Si sa’, le storie, gli aneddoti, hanno un gran potere persuasivo sulla nostra mente; basta pensare alla struttura del marketing pubblicitario, fatta sulla comunicazione uno a uno, dove “l’illuminato” di turno racconta la propria straordinaria esperienza, convincendoti (spesso) che quello che sta cercando di venderti potrebbe in qualche modo (davvero) cambiare la tua vita. Così, a bruciapelo, lasciando perdere quelle squallide televendite di oggetti ginnici che probabilmente neanche chi li ha inventati è in grado di utilizzare, mi viene in mente la pubblicità di Conto Arancio. Un marchio che ha fatto la sua fortuna strutturandosi attorno al concetto di persona. Ti ricordi l’ultima pubblicità nella quale sono i clienti stessi, seduti su un cartellone pubblicitario, a consigliare ai passanti di sottoscrivere Conto Arancio? Bene, è proprio quello di cui sto parlando, la forza persuasiva della testimonianza diretta di chi è soddisfatto che è in grado di far sentire (in questo caso) il cliente accolto e coccolato, anche se poi fisicamente Conto Arancio non accarezza la testa a nessuno. Oppure, sempre per stare in ambito finanziario, Che Banca: nei loro istituti il dipendente si siede accanto al cliente, nello stesso lato della scrivania, all’interno di gabbiotti che a dirla tutta, a mia pura interpretazione psicologia non sono altro che ricostruzioni in scala dell’utero materno. E’ quindi un po’ come se urlassero:” noi siamo dalla parte del cliente!”
Neanche a dirlo c’è un lato oscuro in questo potere: una storia raccontata efficacemente è in grado di suggestiornare la nostra mente fino a portarla a considerare solo l’aneddoto in questione, esculdendo tutte quelle informazioni in realtà più valide (statistiche su ampi capioni, pareri di esperti, etc..)
Facciamo un bell’esempio pratico:
il mobillo, malattia infettiva al quanto conosciuta, sta spuntando in focolai di sempre maggiore frequenza in paesi industrializzati come gli Stati Uniti.
Perchè questo succede?
Perchè il numero di famiglie che sceglie consapevolmente di NON vaccinare i propri figli è in aumento. Chiaramente in un contesto di completo vaccino il virus avrebbe vita breve, ma in una condizione come quella attuale può invece facilmente generare vere e proprie epidemie all’interno di questi gruppi (non vaccinati).
Perchè i genitori non vaccinano i loro figli?
La ragione principale è che alcune persone sono convinte che il vaccino infantile causi autismo; nonostante ci sia una montagna di prove scientifiche che dimostra come in realtà tra vaccino e autismo non ci sia alcuna connessione. Se in più ci mettete la celebrità di turno (negli USA è Jenny McCarthy) che si erge a paladina contro la lotta al vaccino è facile capire da cosa nascono tutti questi focolai di mobillo e perchè le continue dimostrazioni scientifiche di infondatezza della credenza sono costantemente ignorate.
Tutto questo ragionamento è per evidenziare come la nostra mente abbia bisogno di relazini CAUSA-EFFETTO. Non che questo modello di funzionamento sia sbagliato, ma probabilmente è poco funzionale alla società moderna in quanto non applicabile in toto. Più ci evolviamo più viviamo all’interno di scale di grigi, che per essere gestite necessitano sensibilità.
Ecco un sempio: se faccio un’iniezione (giusto pe rimanere in tema di vaccini) e il sito d’iniezione si gonfia come un pallone allora posso affermare con sicurezza che la causa sia l’iniezione; altrettanto semplicemente se faccio l’iniezione e mi rubano la macchina non posso incolpare l’ago del furto della mia macchina. Se però vado al ristotrante, gusto una cena deliziosa corredata da un frutto esotico consigliatomi dal cameriere e poi passo il giorno successivo con il mal di stomaco il 90% di noi non esiterebbe ad incolpare il povero frutto, dimenticando le due bottiglie di vino e le tre grappe a fine cena. Scientificamente parlando dovrei provare il frutto sotto accusa un altro paio di volte per essere sicuro che sia stato la causa del mio mal di pancia. MA NON E’ CIO’ CHE AVVIENE NELLA REALTA’.
Tornando alle iniezioni: cosa succederebbe se una settimana dopo aver fatto un’iniezione comiciassi ad avere mal di testa? Probabilmente alcuni di noi collegherebbero il mal di testa all’iniezione e nella pura coincidenza di incontrare un amico con la stessa esperienza sarebbero pronti ad assumere l’erronea connessione come Taji Mahal delle loro certezze, senza considerare che magari è stata una coincidenza o che magari esistono milioni di motivi diversi che possono causare mal di testa.
Questo è un pò quello che sta succedendo con l’autismo. I sintomi dell’autismo iniziano generalmente ad emergere nel periodo subito successivo al vaccino, poichè le due date, quella utile per il vaccino e quella di evidenza dell’autismo coincidono, ma alcune persone sembrano essere in grado di vedere il rapporto causa-effetto. E’ poi facile capire, data la delicatezza e serietà dell’argomento, come possa facilmente diffondersi nella testa dei genitori che il vaccino causi autismo.
Non è finita qui: il secondo passo è il Bias di conferma. Dopo tutti i bei ragionamenti fatti e le forze impiegate nell’ottenere una connessione logica iniziamo ad “essere affezionati” alla nostra ipotesi, tanto da tendere a rifiutare le evidenze a sconferma della stessa e considerare solo ciò che và nella nostra direzione. So che spiegato in questi termini può sembrare un comportamento infantile, ma questo è ciò che succede!
Concludendo
E’ quindi la combinazione di un aneddoto potente (“il vaccino causa autismo!) associato ad una fonte autorevole (in questo caso la celebrità di turno) a causare l’erroea connessione causa-effetto ed il successivo bias di conferma. Questo e’ il vero lato oscuro degli aneddoti.