esercito che era stato riunito durante la notte attaccò inaspettatamente il muro che era stato costruito. E, trovando che le guardie, trascurate e ubriache, si erano addormentate, vi appoggiò le scale che erano state construite in caso fossero state necessarie.
I più coraggiosi dei mercenari scalarono il muro con queste, massacrarono le guardie e aprirono le porte. Mentre gli uomini si riversavano in città, i generali dei Siracusani, diventando sobri dopo la loro ubriachezza, cercarono di portare aiuto ma, essendo i loro sforzi ostacolati dal vino, alcuni vennero uccisi e altri fuggirono. Quando la città venne catturata e quasi tutti i soldati della cittadella si erano precipitati dentro le mura di cinta, dato che i Siracusani erano in preda al panico per l'immediatezza e la confusione dell'attacco, una grande strage ebbe luogo.
I soldati del tiranno contavano più di diecimila e le loro linee erano così ben unite che nessuno era capace di sostenere il loro solo peso, in quanto il frastuono e il disordine e, inoltre, la mancanza di un comandante, ostacolarono i Siracusani nell'ora della loro sconfitta.
Una volta che la piazza del mercato cadde nelle mani del nemico, i vincitori attaccarono immediatamente le residenze. Portarono via molti beni e rapirono come schiavi molte donne e bambini e inoltre servi delle dimore. Lì dove i Siracusani si schieravano per affrontarli in stretti vicoli ed altre strade, avvenivano continui scontri e molti venivano uccisi e non pochi feriti. Così trascorsero la notte ammazzandosi a vicenda nell'oscurità, ed ogni quartiere pullulava di morti.
In un prossimo post sarò ben lieto di illustrarvi cosa ho notato di strano confrontando le storie che ho riportato. Sperando di aver solleticato abbastanza la vostra curiosità, vi do appuntamento ad allora.

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