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Angoulême si mette in mostra: reportage dalle esposizioni del Festival del fumetto

Creato il 12 febbraio 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Angoulême si mette in mostra: reportage dalle esposizioni del Festival del fumetto In Evidenza Festival di Angoulême In Francia e in Italia la cultura del fumetto è differente e al festival del fumetto di Angoulême la diversità si vede tutta: niente games e cosplay, ma scolaresche in gita e incontri affollati con fumettisti ed esperti. Il fumetto qui è davvero la nona arte, e come forma artistica si mette in mostra: le esposizioni organizzate ufficialmente durante la 41° edizione del festival erano ben sedici. Impossibile vederle tutte in un soggiorno di un paio di giorni, se si intende dare un’occhiata pure al resto. Anche perché sabato 1° febbraio la fila per la mostra su Jacques Tardi e la grande guerra ricordava quelle per i Musei Vaticani a Roma o per le grandi mostre di Palazzo Reale a Milano: centinaia di persone in fila per almeno un paio d’ore, sotto un cielo che scrosciava pioggia a intermittenza. Non solo adulti fortemente appassionati, anche bambini che, entrando nell’edificio, rimanevano a bocca aperta davanti ai giganteschi murales di vignette di guerra.

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La trincea della mostra di Tardi

Molte delle mostre di Angoulême 2014, infatti, oltre all’intento informativo su un tema o su un autore, erano allestite per stupire. E il pubblico le ha apprezzate anche per quello: è interessante leggere un fumetto sulla prima guerra mondiale, ma vederlo esposto su pareti di assi di legno come in una trincea, con la struggente colonna sonora realizzata dalla moglie dell’autore ascoltabile in cuffia, ha tutto un altro impatto emotivo. La mostra monografica su Tardi, con l’esposizione degli originali di Putain de guerre! (non pubblicato in Italia) e di C’était la guerre des tranchées (1), era il pezzo forte del festival: ma altre due mostre, Nocturnes e Mafalda, erano allestite con altrettanta cura.

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Fumetti sotto il letto a Nocturnes

Nocturnes: le rêve dans la bande dessinnée (Notturni: il sogno nel fumetto), presso il museo del fumetto e quindi fuori dal centro nevralgico della città e del festival, espone fino al 30 marzo gli originali di numerosi autori che hanno trattato sogni o incubi nelle loro opere, come argomento principale o solo di passaggio. Da Little Nemo, di Winsor McCay ma anche nella versione di Frank Pé, a David B., passando per Zig e Puce di Alain Saint-Ogan e Valentina di Crepax, e anche dalle Interiorae di Gabriella Giandelli, fino agli ultimi lavori di Blutch; le tavole, bellissime già di per sé, erano esposte in un ambiente popolato da letti dalle lunghissime zampe di metallo o come di ragno, inclinati per spingere il sognatore all’avventura, oppure sfatti, con uno schermo sul cuscino che mostrava gli incubi del film Peur(s) du noir, diretto collettivamente nel 2007 da Blutch, Charles Burns, Lorenzo Mattotti e altri.

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La clip di Peur(s) du noir

Anche la mostra su Mafalda, organizzata in occasione dei cinquant’anni dalla pubblicazione e per la visita ad Angoulême di Quino, riproduceva l’ambientazione della serie: la poltrona su cui Mafalda siede spesso, la cucina in cui discute con la madre, il grande mappamondo da guardare sconsolata. Qui purtroppo gli originali non erano presenti (solo riproduzioni, per quanto accurate), ma il pubblico di riferimento era in effetti molto più giovane, e l’aula scolastica allestita era affollata di bambini intenti a colorare le gigantografie delle tavole di Quino.

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Le strisce di Mafalda da colorare

Di bambini, anche se in percentuali minori, ce n’erano in realtà a tutte le mostre: anche in quella di Willem, vincitore dello scorso Gran Prix di Angoulême e disegnatore satirico estremamente esplicito. Qui, come nelle altre mostre minori (quella dei giovani talenti, quella degli autori residenti presso la Cité de la bande dessinée et de l’image, quella di Sisma, casa editrice vincitrice del premio produzione indipendente nel 2013), l’allestimento era molto più modesto, con la forza espressiva affidata per intero alle opere esposte: un modo comunque estremamente comodo e veloce per costruirsi una prima impressione su autori poco conosciuti, su un tema o uno stile.

C’erano poi le mostre indipendenti, non segnalate sui programmi: pur avendo un rigoroso piano di visita, era difficile resistere alle tentazioni di piccole mostre che si trovavano per caso in giro – distrazioni del calibro di una “Deviazione” improvvisata, con le opere degli studenti dell’Eesi (École européenne supérieure de l’image) ispirate all’omonima storia di Moebius. Se a Lucca si trovano i negozi fuori-fiera e i banchetti abusivi, ad Angoulême ci sono le mostre indipendenti, in gallerie, appartamenti e anche nei pub.

Note

  1. Era la guerra delle trincee, Edizioni BD, 2012 [↩]

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