ANNOUNO di Giulia Innocenzi, o della noia e della sindrome di Peter Pan: aridateci SAMARCANDA!

Creato il 11 maggio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Il nuovo programma di approfondimento politico condotto dalla pupilla di Santoro, Giulia Innocenzi, l’ho visto in registrata. Non ho intenzione di andare ad informarmi sul perché La7 e lo stesso conduttore di Servizio Pubblico abbiano deciso di sponsorizzare quest’operazione Peter Pan (una questione di convenienza economica? Politica? Re-styling renziano? Improbabile furia auto-rottamativa?), ma debbo dire che l’insolito affaire mi lascia perplessa. Per carità, il programma era godibile: la conduttrice, leggera come una farfalla (sotto ogni punto di vista), si muoveva al centro di una ideale tavola rotonda formata da una ventina di ragazzi rampanti che discutevano sul futuro del Paese e sul loro stesso futuro. Per inciso, uno di questi ragazzi era il nostro attuale premier, al secolo Matteo Renzi, seduto a cotanto tavolo con la stessa sicumera con cui siederà alle riunioni di emergenza del G8. Ciliegine sulla torta televisiva erano il solito incipit santoriano in forma di monologo tanto corposo da portare il telespettatore a guardare con simpatia la vecchia pratica giapponese del “seppuku”, i servizi informativi in esterna stile te-lo-do-io-il-68, l’immancabile analisi politica travaglica che cammina sempre sull’impercettibile linea rossa che nel nostro paese separa il comico politico dal grottesco quando non ridicolo.

Il problema? Il problema è che mi pareva di assistere ad una rappresentazione teatrale neppure troppo impegnata. Creata a bella posta per intrattenere il pubblico borghese di questi tempi (per lo più ex sessantottini di sinistra ex incazzati ma sempre satolli); un pubblico da oratorio parrocchiale, politically correct per elezione e convenienza, determinato a trasformarci tutti in chierichietti d’antan perché con l’arrivo del renzismo più vero l’ideale parabola di crescita civile e morale si è finalmente chiusa e questi non sono più quei tempi… Per inciso non sono più quei tempi dove era legittimo spaccare tutto perché c’era Berlusconi al potere. Sarà! Sarà ma io penso che quando alla politica si toglie la passione, la sana capacità di incazzarsi di brutto, resta poco e niente. Nulla, nisba, nada. Quando non di peggio, come in quelle società di business dove la critica operativa è relegata al ruolo di comparsa, di mugugno sussurrato dagli yes-men che circondano il capo. Sarà forse pure per questo che mentre la trasmissione procedeva e lentamente affondava nella retorica più demodé mi veniva il latte alle ginocchia e qualche scrupolo etico, morale. Che cazzo sei così? Mi dicevo. Ma non ti par bella questa nuova dimensione politica paradisiaca quasi, questo coro di angeli e di santi, questo “announo” dolce come una nutella esageratamente zuccherata, acriticamente libero. No, cazzo, non mi pare bello: Santoro, aridacce Samarcanda!

Featured image, logo di Samarcanda.


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