Ne L’Anticristo, Nietzsche se la prende con Martin Lutero perché, nel momento del superamento del cristianesimo nella sua sede, quando il cristianesimo non sedeva più sul seggio del papa e a Roma c’erano i Borgia lui, anziché lasciare che il momento straordinario facesse il suo corso, attaccò il Rinascimento e ripristinò il cristianesimo.
Mutatis mutandis, io provo sentimenti simili nei confronti di papa Francesco.
Ratzinger, per quanto lo si potesse considerare colto e intelligente, non era il papa giusto: freddo, intransigente, troppo intellettuale. Veniva ammirato più che amato e appariva decisamente conservatore. Anche il momento non era dei migliori per la Chiesa, tra scandali di pedofilia e questioni finanziarie, e la resistenza continua della società a una morale sessuale intollerante e antiquata.
Con Ratzinger papa, tutti i nodi potevano venire al pettine, le vergogne emergere, l’istituzione vacillare. Si poteva aprire una nuova era.
E invece ecco che Ratzinger si dimette e al suo posto subentra Bergoglio: l’esatto opposto. È simpatico, umile, comprensivo. Un papa contrario ai privilegi, vicino agli ultimi, un papa di sinistra – fin dal nome che si sceglie. Papa Francesco si mostra subito a rifiutare privilegi e rigidità, a voler mettere ordine in uno scandalo dopo l’altro, ad ascoltare, a capire e ad aprire le braccia verso nuove categorie di pecorelle smarrite. Gli omosessuali, per esempio. O le donne che hanno peccato.
E a questo punto, mentre circola la notizia delle ‘aperture’ del papa, il mio sospetto prende forma: questo nuovo capo della Chiesa, simpatico e affabile, sta facendo un danno maggiore del suo predecessore. Sta rimettendo in piedi un’istituzione che si stava allontanando sempre più dal mondo, che poteva forse, finalmente, venire superata.
Leggiamo l’ultima intervista. È quella che ha fatto scalpore perché il papa dice che la chiesa non può insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Sono d’accordo. Tra l’altro, Gesù Cristo non disse mai una parola né sull’aborto, né sugli omosessuali, né sui metodi contraccettivi.
Nell’intervista a La civiltà cattolica, quando gli viene chiesto di presentarsi, Bergoglio risponde: io sono un peccatore. E già qui, scusate se sono poco originale, vedo il primo problema. Un uomo di successo, capace, pieno di buona volontà, senza specificare quali siano le sue colpe le usa già per presentare se stesso nella sua interezza. Io sono un peccatore. Questo è il cristianesimo: un rovesciamento. Una negazione della vita. La vita incomincia con la colpa e si riassume nella colpa. Mi dispiace: Nietzsche ha ragione. Dal punto di vista di un cattolico, se l’uomo più importante, il punto di riferimento, la guida, quello che ha avuto il suo incarico supremo direttamente da Dio, è innanzitutto un peccatore – allora io cosa sono?
Non sto dicendo che chi sta in alto è necessariamente meglio di chi sta in basso, e che dovremmo osannare i primi e mortificare gli ultimi. Personalmente tra l’altro non credo né in primi né in ultimi. Ma ancora meno credo in questo perenne rovesciamento cristiano (molto ipocrita tra l’altro se si studia la storia europea o si conosce un buon numero di cattolici osservanti) per cui un essere umano, a immagine e somiglianza di Dio, è comunque prima di tutto e nonostante tutto un peccatore. Questa non è umiltà. È follia.
Poiché è così totale, una definizione simile non lascia spazio al miglioramento, semplicemente mortifica la nostra umanità in quanto tale. È siccome è estrema e pesante da sopportare, spesso produce nei cattolici l’atteggiamento opposto, nei confronti degli altri e soprattutto di chi non crede: io sono un povero peccatore… ma tu di più.
Ribadisco: papa Francesco mi sta istintivamente simpatico. Nemmeno dubito della sua sincerità. Per queste sue qualità umane, che mi sembra facciano presa su tutti, per il suo atteggiamento aperto e comprensivo, affermazioni come quelle successive diventano così insidiose. Dice infatti, più avanti nell’intervista: se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla (…) l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona (…) mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”. Bisogna sempre considerare la persona. (…) Bisogna accompagnare con misericordia.
Cosa significano queste parole? Per capirlo provate a sostituire omosessuale con ‘eterosessuale’: l’intero discorso non ha più senso. Il fatto che questa sia considerata un’apertura degna di nota da parte del papa mostra quanto indietro, quanto intollerante e quanto in difficoltà sia il cattolicesimo come istituzione. Per quanto riguarda l’omosessualità al giorno d’oggi, ormai il minimo che mi aspetto da chiunque, come reazione, è: “quella persona è omosessuale? Ok.” Non c’è davvero nulla da dire, nel mondo del 2013. Nel mondo cattolico, ancora dobbiamo subire queste manfrine: eh, sì, ma poverini, sono figli di Dio anche loro. E questo sarebbe il papa rivoluzionario.
