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Come anche in altre puntate, anche ieri sera la puntata ha visto l'incontro tra i due fronti: quello del va tutto bene (o comunque l'Italia è messa meglio di altri paesi europei, abbiamo impedito che la crisi economica diventasse crisi sociale) e quella dell'avete sbagliato tutto.
Bersani e Formigoni (con una camicetta incredibile), e i giornalisti Giannini e Porro.
Per fortuna, come capita poche volte nell'informazione televisiva, c'è stato spazio per mandare in onda uno spicchio del paese là fuori.
La difficile condizione dei lavoratori del Sulcis: no, per loro non è vero che stiamo tutti bene.
C'è aria di rivolta in certe aree del paese (non è solo la Sardegna) e ogni volta si leva la domanda "cosa sta facendo la politica"?
Prima di dare questa, scontata risposta, nella puntata Santoro ha avuto modo di rispondere agli articoli dei giornali del cavaliere che parlano di rinvio a giudizio per Santoro, per alcune puntate passate della trasmissione (oltre che di dati auditel tarrocati).
Per rispondere a Libero, Annozero ha intervistato Emanuele Catino, che ha raccontato come è nata la bufala dell'attentato a Fini. Notizia inventata, che l'imprenditore ha raccontato a Belpietro. Notizia che è poi finita in prima pagina, senza un controllo, senz auna verifica.
Catino voleva dimostrare che si scrivono tante sciocchezze: d'altronde, commentava Santoro, giornalisti si diventa. Per qualcuno però, piano piano.
La guerra in Libia.
Per rispondere alla domanda sulla salute del governo, si è andati a sondare il pensiero della base leghista.
Ostile, come i suoi vertici (Castelli, Calderoli, Bossi), alla guerra: troppi sono i rospi che hanno dovuto ingoiare per colpa di Berlusconi. Le leggi ad personam, la genuflessione con Sarkozy (e le storie di Parmalat e Edison) e ora le bombe in Libia.
Cosa succederà?
Troppe volte abbiamo sentito la lega sbraitare per poi ammorbidirsi a B.: anche questa volta, il governo ha votato una mozione assurda, un punto di questa (la fine delle ostilità) è stato pure smentito dal ministro Frattini.
Ha sicuramente ragione D'Alema quando dice che la Lega ha lanciato un segnale al suo elettorato, in vista delle elezioni amministrative.
In attesa di vedere come va a finire, si inizia l'opera di sganciamento.
Bossi: "a Milano, se perde, perde Berlusconi".
La salute del governo.
Bersani ha parlato di tecniche di sopravvivenza: le nomine dei responsabili, le leggi sulla giustizia per proteggere il premier dai processi, la legge sul fine vita come arma di distrazione, il black out sull'informazione sul referendum sul nucleare.
Bersani ha detto di comprendere il disagio leghista (capisse anche il disagio dei elettori del PD): se la Lega non ci sta a far la guerra, deve prendere una scelta precisa.
Formigoni ha ribadito la sua posizione critica nei confronti della guerra. Contraria già anche alla concessione delle basi: noi non conosciamo quelle che succede nei paesi arabi. non basterà la fine di Gheddafi per mettere fine a questa guerra, che ha origine nello scontro tribale.
Sulle divisioni nel governo ha però ricordato come nel momento del voto il governo si sia mostrato unitario, mentre l'opposizione si è divisa.
Stesso concetto riportato dal giornalista Porro: le posizioni critiche alla guerra sono presenti in modo significativo nel pdl. B. ha assunto un onere (la decisione sui bombardamenti da parte degli aerei italiani) contraria a quella del suo elettorato, ma lo ha fatto per precisi obblighi nei confronti degli altri paesi della Nato.
E' una questione di credibilità e coerenza, come ha chiesto il presidente Napolitano, ancehe se è difficile.
Rimane da chiarire come mai certi scrupoli sulla pace non vengano per i bombardamenti (non italiani, ma della coalizione) in Afghanistan, o per la guerra in Iraq. Per le torture di Abu Ghraib e le prigioni di Guantanamo.
"O si va a messa o si va a casa", ha risposto Bersani: si devono spiegare le proprie scelte al paese. Perchè se si va via dalla Libia si rischiano i massacri da parte delle milizie di Gheddafi.
Putroppo, ha continuato anche Giannini, senza la Lega al nord non si vince, e questo spiega l'indulgenza che questo partito gode. Che non ha nessuna vena pacifista (sono quelli dei respingimenti in mare, degli spari cotro i barconi), ma semplicemente ha una visioneda piccola patria e non riconoscono l'adesione a nessun organo transnazionale, come l'Unione Europea o la Nato.
La mozione che si è votata è stata un compromesso all'italiana, per prendere tempo. Ancora una volta, si aspetta il voto delle elezioni.
Ancora una volta, si vuole tenere il piede in due scarpe: il baciamano a Gheddafi e la guerra con Sarkozy.
Il federalismo e l'aumento delle tasse.
Padroni a casa nostra e la proposta di Tremonti di concedere per 99 anni le spiagge ai privati.
Sicurezza e tolleranza zero e poi il processo breve che renderà impuniti molti reati.
Ruotolo a Carbonia.
Il Sulcis sta vivendo un momento di crisi, per la chiusura di importanti aziende (Euroallumina, Alcoa) che hanno messo in crisi anche il settore del commercio, gli artigiani e le partite iva.
Qui si sta creando uno gruppo di protesta che vede assieme commercianti, pastori, artigiani: tutti contro i politici che trovano il tempo di fare la guerra alla Libia ma non trovano tempo per risolvere i nostri problemi - gridava Felice dall'anfiteatro a Carbonia.
Qui le persone sono strette dalla morsa delle tasse da una parte, e dalla crisi dall'altra: o si pagano le tasse o si fa la spesa.
Tasse che, se non pagate, portano a situazione paradossali per cui Equitalia (oltre a chiedere un aggio per il suo lavoro) può ipotecarti la casa e metterla all'asta.
Da una parte i grandi evasori che hanno goduto dello scudo fiscale, per cui sulle tasse non pagate hanno pagato solo il 4% (e niente strascichi penali). Dall'altra parte queste persone, trattate come evasori, ma che evasori non sono.
Chi non riesce a pagare le tasse, non è un evasore.
Perchè anche loro non hanno goduto dei benefici concessi agli allevatori padani, per le multe sulle quote latte?
Se fino a qualche anno fa la politica se la poteva cavare con "telefono a Putin e domani ho risolto", "telefono a Scaroni e risolvo" (all'epoca delle elezioni in Sardegna), oggi le persone non vogliono sentire ragioni.
Vedremo se, tra una modifica della costituzione, un processo breve, e una riforma della giustizia, la maggioranza troverà tempo per spegnere anche questa bomba sociale.
L'intervento di Travaglio.
Le vignette di Vauro.
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