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Ansie inutili

Da Ignominia
 
ultimamente si sente parlare della fine del mondo, casualmente per strada si menzionano predizioni più o meno antiche che anticipavano le sventure metereologiche, geologiche e astronomiche con la casualità di chi predice se domani pioverà o meno dal cielo a pecorelle o dal rosso di sera. E' vero che di quà e di là, i colpi hai reni dati della nostra realtà sono notevoli, e pare che il cielo ci stia cadendo davvero sulla testa, specie dopo le piogge alluvionali della scorsa settimana, ma se ci mettiamo a vedere nero, ci facciamo predere dallo sconforto e dal panico cosa otteniamo? La teoria espressa nel grafico qui sopra è più facile da predicare che praticare, non tutti riescono a scordare le bollette da pagare, i debiti che crescono, i figli che non trovano lavoro, i prezzi che aumentano e le pressioni psicologiche al di fuori di questa realtà non sono migliori.  Ma bisogna cercare di mantenere un minimo di fiducia nel domani, del fatto che c'è sempre stato un equilibrio nella storia del mondo, anche in quella dei periodi peggiori. Come ogni tempesta finisce per passare, e dobbiamo guardare avanti e non perdere la testa per quanto possibile se vogliamo sopravvivere.

Mi aiuta in questo ricordare che i nostri avi sono passati attraverso ben altri problemi. Pensateci un momento alle loro realtà: gli anni passati in trincea della Grande Guerra; i campi di concentramento della seconda; il freddo e le privazioni dei soldati nella campagna di Russia; la deportazione e il lavoro forzato di chi non andava in guerra; i bombardamenti, un mondo in fiamme, la fame. E poi la paura di una guerra nucleare, la guerra fredda, i conflitti ideologici in bianco e nero fino alla nostra vita che a paragone sembra gioco da ragazzi se vogliamo essere onesti. Questo per andare indietro di meno di un secolo. 

I sopravvissuti di quei tempi, li trovi qui ancora qui oggi, seduti a prendersi l'ultimo sole sulle panchine sotto i portici, a fumarsi un ennesima sigaretta che non li ha ancora ammazzati o a bersi un bicchiere prima di pranzo discutendo di politica, come al solito. Li vedi sorridere e scherzare e uno si dimentica chi sono, ma quando uno si ferma a pensarci nopn si puà non domandare come facciano, con quello che hanno visto, a sorridere ancora.  Ma sorridono perchè tutto passa e a tutto si sopravvive, in qualche modo. 
Non conosco le piaghe interne che possono avere questi vecchi, non sento quello che provano al ricordo, se preferiscono non pensarci, oppure se si sforzano a rammentare per tenere in vita quelli che non ci sono più, o perchè il ricordo è oramai parte integrante di ciò che sono. Ed è questo coraggio di vivere, di sopravvivere gli orrori passati che gli fa onore, che li rende eroici. E io vorrei credere che anche noi nascondiamo dentro questo coraggio. Quello di credere che possiamo cambiare le cose anche se diciamo agli altri che non cambierà mai, che è impossibile, che il sistema è corrotto. Anche se ci accaniamo quasi nel sottolineare la mala sorte come predizione di sventure che ci meritiamo per essere così vergognosamente indegni. Come se godessimo all'idea di venir puniti per tutto quello che il nostro genere è capace di infliggere su se stesso. 
Ma se invece dell'autoflagellazione e dell'avvilimento ci si tirasse su le maniche e ci si desse una mano non sarebbe più costruttivo? O per lo meno, sforzarsi di sorridere per farsi coraggio gli uni con gli altri? E' anche possibile che se finiamo tutti nel fango più profondo, come in Liguria e nella Lunigiana, ci sia la possibilità di ritrovare quell'umanità e comunità di intenti che abbiamo perduto... Non sarebbe nè il primo nè l'ultimo disastro ad avere uin effetto miracoloso. 
Se nell'era dell'informazione pare che ce ne sia troppa, di quella inutile e distruttiva, che ci lavora ai fianchi mozzandoci il fiato che facciamo? Gettiamo la spugna o iniziamo a lavorare di gambe come fa un vero campione? Prendiamo esempio dai nostri anziani e sopravviveremo anche questa " fine del mondo".

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