Anteprima "Le Vacche di Stalin" di Sofi Oksanen
Pubblicato da Francesca Rossi I regimi possono condizionare la vita di chi li subisce fino alla paranoia. Il romanzo di Sofi Oksanen mostra proprio il dominio capillare delle dittature e la fatica che si fa a fuggire e, in seguito, a ricostruirsi un’identità senza che i fantasmi del passato tornino a tormentarci. “Le Vacche di Stalin”, un romanzo crudo di verità storiche.Titolo: Le Vacche di Stalin Autore: Sofi Oksanen Casa Editrice: Guanda Collana: Narratori della Fenice Pagine: 486 Prezzo: 19,50 Data di uscita: 15 marzo 2012 Trama La voce narrante di questo romanzo è Anna, vent'anni appena, che vive in Finlandia e porta dentro di sé i segni drammatici della Storia che passa sugli uomini e sulle donne e li stritola, incurante. Anna è di padre finlandese e di madre estone. Katariina, questo il nome della madre, ha sposato, infatti, come tante sue conterranee, un finlandese soprattutto per sfuggire al regime sovietico, e Anna fin dall'infanzia si è vista obbligata a negare le proprie origini estoni, la parte di sé che sente più vera, soprattutto per il ricordo della nonna Sofia e delle vacanze trascorse con lei. E il male di vivere che la distrugge si traduce per Anna in una divorante anoressia...
Supponiamo che il nostro Paese di colpo diventi una sorta di macchina che sa tutto di tutti, in cui non è possibile pensare o desiderare liberamente e dove il meccanismo di omologazione sia una pressa che schiaccia menti e corpi. Avremo, cosi, solo una pallida idea della definizione della parola “regime” e, in riferimento a questo struggente romanzo, del regime sovietico. In questi casi si può scegliere di accettare il proprio destino, oppure di fuggire. Talvolta, però, non si può neppure scegliere. Se la fortuna concede una possibilità per rifarsi una vita altrove, può sembrare che il peggio sia passato. In realtà le cose non stanno proprio cosi: abbandonare il proprio Paese, la vita a cui si era abituati, i volti e gli ambienti familiari non è per niente una passeggiata; in special modo quando non si sa se ci sarà mai una speranza di tornare o se si avrà il privilegio di vedere la propria nazione uscire dall’abisso.
Bisogna farsi forza e buttarsi nell’ignoto, alla ricerca di una vita migliore, ma il desiderio di affermare la propria identità in un mondo estraneo e di ritrovare se stessi e la libertà pur essendo disorientati è una sfida che richiede grande energia. Questo è ciò che accade alle protagoniste del romanzo di Oksanen: il confine tra Estonia e Finlandia rappresenta la libertà dal regime comunista e dai terribili campi di prigionia siberiani. Katarina, la madre di Anna, non riesce a scrollarsi di dosso la paura di essere scoperta, di ritornare a quel mondo opprimente e inizia, cosi, a cancellare ogni traccia del suo passato estone. Anna, invece, ha interiorizzato quell’ansia e a farne le spese è il suo corpo, che oscilla tra bulimia e anoressia. Cosa sono, in fondo, queste malattie se non una forma di controllo coercitivo e totale su se stesse? Un rigore portato agli estremi, un vero e proprio “regime”, parola chiave di questo romanzo. Le due donne dovranno cercare di liberarsi dall’angoscia e dal senso di sradicamento che percuote le loro anime, perché solo cosi saranno davvero libere di rifarsi una vita. Il romanzo di Oksanen analizza con grande precisione il periodo del comunismo in Unione Sovietica fino alla caduta, soffermandosi, con linguaggio crudo e diretto, su una parte di Storia che ha coinvolto moltissime esistenze e avuto un peso politico e sociale ancora oggi studiato e dibattuto.
Un estratto dal libro
"Col grasso non è il caso di fare troppo gli schizzinosi, di fermarsi alle piccole dosi. Quando è festa è festa. Pane, ovviamente, formaggio, del più sostanzioso, confettura d’arance, biscotti d’avena, biscotti al cioccolato, stecche di cioccolato, pizze, schiacciatine al riso, torta all’arancia, brioche alla cannella scongelate, gelato mango e melone... Il forno acceso, il caffè sul fuoco, il burro in tavola, perché si ammorbidisca... il burro ci vuole, burro vero, quando si fa una seduta solo burro... mettere su della musica e staccare il telefono. E via con la crapula. Mi piace cominciare coi gelato. L’esperienza mi ha insegnato che non si può attaccare col pane, se sei stata tanti giorni senza mangiare... Dopo un digiuno, impossibile vomitare il pane, anche se ti ficchi tutta la mano in gola. Il gelato è il lubrificante ideale, fa uscire la massa dallo stomaco che è una meraviglia, e dopo tutto va da dio. E poi il gelato va bene anche per le più perfette sedute volanti: un gelato appena vomitato ha lo stesso gusto e lo stesso aroma di un gelato fresco. Poi, dopo, si continua con pane e burro, senza bere, perché bere sul pane crea difficoltà al rigetto, al contrario di quanto si potrebbe immaginare... Tra la la la la... pa dam pam pa pa... stupendo... un due tre pane, un due tre formaggio... le pizze pronte nel forno... e allora pizza e un due tre in bocca e in bocca e in bocca, e via con le brioche nel forno..."L'AUTRICE Sofi Oksanen è nata nel 1977 in Finlandia, ma è di origine estone. Le vacche di Stalin, suo romanzo d’esordio, è stato finalista al Runeberg Award, uno dei più prestigiosi premi letterari finlandesi. La purga ha ottenuto i riconoscimenti: Nordic Council Literary Prize, Finlandia Award, Runeberg Award, Prix Femina, The European Book Prize.