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Antropologia del ristorante modaiolo

Creato il 15 marzo 2014 da Martinacipriaretro

Ristoranti. Talvolta può far bene staccarsi dai propri luoghi del cuore e sperimentare qualcosa di nuovo (specialmente se invitati!).Venerdì sera: ristorante volutamente elegantone, modaiolo e un po’ pacchiano, la sala è affollata delle più divertenti espressioni umane, inizia l’osservazione. Tavolo a nord est: tre donne sulla quarantina, chiaramente l’ “uscita ragazze”. Una ha un taglio demodé primi anni Novanta, vistosa maglia con stampa urbana e si guarda intorno con fare indagatorio. La seconda, morbida e molto classica, avvolta nel suo sicuro twin set, sembra nascondersi dalla folla dietro alla terza esuberante amica. La terza, ah la terza. E’ lei che tiene banco, la carismatica. Quelle donne di cui non ti ricordi né l’aspetto tantomeno il gusto perché prevale un savoir-faire generale che fa scordare il resto. Racconta qualcosa di divertente, gesticolando vivacemente e le sue interlocutrici sono incantate ma nel frattempo la scrutano con attenzione: uno screening trucco-parrucco, abbigliamento, spietato. Feroci, le ragazze.Tavolo a nord-ovest: la comitiva di amici brillanti. L’avvocatessa, l’architetto, il ricercatore, la giornalista e chissà cos’altro! Impossibile focalizzarsi sul gruppo perché l’attenzione la cattura tutta lui: un uomo robusto e femmineo, impeccabile completo da uomo scuro vivacizzato dalla sciarpina multi-color e dall’occhiale di tendenza. E’ tutto un gridolino e un “non ci credo!” “ma davvero?” “caro, cara..”. L’omosessualità stereotipata. Sto per continuare l’osservazione quando arriva il vero protagonista della serata: un uomo sulla cinquantina con occhiali scuri, vistosi gioielli e giacca con bordo in visone. I “bravi ragazzi” non sono nessuno. Non ha bisogno di parlare, entra e già gli indicano tavolo e combriccola. Il boss.Sud- est. Entra la famiglia multietnica. Lei, nera, fisico mozzafiato, imbarazzatamente bella. A seguito un amore di bambino sui 6-7 anni che sorride con educazione alla donne che lo guardano con tenerezza. Antropologia del ristorante modaioloIl marito, bianco, alto, smunto e ossuto procede con passo incerto e con le spalle ricurve dietro a questa massima espressione di bellezza umana.Sud- Ovest. La coppia alla prima uscita. Lui nervoso, imbellettato nella camicia nuova scura. Lei ha la smorfia di chi non importa di niente e nessuno, sembra capitata lì per caso, della serie “Non avevo niente da fare”. Si toglie la giacca. Un abito scollato con maniche corte, gambe nude e tronchetti alti. E’ un po’ troppo per il suo cavaliere che la guarda con disappunto e un po’ deluso. Come risposta inizia a perlustrare la sala alla ricerca di altre ragazze. Too much.E le fanciulle alle 22,00 arrivano, con micro short, tacchi altissimi con plateau doppi-tripli-quadrupli, lacci sadomaso. Maquillage azzurrati, ciglia finte, ondeggiano tra un tavolo e l’altro lasciando inviti per le discoteche.L’ultimo sorso di vino e capisco che per me è ora di andare, troppa mondanità tutta concentrata. E voi care cipriaretroiste? Cosa mi raccontate delle vostre cene nella jungla urbana?

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