Oggi vi invito a una lettura non convenzionale. Un classico, che vi porterà certamente in una dimensione magica e onirica. Anna Maria Ortese: una scrittrice raffinata, testimone dell’Italia novecentesca.
Chi ha avuto occasione di conoscerla o di intervistarla, parla di lei come di una donna schiva, allucinata, dedita alla letteratura, non solo come manifestazione artistica, ma come mestiere. “Si scrive perché si cerca compagnia, poi si pubblica perché gli editori danno un po' di denaro”, anticipando un’idea sulla professionalità della cultura molto moderna e purtroppo ancora poco italiana. E’ il 1937 e la Ortese strappa a Bompiani un contratto che le garantiva la pubblicazione del suo primo volume e di quelli che seguiranno. In realtà la Ortese aveva già pubblicato una poesia,
Manuele, dedicata a suo fratello scomparso in mare e altri racconti in rivista, ma è con Angelici Dolori che si presenta al cospetto della grande tradizione letteraria italiana. Proprio quella signorina esile, che scriveva sulle scale della sua casa di fronte al porto ora ha il suo primo libro edito da una delle più notevoli case editrici italiane, con un curatore d’eccezione: Massimo Bontempelli, il quale firma anche la quarta di copertina. Le trattative per il contratto sono brevi, Bompiani le riserva uno standard uguale a quello di altri scrittori anche non esordienti e la Ortese, pur priva di qualsiasi esperienza afferma fin da subito la sua indipendenza di scrittrice per eventuali lavori successivi. Il titolo ossimorico ci racconta fin da subito moltissimo di lei, donna complessa e piena di contraddizioni, che decide di scrivere nel risvolto di copertina una presentazione di se stessa, ci racconta che nasce a Roma, che per ragioni legate al lavoro di suo padre Oreste si trasferisce a Tripoli e che da nove anni vive a Napoli. Nelle ultime righe “Sono ignorante. Non conosco né i greci né i latini: poco dei moderni; nulla o quasi dei modernissimi. D’Annunzio è per me, con reverenza, un Ignoto”Suggestiva e provocatoria ammette la sua ignoranza, però usa la penna in modo magistrale; certo, non conosce D’annunzio, ma al tempo stesso non dimentica di usare la lettera maiuscola quando si riferisce al Vate.
La sua biografia non può non incuriosire: è una donna, è meridionale, è ignorante in pieno regime fascista.
Scoppia il caso editoriale: in poco più di un mese sono 11 le recensioni critiche che compaiono sulle maggiori testate dell’epoca, tra cui due stroncature, quelle degli illustri critici letterari, Falqui e Vigorelli,il primo parla di lei come “caso clinico, degno più dello studio dello psichiatra che della commiserazione del critico letterario”, il secondo di “inanità autobiografica” . Nullità biografica che, però, merita la loro attenzione e quella di molti loro colleghi. Anni dopo confesseranno la loro volontà di colpire la Ortese come scrittrice esordiente della Bompiani, per quei giochi di potere tra critici letterari ed editori. Alcuni critici come Pamparoni si soffermano, invece, sul valore sociale del libro nei confronti di Napoli, infatti in Angelici dolori la Ortese “cancellò l’immagine di una Napoli sguaiata, quasi truffaldina”.Questo è solo il primo libro, ma la Ortese è già divenuta una zingara. Infedele a quasi tutti gli editori; infedele al genere letterario di riferimento, scriverà letteratura fantastico-evocativa, scrittura teatrale, reportage, , inchieste giornalistiche , persino un racconto del Giro d’Italia per l’Unità, dimostrando non solo grande professionalità e disponibilità alla scrittura, ma anche una ecletticità rara; zingara perché cambierà continuamente città, al dolore più grande, quando nel 1954 lascerà la sua città adottiva, dopo lo scandalo di Il mare non bagna Napoli, seguiranno i giorni milanesi, le difficoltà economiche in Liguria, la fatica de Il porto di Toledo, il successo con il premio Strega, la possibilità di usufruire della legge Bacchelli…
Questa però è un’altra storia, io ho prediletto il suo esordio letterario, per ricordarla giovane, ma già consapevole della sua convinzione di vivere di letteratura e per la letteratura, orgogliosamente e ostinatamente coerente nonostante una vita ai margini.
Approfondimenti L.Clerici Apparizione e visione . Mondadori
Giulia Venditti