Non potevo non leggere Per Isabel. Un mandala di Antonio Tabucchi (Feltrinelli, 119 pagine). È la storia di una donna scomparsa di nome Isabel e di un uomo già morto, che la cerca. Dell’uomo sappiamo il nome, si chiama Tadeus, e sappiamo che viene da Sirio. È un fantasma Tadeus… sì avete capito un fantasma, tanto che quando un fotografo gli scatta una foto con una Polaroid lui non compare nell’inquadratura perché, semplicemente, non esiste.
Anche di Isabel sappiamo poco, sappiamo che veniva da una famiglia nobile portoghese, che dipingeva finestre, finestre con le imposte chiuse, con le imposte aperte, finestre con le tende, sempre e solo finestre mai che dipingesse una figura umana affacciata perché le figure, diceva, rovinano il mistero, sappiamo anche che i genitori di Isabel erano morti in un incidente d’auto, che da ragazza aveva aderito al partito comunista e…. poco altro sappiamo di lei.
Ora Tadeus la cerca. Nel suo itinerario terrestre, ha un solo obiettivo, sapere che fine ha fatto Isabel ma non proprio…vuole sapere la Verità di questa donna. Come inseguendo le onde concentriche di un mandala, Tadeus-Tabucchi accompagna il lettore attraverso nove cerchi, si muove dentro e fuori di essi, passa leggero accanto alla figura di Isabel, a volte la sfiora, a volte trova aperture e spazio per scorgerne il segreto, ma non il centro, mai il Tutto, mai la Verità.
Chi è stata Isabel? E dov’è ora?
A poco a poco scopriamo che Isabel si faceva chiamare anche Magda, che era entrata in clandestinità (forse), che aveva avuto una gravidanza e aveva abortito (forse), che era stata torturata in carcere (forse), che si era suicidata in una pensioncina di Campo de Ourique 77 mentre guardava la Basilica dell’Estrela “bianca come un biscotto”, immersa nella luna bianchissima del cielo di Lisbona. È un fiume che scorre e ci trascina questo romanzo, di pagina in pagina, di mistero in mistero, di sorpresa in sorpresa. E mentre attraversiamo Lisbona, assaporiamo liquori, ascoltiamo Sonny Rollins, penetriamo nelle pieghe di una storia che l’autore spinge oltre i limiti del reale servendosi dei nove curiosi personaggi cui Tadeus si rivolge per arrivare al centro del suo mandala.
Governanti, preti, musicisti, poeti…
Tutti sono specchi obliqui della vicenda umana di Isabel, ne riflettono un aspetto: la signora Brigida, il vecchio barman Joachim, il signor Almeida, il fotografo Tiago, Manuel il guardiano della grotta di Camões, l’astronoma Lise che ha perso un figlio e insieme al figlio ha perso i confini di sé, infine il Violinista matto che da Napoli dirige il misterioso percorso di Tadeus. Sarà lui ad accompagnarlo finalmente al cospetto di Isabel. Che è morta sì… ma c’è anche se non c’è. Isabel vive perché “la morte è la curva della strada, morire è solo non essere visti”.
Tabucchi è ora dietro la curva
È scomparso poco più un anno fa questo nostro grande scrittore. E nei suoi libri non smettiamo di cercarlo, percorriamo i cerchi successivi di questo suo romanzo postumo e nel frattempo anche noi, come Tadeus, comprendiamo che il centro di ogni uomo è nient’altro che il nostro: il nostro Nulla. Che a sua volta è il nostro Tutto. Perché la Verità di ciascuno di noi non esiste, inutile cercarla…a malapena si intravede sul telaio della nostra esistenza.