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Anno che va, anno che viene

Creato il 30 dicembre 2014 da Unarosaverde

Prosegue, nell’assoluta pigrizia, questa pausa dal lavoro che si concluderà fin troppo presto: venerdi, sabato e lunedi rientro per il circo annuale degli inventari. Posto che vai, inventario che trovi. In questo, ancora nuovo, per me, è da molto – troppo – che non si fa e ce n’è bisogno. E poi dal 7 ricomincerò a ritmo pieno, in una lunga apnea che durerà fino alla primavera, tra ingorghi di traffico che peggiorano e abitudini ancora da trovare. Perlomeno ultimamente scrivo nel blog: le statistiche annuali di wordpress mostrano un calo considerevole della mia frequenza di pubblicazione da settembre: effetti collaterali del nuovo lavoro.

Nella lista delle cose da fare  nei prossimi mesi non ho aggiunto niente: sarebbe meglio, prima, accorciare ancora di qualche punto la megalista che ho steso qualche anno fa, nella speranza di arrivare ad azzerarla, prima che la vecchiaia mi colga.  E magari suonare il pianoforte molto più spesso di una volta al mese.

Quella dei buoni propositi è scarna: non ho mai avuto grandi illusioni sulla mia costanza nelle cose che sanno di buono. Ci sono solo due  voci: basta parolacce, quelle in azz e oni, specialmente. Non ho più l’età. E piscina in modo continuativo, se quella appena riaperta accanto a dove lavoro non si richiuderà di nuovo, come un riccio timido.

Per quel che riguarda invece uno dei miei argomenti preferiti, e cioè quello della formazione costante – alias “achecorsomiiscrivo” – sono dolentissima per la mia scelta del 2014. Mi ero infatti iscritta a questa cosa qui nell’inoltrato 2013, nella speranza di migliorare in modo galattico la mia scrittura. Sono partita con le aspettative a mille. Ho concluso con molta disillusione, perché non ho imparato niente di quel che speravo, ma altro, di cui avrei magari anche fatto a meno. Il risultato è stato il mio faticosissimo primo pseudoromanzo da chiudere in un cassetto e buttare via la chiave, perché mi è venuto come viene un soufflé quando si sgonfia. Se foste curiosi, un paio di ricerche rapide dal link che ho postato vi condurranno ad un famosissimo blog bollettino su cui qualche giorno fa è stata pubblicata una notiziola al riguardo. Ho incontrato gente simpatica, con cui è stato interessante ragionare, ma, insomma, la parte di me che ragiona con schemi causa-effetto, pago per imparare, mi applico e miglioro, ha sofferto moltissimo di frustrazione.

Così ho deciso che per un certo periodo di tempo, in attesa che mi riparta il pirlo delle certificazioni linguistiche che mi mancano, mi dedicherò solo a cose per le quali non nutro nessuna aspettativa o per le quali non ho formazione precedente al riguardo, vuoi per mancanza di inclinazioni particolari, vuoi perché mi ci sento talmente inadeguata che non potrà uscirne altro che qualcosa di buono, qualunque cosa sarà. A novembre perciò ho cominciato un corso di disegno, un’ora e mezza a settimana, nel quale produco sgorbi così miseri che ogni volta che li riguardo mi viene da ridere e durante il quale mi rilasso molto, per un meccanismo interno secondo cui il mio super-io depone le armi nei confronti della vita ogni volta che mi può concedere di essere spettatore e non attore. A febbraio, invece, udite udite, inizierò un corso di pasticceria di base per neofiti di 120 ore serali, che durerà quattro mesi, nella scuola fondata da Iginio Massari, che si trova a poche centinaia di metri da dove lavoro.

Prevedo un primo semestre durissimo, dal punto di vista dell’impegno, ma molto interessante.

E per ultimo tocca ai sogni di viaggio: ho già prenotato roba rapida, come un fine settimana a Palermo e uno a Parigi, ma le mie dita fremono tra le ricerche dei voli per una settimana ad un mare serio (Grecia, Sardegna?) in periodo di bagni e, ancora di più, per una in Giordania, destinazione Petra, se la situazione siriana non peggiora. Poi, dopo Petra, di grosso grosso avrei New York.

E poi una montagna di altri luoghi, come sempre. Tanto sognare non costa nulla.


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