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Ma prima di parlare di guerra umanitaria e di dittature, Santoro si è tolto il sassolino dalla scarpa: prima parlando dello spot vietato di "Silvio forever". E' complicato, rischiare una sanzione, per una questione di diritti.
Ed è ancora più complicato dover rispondere agli insulti senza contraddittorio di Ferrara su Rai1.
"Ferrara è un artista talento puro, agli artisti non si può chiedere di giustificare quello che dicono".
Anche quando dicono cose senza senso: perchè Santoro ha solo fatto parlare De Magistris quando ancora si occupava delle indagini Poseidone (fondi europei sprecati in depuratori mai fatti) e Why Not (agenzie interinali che assumevano amici per posti nel pubblico). C'era dietro una richiesta di giustizia, di tutti i ragazzi calabresi che scendevano in piazza a manifestare.
Se poi una di queste inchieste è stata archiviata, dopo che è stata affidata ad un altro pm, che c'entra Santoro?
Non sapremmo mai come sarebbe andata a finire se De Magistris non fosse stato trasferito.
Ma tutto questo, Ferrara forse non lo sa. Infine, la dedica al giornalista di Radio Londra:
"Caro Ferrara, quando faccio qualcosa, dietro non ho l'ombra di Craxi, Berlusconi, del Vaticano o della Cia. Mi assumo le responsabilità e racconto le storie , e come vanno a finire".
La guerra in Libia.
La nostra pace è una cosa troppo importante perchè venga affidata ai nostri politici, quantomeno a tanti dei nostri poiltici che purtroppo senza essere stati scelti, ci rappresentano.
Politici come il ministro della difesa, che dava a Gino Strada dell'utopista perchè voleva la pace e perchè cercava di smascherare le ipocrisie della politica occidentale e italiana (dal baciamano alle bombe, dalla vendita delle armi, all'embargo). Il ministro che rispondeva battibeccando al commerciante di Lampedusa che chiedeva conto delle bugie che venivano raccontate sullo stato dell'emergenza sull'isola.
"La guerra umanitaria è la più grande bestemmia inventata da un presunto leader della sinistra" - queste le parole di Strada a Roma, all'incontro dei pacifisti all'Ambra Jovinelli. Le guerre appaiono nevitabili quando non si è fatto nulla, per anni per evitarle. Per anni si è andati avanti col silenzio sulle violazioni dei diritti, sulle violenzee poi quando il bubbone esplode si dice che la guerra è inevitabile.
Queste parole potevano aprire e chiedere la trasmissione: a questo ricatto non ci sto. Al ricatto della missione di guerra fatta per salvare delle vite (in Kosovo, in Iraq, in Afghanistan e ora in Libia).
"Sarebbe bello un mondo senza guerre", chiosava La Russa. E allora cosa si è fatto per evitarla? Perchè non si chiede ai paesi con cui intrecciamo rapporti militari, politici e commerciali (la Russia, la Cina, la Libia, tra gli altri), il rispetto dei diritti umani?
Con che coerenza si vendono armi per decenni ad un paese per poi dichiarargli guerra?
Mi interessa poco sapere quello che oggi stanno facendo i nostri caccia sui cieli libici, non mi appassiona molto il tema della strategia militare. Mi interessa sapere cosa si intende fare oggi, per affermare la democrazia nel mondo, senza le armi.
In studio, oltre al ministro, ospite l'onorevole Veltroni: pure lui dalla parte di quelli che criticano oggi l'atteggiamento dell'Italia con Gheddafi, pur avendo votato si al trattato di amicizia tra i due paesi.
C'è stato un ritardo della politica - ha spiegato Veltroni - sia dell'Italia che dell'Europa. Politica che non dovrebbe lasciare soli le persone nei paesi africani in rivolta, anche per evitare che in questi movimenti si infiltrino gli estremismi.
Gino Strada ha voluto ricordare un episodio della guerra fredda: il 27 ottobre 1962, con la crisi dei missili su Cuba, si richiò la guerra mondiale. Il tutto perchè un sommergibile russo colpito da una nave americana, stava per applicare il protocollo di risposta (il lancio di un missile). Fu il capitano in seconda a rifiutarsi di sparare: il mondo lo ha scoperto 40 anni dopo.
Possiamo andare avanti con un equlibrio di pace così fragile? Noi italiani siamo seduti su una polveriera: abbiamo 2000 bombe di Hiroshima nel territorio, perchè non si chide agli italiani cosa vogliono fare di queste bombe? Dal 2001 siamo passati da una guerra all'altra senza mai chiuderne una (escludendo l'Iraq).
A rispondere al fondatore di Emergency, il politologo Luttwak: Sarkozy vittima di protagonismo, Obama e il Pentagono non si vogliono immischiare troppo. Cina e Russia sono contrarie alla missione perchè vogliono affermare il loro diritto di ,massacrare i propri civili.
Infine, la Lega araba ha chiesto di proteggere i civili, ma dai suoi aeroporti non è partito nessun aereo.
La missione è, ovviamente, inevitabile (mica si può stare a guardare come dice Strada).
E quale è il ruolo dell'Italia allora in questo quadro? Il politiologo non lo dice e il politico glissa.
Ma l'impressione è che il silenzio di Berlusconi e la cautela di parte della politica italiana sia per avere poi un ruolo sul tavolo della pace, anche con Gheddafi stesso.
Quando si sente dire che l'accordo con la Libia è stato fatto per il bene dell'Italia viene da chiedersi che genere di idea della democrazia, i nostri governanti. E' questa la grande politica italiana?
Baciare le mani al reponsabile delle stragi di Lockerbie e che ha rinchiuso gli oppositori nelle carceri per poi ucciderli.
Infine la crisi umanitaria a Lampedusa.
Difficile commentare le immagini mostrate da Dina Lauricella: gente, persone come noi, gettati per terra, stremati per la traversata, ovunque ci sia un buco. Ci sono 5000 immigrati sull'isola: persone, non cose.
Possiamo chiamarli clandestini, come fanno i politici. Ma la sostanza della crisi non cambia.
A Lampedusa gli abitanti hanno paura dei propri politici: di Maroni che, come dicono loro, pensa a salvaguardare la padania.
"vogliamo andare ad una guerra tra poveri?" si chiedeva un giovane lampedusano, intervistato da Ruotolo, raccontando della tensione che cresce qui.
Una volta questi flussi si sapevano gestire, oggi invece si continua a dire "domani, domani".
Perchè?
Perchè la questione immigrati è ancora un gettone da spendere, per le future elezioni.
E allora, questi immigrati che scappano dalla crisi libica e dalla Tunisia, dobbiamo nasconderli, lontano dalle nostre città, riscaldate dal petrolio libico.
E i diritti? Domani.
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