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Anita Ekber: vai in pace amen

Creato il 22 dicembre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Il titolo è provocatorio, ma non è plausibile accettare il pietismo di una signora anziana che chiede aiuto per miseria pervenuta, seppur indesiderata, nell’età più impietosa della vita di un uomo: quella del bilancio complessivo…

Anita Ekber oggi non può camminare, è sola e senza figli, vorrebbe tornare a casa, ma non ha i soldi per renderla abitabile a causa di un incendio che la ha danneggiata. Anni fa era la donna simbolo di un’epoca e di uno spaccato della società italiana: quella de La Dolce Vita. Oggi è un’ottantenne, bisognosa di aiuto che risiede in una casa di cura ed è in miseria. Così si è appellata alla Fondazione Fellini di Rimini.

In un periodo tragico dal punto di vista sociale, è evidente che non si può sperare nella solidarietà sociale senza considerarla un “bene sociale” indistinto. Una donna in difficoltà deve essere aiutata e avere diritto a quel minimo di garanzie che spettano a tutti gli uomini “indistintamente”. Il diritto alla vita spetta a tutti. Non è sindacabile e ancora meno contestualizzabile o interpretabile “ad personam”. La donna non può non essere aiutata e ignorarla o colpevolizzarla sarebbe amorale.

Il discorso è diverso per la “diva”. Qualsiasi siano le tragedie personali, le vicende o le sventure del proprio percorso personale, chi ha avuto molto e non lo ha saputo conservare o gestire ha moralmente sbagliato. Ha socialmente sbagliato. Ed ha sbagliato nei propri confronti ed in quello dei molti che tale privilegio, o possibilità, non lo hanno mai avuto.

Chi ha vissuto nella ricchezza, nel lusso, chi ha seduto nei salotti buoni tra lussi e frivolezze, sopra la società e sopra le possibilità dei più non può permettersi di non fare ammenda, di non riconoscere i propri errori e di non scendere al rango del popolo, prima di chiedere aiuto.

La donna no. La diva si, dovrebbe. Perchè mai chi ha posseduto gioielli ed abiti di valore ben superiore a quanto un lavoratore o un precario riescano a percepire come stipendio decennale, dovrebbe muovere a solidarietà altrui?

Di dive fallite la storia dello star system ne è piena. Speriamo almeno che sepolto il divo di turno, rinasca l’uomo. La cui vulnerabilità è scevra da ogni possibile superiorità di classe.

Sepolta la diva, si rinnovi la donna. A cui non è possibile far altro che augurare ogni bene e la serenità della soddisfazione di chi ha vissuto e fa i conti con la maturità di un’età che è essa stessa, di per sè, una grande ricchezza.


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