Coach Itoudis è uno che non si accontenta mai, nemmeno dopo quattordici vittorie consecutive nella massima competizione europea. Dopo la sconfitta al Pireo consumatasi sul filo della sirena, il coach del Cska Mosca è apparso irritato davanti alle telecamera, esordendo nell’intervista con un profetico “Ci manca ancora qualcosa per essere al top“. Due settimane dopo il Cska annuncia l’arrivo di Andrey Kirilenko nel team russo.
Famous Russian player Andrey Kirilenko signed with CSKA until the end of the season. pic.twitter.com/ehLCTUVvMX
— CSKA Moscow (@CSKABasketball) 24 Febbraio 2015
Un colpo incredibile che rischia di spaccare gli equilibri dell’Eurolega alla vigilia del girone di ritorno delle Top 16, perché se i russi erano già annoverati del lotto delle favorite, ora rischiano di diventare testa di serie numero uno, con le altre tutte dietro ad inseguire. Kirilenko ritorna “nella sua squadra preferita” stabilendo una linea di continuità cominciata nel triennio 1998-2001 e confermata nella stagione 2012, quella del lockout NBA, terminata con la sconfitta in finale di Eurolega. Un ritorno che si era profilato molte volte all’orizzonte, alimentato da un legame profondo instaurato tra il russo e la società della capitale, ma finora non andato in porto, per questione di budget e per ambizioni di Kirilenko, consapevole di avere ancora qualche cartuccia da sparare in NBA. Ma il fallimento della sua ultima avventura oltreoceano ai Brooklyn Nets (ceduto a inizio anno a Philadelphia dove non ha mai giocato) ha spinto Andrey a cedere alla corte del Cska, siglando un contratto sino al termine della stagione in corso. La ferita sanguinante rimediata in finale contro l’Olympiakos nel 2012, con il Cska avanti di 19 lunghezze all’intervallo, hanno probabilmente spinto Andrey al ritorno, per regalare ai tifosi e a se stesso un trofeo che rischia di diventare una maledizione per il popolo moscovita.
Andrei Kirilenko presentato ufficialmente dal @CSKABasketball: ovvia scelta del numero 47 da parte di AK47 pic.twitter.com/fWtbYF1IRE
— Basketcaffe.com (@Basketcaffe) 24 Febbraio 2015
La carriera di Andrey rappresenta una straordinaria storia di un ragazzo venuto dall’Est che ha conquistato l’America. Esploso giovanissimo nello Spartak San Pietroburgo, a soli quindici anni esordisce in Russian SuperLeague, timbrando il primo record di una carriera da predestinato. Dopo il passaggio al Cska e le prime performance da Star, nel 1999 arriva la chiamata degli Utah Jazz, diventando il primo russo a essere incluso al primo giro del Draft NBA. L’ascesa di Kirilenko è costante e prepotente tanto che nel 2004, gli frutta la convocazione all’All Star Game, in compagnia dei migliori giocatori di basket a stelle e strisce. Ala piccola con un buon bagaglio tecnico (miglior stagione a Salt Lake City da 16.5 punti, 8 rimbalzi e 2 stoppate), AK47 ha nella difesa l’arma migliore del proprio arsenale, certificato da titoli di miglior difensore dell’Eurolega e ingresso nell’NBA All Defense Team. Uomo d’area capace di annullare le star avversarie grazie a un’apertura di braccia fuori dal comune e una rapidità di piedi difficile da immaginare per un’ala di 207 cm, Kirilenko rende il Cska Mosca apparentemente imbattibile. Con un roster che annovera già Teodosic, De Colo, Kaun, Fridzon, Weems e altri violini di prim’ordine, il problema del Cska sarà solo di abbondanza.
Ora la patata bollente passa nella mani di coach Itoudis che dovrà inserire la star russa in un contesto collaudato senza stravolgere gli equilibri già acquisiti. Ma siamo sicuri che anche Pablo Laso, Xavi Pascual e Dusan Ivkovic vorrebbero avere di questi problemi, ora che Andrey è tornato a casa.