Andrea Diprè: I’avvocato, il critico d’arte, il dipreista. Intervista esclusiva.

Creato il 23 febbraio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Andrea Diprè è un avvocato, critico d’arte e youtuber italiano. Lo abbiamo intervistato per Retrò Magazine (l’intervista è VIDEO disponibile al fondo dell’articolo) e ci siamo fatti raccontare come fa un avvocato esperto di arte figurativa a trasformarsi nell’imperatore dell’amoralità e diventare il profeta di una nuova corrente di pensiero: il dipreismo.

Chi è Andrea Diprè?

Sarebbe bene dire chi era Andrea Diprè.
Classe ’74, trevisano, Andrea Diprè inizia la sua carriera professionale come studente di giurisprudenza, passando per gli ambienti ecclesiali trevisani – tanto da autodefinirsi per un periodo “vescovo laico” – spera in un ruolo nella politica dei politicanti, ma quando la sacra raccomandazione viene a mancare decide di ripiegare sull’avvocatura. Diventa professionista e si iscrive regolarmente al foro di Treviso, da cui viene successivamente cancellato (non radiato, mantenendo dunque la qualifica di avvocato).

La carriera di avvocato però non ispira l’estro creativo di Diprè, che decide di dedicarsi al mondo dell’arte. Si afferma quindi come critico d’arte e lavora molto sia in Italia sia all’estero, firmando centinaia di recensioni, curando mezzo migliaio di mostre d’arte  e facendo scoprire al mondo alcuni artisti fino ad allora sconosciuti.
Andrea Diprè, il critico d’arte, vende al mondo un’immagine convinta e passionale di sé e del lavoro che svolge. Tutto fila liscio come l’olio per alcuni anni, tanto da permettere ad Andrea di fondare la sua rete televisiva privata (canale 865 di Sky, ora adibito alla trasmissione di sole chat erotiche) nella quale si prepone di diffondere le opere di artisti emergenti che faticano ad entrare nel business dell’arte.

La svolta digitale arriva con la pubblicazione su Youtube del video contenente la presentazione del defunto Osvaldo Paniccia, condotta da un Diprè che già iniziava già a inalare i fumi corrosivi di quello che lui stesso riconoscerà come il dipreismo. Il video ottiene un notevole successo e denota la galoppante tendenza da parte degli utenti di Youtube (e del web) a intrattenersi con ciò che è orrido, ma allo stesso tempo ridicolo.
Nel frattempo giunge una notifica giudiziaria a casa Diprè. Alcuni artisti e pittori accusano Andrea di aver loro esorto denaro, promettendo in maniera fraudolenta fama e richezze. Andrea Diprè si difende dicendo che il suo lavoro era vendere spazi televisivi e che le promesse fanno parte della retorica del venditore, ma i suoi patrocinati non ne vogliono sapere. Arrabbiatissimi, formano una class action per farsi risarcire dall’imputato critico d’arte. Diprè il dipreista segna qui la fine del vecchio Andrea Diprè: la class action (tutt’ora in auge) lo demoralizza a tal punto da abiurare, schifato, il mondo dell’arte figurativa, della cultura e della “borghesia”. Il critico d’arte, l’avvocato Andrea Diprè è morto e, al suo posto, sorride beffardo Andrea Diprè il dipreista.

Andrea Diprè e Youtube

Un momento durante l’intervista. Copyright Edizioni Retrò S.r.l.

Dopo il video del fu Osvaldo Paniccia, Andrea capisce che per avere un fortissimo impatto (e quindi potere) mediatico si deve estremizzare un aspetto della società che provoca sì ribrezzo ma anche curiosità e, in alcuni casi, addirittura riso. Colto dunque il gusto del Trash che aleggia in Italia, se ne serve per attuare il suo progetto e inizia così a girare video destinati al suo canale di Youtube, dando vita a Diprè per il sociale. Nel Diprè per il sociale, Andrea intervista, presenta fenomeni umani con evidenti squilibri mentali e/o sociopatie che, davanti al microfono del dipreista, urlano e recitano le loro fisime. Quindi Andrea Diprè e Rosario Muniz. Diprè e Giuseppe Simone. Il profeta dipreista intervista Giuseppe Sapio. E tanti altri ancora.

Come però spiega lo stesso Andrea nell’intervista, Dipré per il sociale è un mezzo. Non si vergogna Andrea Diprè di insultare i suoi co-protagonisti. “Muniz mi fa schifo. Non lo toccherei nemmeno se mi sparassero” ci dice con tono stizzito. E ancora “Simone è uno squilibrato. È un disadattato.”

Nonostante se ne serva, Andrea Diprè odia il trash e chi lo rappresenta e in questo odioso distacco indentifica l’ontologia della sua tipica divisa che da quattro anni ricopre la pelle consumata del sommo dipreista: “L’abito elegante e la cravatta rossa mi servono a sottolineare la differenza che intercorre fra me e gli orrori – o gli idioti, quando si parlava di pittori – che intervisto. Che siamo creature appartenenti a mondi diversi lo si deve capire subito già visivamente. Mi fanno schifo.”.

