L'assiuolo
Dov’era la luna? ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù...
Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù...
Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
chiù...
Giovanni Pascoli nacque nel 1855 in provincia di Forlì da famiglia agiata, quarto di dieci fratelli; ben presto la sua giovinezza fu funestata da una lunga serie di lutti: il padre (ucciso mentre rientrava a casa in carrozza), la madre,
tre dei fratelli. Divenuto capofamiglia, Giovanni, dopo aver escluso dalla sua vita qualsiasi relazione sentimentale, tentò morbosamente di ricostruire un nucleo familiare insieme alle due amate sorelle, Ida e Maria, e dalla prima si sentì tradito quando si sposò contro la sua volontà. Personalità fragile e tormentata, Pascoli fece sempre rivivere in sé un fanciullino, la parte infantile soffocata in ogni uomo adulto, figura umile eppure superiore perché capace di vedere la vera realtà delle cose, osservandole con occhi nuovi e attraverso vie intuitive e a-razionali. Pascoli si fece portavoce della rivelazione di una realtà segreta cui può accedere solo il poeta, in quanto in grado di svelare l'universale nel particolare attraverso una catena di analogie simboliche. Il suo percorso poetico va dalle Myricae (1891), piena espressione della corrente poetica simbolista ma fortemente legata al classicismo carducciano, e in cui si intrecciano motivi familiari a motivi naturalistici, ai Poemi conviviali (1904), in cui si ravvede l'inizio della tendenza espressionista, passando per i Canti di Castelvecchio (1903), in cui viene meno il frammentismo che costituiva la più evidente caratteristica di Myricae.Qualche mese dopo aver pronunciato il discorso La grande Proletaria si è mossa, inno al nazionalismo italiano e volto a incoraggiare pubblicamente l'impresa coloniale in Libia (il poeta, dopo una giovanile parentesi socialista, era nel frattempo approdato a un populismo conservatore), Pascoli morì di cancro al fegato, nel 1912, a Bologna.
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