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Anti Workshop

Da Aboutaphoto

Anti Workshop

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Un post quasi al vetriolo: ormai il Natale è passato, non mi rompete le palle con la storia che bisogna essere tutti più buoni.Siamo quasi alla fine del 2010 e ci si comincia a scatenare con le proposte del workshop di qui e il workshop di là e poi la lettura portfolio e se ti va bene anche lo shooting e così via con “tucc i madonn” come direbbe mio papà. Dunque cosa è esattamente il “workshop”? Se che l'è chel rop lì (sempre mio papà)? In teoria è un laboratorio, seminario, full immersion dove in 3 giorni impari: tecniche-trucchi-stile-segreti del mestiere-post produzione-commercio delle proprie foto; in pratica arrivi con la
compattina che hai trovato sotto l'albero o col bestione di cui non sai neanche da che parte è l'obbiettivo e te ne vai Salgado. Intanto comincia a sganciare 400 euro. Ecco ecco, calma, lo so che non è sempre così; lo so che ci sono workshop per vari livelli e anche per professionisti o aspiranti tali... che mi preoccupano ancora di più... perché partecipano dei ragazzi che se la cavicchiano pure e che vanno lì con la speranza che il guru della fotografia di turno li noti e gli dica: “Sei bravissimo, ho un lavoro per te, vieni a farmi da assistente!”. In realtà cosa succede? Che il guru della foto c'è, un intoccabile, c'è anche una modella, c'è un set e ci sono delle lezioni, risultato: 30 portfoli tutti uguali. Sempre che non te li ritrovi in giro per le Langhe a immortalare i ricci delle castagne.
Un'altra riflessione mi è venuta in mente leggendo un articolo di Michele Smargiassi. Recentemente nel suo blog, rispondendo a fotografi che si lamentavano del fatto che gli erano state rubate foto da Flickr senza attribuirgli credits e men che meno soldi (figuriamoci), diceva in sintesi: se un pasticcere manda in giro torte in una scatola sottile, con all'interno un assegno da rispedire firmato da chi le voglia mangiare, poi non si può lamentare se il popolo diventa iperglicemico e lui povero. Ora, accetto anche il ragionamento, però PERO': 1) devi fare il workshop e pagare 500 euro per 3 giorni, 2) ti rubano le foto che esponi in un social network e devi ringraziare se ti mettono la firma sotto, 3) ci sono decine e decine di riviste, magazine e siti che sopravvivono grazie a servizi (a volte splendidi) che i fotografi inviano gratis sulla scia del “devi fare la gavetta”; ma quand'è che uno ha il sacrosanto diritto di chiedere di essere pagato?! Per carità ognuno fa quello che vuole, ma, il mio modesto, modestissimo parere è che se proprio proprio volete spendere 500 euro, fatevi un viaggio, prendete una boccata d'aria fresca. E se non li avete da spendere, viaggiate con la testa, andate a vedere cosa succede su Foto8 e su 10x15; nel resto d'Europa mica c'è quella noia mortale che si respira qui. Guardate, per esempio, Erica Lucy, cosa riesce a tirar fuori dal suo piccolo sotterraneo senza tante menate!

Anti Workshop

E. Lucy, sx-70

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E. Lucy, The tow of us, togheter

Naturalmente negherò di aver detto ciò nel caso mi offrissero di organizzare un workshop, anzi no, mi impegnerei seriamente, cercando di non prendere in giro nessuno: è questo che mi frega. 

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