Ci sono quelle sere in cui non sai cosa fare e allora inizi a spulciare video per la rete, uno tira l'altro, e alla fine arrivi a uno che metti in loop e non riesci a smettere di ascoltarlo. A me è successo qualche mese fa quando ho trovato il video di una certa Ane Brun, classica ragazza norvegese (alta, bionda, robusta), cantare una della mie canzoni preferite di Bjork, “Joga”, davanti alla cantante stessa in occasione della sua premiazione per il “Polar Music Prize 2010”, in una performance davvero toccante (tant'è che alla fine qualche lacrima scende anche a Bjork). E allora ti metti a cercare informazioni e scopri che tale Ane Brunvoll ha già pubblicato 4 album in studio, 4 album live con annessi dvd e che è stata voluta da Peter Gabriel come corista per il suo ultimo tour. La curiosità sale e che fai a questo punto? Ovviamente ti compri il suo ultimo album uscito da poco e lo ascolti con molta attenzione.
“It All Starts With One” (uscito il 24/10 in Uk e il 1/11 in America, già al primo posto delle classifiche in Norvegia da settembre) è un album nordico, caldo nei toni ma allo stesso tempo freddo negli arrangiamenti minimali ma ottimamente studiati, come a ricordarci il paese di provenienza, grandi panorami freddi ma dove si può apprezzare con più piacere il calore di un fuoco dentro casa.
L'album, molto curato nell'aspetto ritmico che balza subito all'orecchio, si apre con una canzone (“These Days”) rappresentativa dell'intero lavoro, da cui si può capire che direzione ha intenzione di intraprendere l'artista lungo le 10 tracce che compongono il disco. Grandi ambienti, percussioni ipnotiche ma non invasive, tastiere di sottofondo ma soprattutto una voce piena, dolce e un po' malinconica. Nella seconda traccia “Words” compare un chitarra acustica, suonata rigorosamente da Ane (come su tutto il disco) a ricordarci la natura di musicista chitarra-voce della cantautrice. A seguire si trova poi “Worship”, secondo singolo che vanta una collaborazione con lo svedese José Gonzàles, dove le voci dei due cantanti si alternano e si sovrappongono a creare una piccola perla all'interno del disco. “Do You Remember” è il primo singolo estratto dall'album, per la sua vena più pop e “commerciabile”. 3 minuti e 12 secondi in cui la cantante ricorda un amore ormai passato e chiede all'ipotetico partner se anche lui ricorda “the stories I told you/ how I always said forever/ when you asked me to stay true”. Il tutto condito da un forte apparato ritmico (dal vivo reso con due batterie e la tastierista ai timpani) e un semplice basso che fanno egregiamente il loro lavoro (da notare la presenza della coppia First Aid Kit ai cori). A seguire “What's Happening With You and Him”, altro pezzo dai toni malinconici che ben si inserisce nella scaletta del disco. “Lifeline” è uno dei pezzi più dolci e intimistici del disco, forse il pezzo più bello, dove la voce di Ane viene accompagnata solamente da una chitarra, dove le batterie vengono lasciate da parte e il ritmo dell'intero album si spezza per un attimo di intensa delicatezza. Ma se pensavate che questo pezzo precludeva a dei toni più calmi vi sbagliavate, infatti, a seguire, la title track “One” non lascia spazio a troppi sentimentalismi. Ritmo serrato e melodie incalzanti stanno alla base di questo brano dove la bella Ane canta del tutto che proviene da qualcosa e da qualche parte (“stones from dust/ anger from fear / poetry from heartbeats/ revolution from dreams”). “The Light from One” ci fa iniziare il cammino verso la fine del disco e dove riprendono i toni un po' malinconici di un amore andato a male (“I'm holding your torch/ I won't hold it no more/ I'll need both hands/ to hold my own”). In “Oh Love” ritroviamo la chitarra acustica di Ane a fare da principale accompagnamento ad un'altra delicata canzone. Infine “Undertow” si apre con un pianoforte a cui si aggiunge la voce della cantautrice e pian piano altri strumenti in un crescendo sempre più intenso (“ Let me float/ lead me out to sea/ let me go/ let me rise towards the sky/ let me take the light/ let the shore disappear from sight/ I'm caught in your undertow”).
Che dire dunque? Un album di un'estrema dolcezza, da ascoltare in una giornata fredda, un po' malinconica, facendo attenzione a non farsi buttare troppo giù. Ane Brun con questo lavoro ha esplorato, pur rimanendo all'interno del “pop”, delle “tematiche sonore” molto interessanti e a mio avviso molto valide. Da una parte la semplicità degli arrangiamenti quasi scarni che se ascoltati attentamente ne dimostrano la grande attenzione dedicatagli, dall'altra parte una grande cura nei particolari dei suoni e del tanto sopracitato apparato ritmico che fanno di questo album una vera perla da non farsi sfuggire.
E se finito l'ascolto del disco avete voglia di altri brani (e non avete voglia di far ripartire il disco dall'inizio), basta comprarsi l'edizione speciale a due dischi che contiene altri 8 brani (probabilmente esclusi dall'album vero e proprio) che per poco più di 10€ potete trovare su amazon.co.uk (pare che in Italia il disco non sia ancora uscito).
Dunque come lasciarvi? Preparatevi un tè caldo, mettetevi sul divano in completa tranquillità e buon ascolto!