Le Edizioni Agemina è una piccola casa editrice fiorentina. La sua Antologia di Poesia civile, appena uscita nella Collana La Fenice al prezzo di € 10,00 , conferma l’antico adagio che vuole il vino buono ospitato nelle botti piccole.
Nelle intenzioni della curatrice Pina Vicario, l’Antologia si pone come obiettivo precipuo quello di contribuire al miglioramento e al rinnovamento della società, in un momento in cui l’Italia si trova oltraggiata dai politici all’interno e bersagliata dagli speculatori della finanza internazionale (aggiungo di mio che non escluderei un rapporto di causa-effetto tra le due cose).
L’Antologia si apre con un’ampia sezione dedicata ad alcuni grandissimi poeti d’ogni tempo: Orazio Flacco, Giacomo Leopardi, Giuseppe Ungaretti, Pablo Neruda e Charles Baudelaire tra gli altri; cui segue una seconda e più corposa sezione dedicata ad alcuni poeti contemporanei, più o meno noti (ma questo, credo, ha scarsa importanza).
Scelta non facile , quella di scegliere dal coro dell’umanità più inquieta e profonda, proveniente da mondi ed epoche diversi, le voci da associare e fondere con quelle dei poeti di oggi; anche se possiamo definirla riuscita.
Ma davvero esiste un filo comune che possa collegare la struggente riflesssione leopardiana sul significato della nostra presenza sulla terra, alle voci, meno eloquenti ma altrettanto disperate e appassionate, di tanti poeti contemporanei che scagliano i propri strali contro una società ostaggio di potenti ignoranti, insensibili e arroganti?
E che cosa unisce l’arguta invettiva oraziana contro l’opulenza che rinnega le tradizioni ell’onesto vivere dell’antica società romana?
La risposta è affermativa. Il filo comune esiste e si chiama solitudine. Solitudine e sdegno contro la crassa ignoranza di chi si arroga il diritto di dominare il mondo con la prepotenza.
All’elegante, melodioso e profondo canto di un pastore errante dell’Asia dell’eccelso Leopardi, fa eco il grido di solitudine di tanti poeti contemporanei che hanno deciso di uscire allo scoperto, stanchi di essere ignorati, stufi di vivere in un mondo dove la poesia è una cenerentola, relegate dalle sorellastre senza grazia e senza arte (c’è bisogno che citi la televisione, coi suoi stolidi programmi dove uno spacco di gonna è il massimo della profondità immaginabile?) in un oblio di attesa senza speranze.
Insomma una iniziativa tanto riuscita quanto lodevole.
Il Manifesto di Napoli abbraccia affettuosamente tutti i poeti presenti nella Antologia e idealmente li associa nell’impegno statutario per il recupero dei valori autentici della vita, condividendo con loro i sentimenti di lotta sociale contro una società che può e deve trovare nella Poesia una via di riscatto.
Per saperne di più:
http://www.edizioniagemina.it/antologia-di-poesia-civile.html