Mancuso in un articolo apparso su Repubblica, dopo aver elogiato Scola (“fine intellettuale, dottore in filosofia e teologia con pubblicazioni importanti”), ha sostenuto che la scelta di Benedetto XVI sia stata «un’umiliazione pesante, forse l’ultima, per il cattolicesimo democratico». Secondo lui, il Papa ha voluto dare un netto taglio ai «cattolici progressisti di questo paese» (chiamati anche “cattolici adulti”), togliendo loro i riferimenti. Socci ha risposto che «se così stessero le cose, dovremmo concludere che il papa ha deciso di restituire a Milano il cattolicesimo tout court, senza aggettivi. E ci sarebbe solo da rallegrarsene». Contro il “sedicente cattolico” Mancuso si è schierato ieri anche Avvenire, il quotidiano della CEI, che si è opposto all’idea di una Chiesa progressista perché «di sicuro di Chiesa ce n’è “una, santa, cattolica e apostolica”. E quell’”una” con tanto di virgola che la segue vuol significare “una sola”. In ogni caso, e teologia a parte, non si capisce in Mancuso il perché di questa preoccupazione “progressista”». Conclude con un’ironia sul nostro Vito anticlericale: «nella Chiesa il progresso è solo quello verso la santità e Mancuso, collocandosi così a cavallo tra il politico e il teologo, appare piuttosto come una sorta di chimera culturale: un inedito teopolitico». Informiamo che anche Paolo Flores D’arcais si è stranamente schierato contro Mancuso, sostenendo invece (in modo molto educato, cosa altrettanto inedita) che il Papa ha fatto una scelta così radicale e antitradizionale per segnalare ai cardinali chi desidera come successore.
Antonio Socci racconta anche della sua partecipazione il 1/6/11 alla trasmissione di Rai3 “Le Storie“, programma condotto da Corrado Augias. E’ stato invitato a presentare il suo ultimo (e consigliato) libro “La guerra contro Gesù” (Rizzoli 2011). Rivela che «sapevo che il salotto di Augias non è affatto neutro e che il conduttore, pure lui giornalista di Repubblica, è animato da forti sentimenti anticattolici (che scatenano ricorrenti proteste su “Avvenire”)». Nel suo libro Socci “pizzica” addirittura alcune assurdità scritte da Augias per diffamare il cristianesimo. Anche noi lo abbiamo fatto in Ultimissima 28/4/11.
Socci continua: «Non mi sono stupito quando i curatori del programma mi hanno informato che in studio era stato chiamato pure Vito Mancuso. Mi ha divertito che Augias avesse voluto “un rinforzo”. Augias – per sentirsi ancora più al sicuro – ha deciso di procedere così: lui poneva una domanda, solitamente molto dura con la Chiesa, spesso una requisitoria. Io ero chiamato a rispondere e Mancuso poi era invitato a replicare alla mia risposta. Cosicché avevano sempre la prima e l’ultima parola. Ha fatto sistematicamente così». La puntata in questione è possibile guardarla cliccando su questo link. E infatti si può constatare che sono passate senza replica le varie depravazioni di Mancuso (e di Augias), come il fatto che il “monoteismo” sia fonte inevitabile di intolleranza o che il peccato originale sia stato “inventato” da Sant’Agostino per colpevolizzare gli uomini, quando in realtà è già presente in San Paolo ed è solo una spiegazione (la più ragionevole) della infelice condizione umana che tutti hanno sperimentato, dai filosofi greci agli illuministi del ’900. Ma a cui Dio ha voluto rispondere facendosi uomo. Socci approfondisce il discorso sul suo blog.
Un’altra scorrettezza di Augias è stata quella di non avvertire Socci che assieme al suo libro sarebbe stato presentato quello di Matthew Fox (“In principio era la gioia”), cioè il Vito Mancuso americano. Dice Socci: «L’ho infatti scoperto lì, direttamente in trasmissione». Il libro di Fox, oltrettuto, è «pubblicato in una collana curata da Mancuso stesso. Ovviamente un libro contro la dottrina cattolica. Non essendo stato informato, come era doveroso fare, mi sono trovato a dover discutere di un testo che non conoscevo, mentre Mancuso sapeva in anticipo che si sarebbe trattato del mio libro. Il volume di Fox peraltro serviva ad Augias solo ad alimentare la polemica anticattolica, perché – ho scoperto in seguito – era già stato presentato in quella trasmissione». Qualche mese fa Massimo Introvigne, dopo aver confutato il suo pensiero, ha definito l’ex frate domenicano Matthew un “vecchio trombone”.
Conclude il giornalista cattolico: «Ma quanto sono insicuri dei propri argomenti se devono ricorrere a questi miseri sistemi? Perché sono così impauriti da un confronto libero e paritario? Naturalmente io ho detto comunque alcune cose e – stando alla quantità di mail che ho ricevuto – credo di averlo fatto anche in maniera efficace».Verso la fine della trasmissione diamo atto a Mancuso di aver avuto un ricordo di cattolicità, quando ha sostenuto che i diversi racconti presenti nel 4 Vangeli sono una dimostrazione di autenticità. Non sarebbe infatti possibile sostenere che quattro falsari abbiano deciso di scrivere quattro storie diverse (e spesso contraddittorie) dello stesso fatto.
Ricordiamo comunque che molte delle fantasticherie anticattoliche di Mancuso sono riportate nel consigliato volume di Vincenzo Vitali intitolato Volti dell’ateismo. Mancuso, Augias, Odifreddi, alla ricerca della ragione perduta“ (cfr. Ultimissima 27/9/10