Identificato il mezzo, va svelato il fine: il Diprè per Lei (for her nella sua versione internazionale). Nonostante le accuse sibilino la brama di denaro e l’avidità di fama di Diprè, lui stesso ci confessa senza troppi preamboli che, se prima a muoverlo erano solo i soldi strappati dalle tasche dei pittori, ora a spingerlo avanti e indietro per il globo è una e una sola cosa: il sesso. Segue così la seconda video rubrica di Diprè che ritrae in ogni video conversazioni (spesso e volentieri dal contenuto fortemente erotico) fra attrici del mondo dell’hard e/o ninfomani di provincia e l’avvocato Andrea Diprè. Affrancata dal concetto di opera d’arte mobile, il Diprè per lei si rivela un successo al pari (se non maggiore) di Diprè per il sociale. I nomi anche qui collezionati sono molti e spaziano da Sasha Grey alla nostrana Valentina Nappi.

Photocredit Stefano Demarie

Andrea Diprè e il dipreismo

I video su Youtube aumentano a dismisura e, come previsto dal dipreista, gli utenti crescono e di fronte alle scelte contenutistiche di Diprè si spaccano in due fronti: chi si dice essere dipreista e vede in Diprè un idolo-satiro, chi dice di odiare Diprè e vede in Andrea l’apoteosi dello squallore e della perversione che mal colorano la società.

È qui che il fenomeno web diventa caso sociale e Diprè realizza, anche se solo a livello teorico, l’apice del suo pensiero. Annuncia in un video, accompagnato da una delle sue assistenti, quali sono i tre precetti e fondamenti dell’esistenza di un uomo dipreista e su questi fonda la sua ideologia. Anzi no, religione. Al dipreismo, ci spiega l’avvocato, ci si approccia come una religione: o credi in Diprè o sei contro Diprè. Perché il dipreismo è così. Nega tutto e non riconosce nulla. La locuzione “non riconoscere” Diprè la usa più volte per descrivere la potenza distruttiva del pensiero dipreista. Sesso, droga e denaro. Questa la trinità del dipreismo che si affaccia su un mondo in cui ciò che conta si configura solo nei piaceri fisici, estetici. Il sesso come piena fruizione delle opere d’arti mobili e soddisfacimento delle proprie funzioni fisiologiche – sessuali. La droga come mezzo per esulare e trascendere il presente. E qui Andrea ci tiene a precisare, per non far sentire nessuno escluso: “Per droga non si intende solo lo stupefacente. Ma tutto ciò che è sostanza aliena e che non ci appartiene ma che ci aiuta a trascendere la condizione presente. Ti piace la cannella? Drogati di cannella. O di Nutella. O di eroina.” E infine l’onnipresente, quello che Andrea ha sempre amato, dipreista o meno: il denaro. Qui però il denaro è un mero tramite e non assume una concezione di accumulo o di aspirazione ad una patrimonialità. Il denaro come mezzo per ottenere più sesso e più droga. Giunge anche una canzone inedita a suggellare l’esordio dipreista fra le ideologie occidentali. “Ho creato il mondo in cui viviamo. Nella mia vita sesso droga e denaro.” Se la canta Andrea Diprè mentre accarezza il corpo pubblico della porno-star di turno in compagnia del suo compare, produttore Antonio Nava. Se la canta che nemmeno Razzi in “Famme cantà”.
Gli chiediamo se intende incidere i suoi pensieri su carta e seguire l’esempio del già profeta Maometto. O Ron Hubbard. Ma coerentemente all’estetismo convintamente privo di senso e significato ci dice che non gli interessa. “I libri sono comunque cultura. E la cultura non mi interessa più. La cultura non esiste. Io ho concepito e vi dono il dipreismo, dandovi un esempio di come vive un dipreista. Se volete capire che il dipreismo è la salvezza, bene. Altrimenti vaffanculo.”

Al di là delle auto proclamazioni, quello che pare evidente è che il caso sociale Andrea Diprè rappresenta più che un fenomeno, un sintomo. Il trash, la perversione sessuale e la perversione dell’uomo in quanto grottesco, orrido, è il manifesto di quanto l’occidente (l’Italia in questo caso specifico) sia alla disperata ricerca di una nuova morale, che possa posarsi sulle contraddizioni di un mondo globalizzato, digitalizzato e sempre più cinico e scettico. L’occidente non è riuscito a convogliare l’umanità nei propri giardini e ora allunga lo sguardo verso la fine della sua egemonia. Con lui la morale occidentale. Gli strascichi della morale cristiana e di quella illuminista non hanno risentito così tanto gli insegnamenti dei filosofi tedeschi della sinistra hegeliana, che sono rimasti confinati nei saggi e fra le pareti dell’università. Rimangono però attaccati alle giacche questi brandelli di morale cristiana e mentre il popolo se li scrolla di dosso non sa da che parte andare, ogni tanto sbanda verso eccessi pleonastici che si nascondono dietro il culto assoluto dell’individuo.
Non c’è dato sapere se dietro Andrea Diprè il dipreista si celi un volto più intimo e meno nichilista, o se si comporti da dipreista anche mentre parla con i membri del suo nucleo familiare originario (Diprè è per ora scapolo). Ciò che però possiamo avanzare è che, sebbene decisamente discutibile, Andrea Diprè è un – se vogliamo, tragico- esempio di coerenza intellettuale. Vivere come si pensa di dover vivere non è assolutamente cosa facile. E al di là dei valori e delle etiche personali, in Andrea Diprè si scorge una preoccupante coerenza interna, che non ci aspetterebbe né da professori né da politici. Politici, escluso Razzi. Razzi dipreista lo è già.

Tutte le opinioni espresse da Andrea Diprè durante l’intervista rappresentano il suo punto di vista e se ne assume tutte le responsabilità. La Edizioni Retrò S.r.l. e questa Testata “Retrò Online” se ne discostano e le riportano per il solo scopo giornalistico e informativo.

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