Mettiamo anche che il papa abbia la migliore posizione possibile nei confronti degli omosessuali, cioè che li consideri esattamente alla stregua degli eterosessuali. In questo caso, non può dirlo. La Chiesa non è solo lui, né solo i fedeli: ci sono gerarchie potenti che esprimono il proprio malcontento, come tra l’altro il papa dice chiaramente, se le posizioni espresse sono troppo moderne. Mi sembra che ci sia un ricatto molto mondano in questa istituzione spirituale. Persino nei confronti di chi parla a nome di Dio.
E quindi gli omosessuali, che magari speravano in una parità totale, fanno solo un piccolo salto di qualità: ora sono da accogliere con misericordia. Se io fossi tra loro, mi sentirei ancora più offesa da questa nuova versione, e non solo perché è in contraddizione con quella di prima (Dio: deciditi, o almeno fatti capire da questi emissari che ti scegli). L’idea che qualcuno vada oltre la tua omosessualità, ti guardi con misericordia, affetto, soprasseda sulla tua identità problematica… beh: meglio essere oppressi. Almeno ci si può ribellare. Questa tolleranza caritatevole non lascia nemmeno lo spazio per incazzarsi.
Forse mi sbaglio e papa Francesco sta solo tastando il terreno. Forse una vera rivoluzione è alle porte. Non sarebbe un comportamento molto spirituale, secondo me. Vediamo però cosa dice delle donne. Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?
Quindi abortire resta sbagliato, ma una donna si può redimere: basta mettersi in testa di diventare madre di cinque figli, e pentirsi sinceramente ed enormemente. Il modello è quello. Viene da chiedere: ma i figli devono essere proprio cinque?
Io propongo un contro esempio. Una donna è rimasta incinta senza volerlo e ha deciso di abortire. Non ha sofferto, non si è pentita, non ha più voluto figli perché questo non rientrava tra le sue aspirazioni, e addirittura continua ad avere una vita sessuale attiva affidandosi ai contraccettivi. Che cosa fa il confessore?
Questo atteggiamento del papa non è nulla di nuovo. È la quintessenza della cattolicità, è l’arcinoto: siamo tutti peccatori. Dio ci perdonerà, però noi abbiamo sbagliato e dobbiamo avere i sensi di colpa. Non ci sto. Un omosessuale non deve implorare misericordia. Una donna non deve per forza desiderare di essere madre o pentirsi di aver abortito.
Qui non c’è una vera apertura. C’è solo un atteggiamento più tenero verso i devianti dalla stessa morale assurda di prima. C’è il volto buono di un sistema di valori troppo rigido per andare bene per tutti, un sistema di valori anti-umano.
Oppure, c’è paura di dire quello che veramente si pensa. Cos’è peggio? Non lo so, però le conseguenze delle parole di quest’uomo peseranno su tutto il pianeta.
Io non vorrei stare qui a parlare della chiesa cattolica: lo faccio solo perché è potente. Muove soldi, voti, vite. C’è gente che a queste cose dà peso nelle proprie vite di tutti i giorni. Ci sono associazioni in tutto il mondo finanziate con i soldi della Chiesa o dei cattolici che la seguono – e non si occupano solo di spirito. Il Vaticano ha status di osservatore alle Nazioni Unite. Se il nuovo papa veramente non riesce a mettere ordine nella finanza della Chiesa, rischia di prestare il suo volto simpatico a un impero economico intoccabile. Se non riesce a rivoluzionare la morale sessuale, continuerà a imporre comportamenti assurdi e dannosi in un mondo che avrebbe bisogno di tutt’altri insegnamenti. Per esempio, che un preservativo protegge dall’AIDS o la pillola non fa diventare sterili.
La politica sessuale non è una questione solo di costume e non si limita a quello che è apparentemente il suo ambito. Pensiamo alle sofferenze degli omosessuali: mi azzardo a dire che, nel mondo di oggi, se non fosse per le religioni le discriminazioni a loro danno sarebbero già finite – guardiamo ad esempio alle resistenze cattoliche, in Italia, contro la legge sull’omofobia, per non parlare del matrimonio. E lo dico pur sapendo che componenti minoritarie delle religioni principali non sono ostili all’omosessualità, e ricordando dalle mie letture che anche il comunismo seppe essere molto omofobo. D’altronde, il comunismo è stato praticamente una religione, ma non divaghiamo.
Pensiamo a come le donne italiane stanno perdendo la possibilità di abortire liberamente e in sicurezza, a causa dell’abuso dell’obiezione di coscienza (possibilità secondo me da abolire), oppure alle morti di donne nei paesi in cui l’aborto è illegale (Filippine, Irlanda, gran parte del Messico) o sempre più inaccessibile (Italia, Stati Uniti) per colpa quasi esclusiva del conservatorismo cristiano in generale e cattolico in particolare.
Un’altra questione è quella della crescita della popolazione: in un momento in cui una delle primissime cose da fare sarebbe trovare un modo di decrescere, prima che sia la natura a farlo per noi, la chiesa cattolica rema in senso opposto insistendo che bisogna procreare e che le donne sono innanzitutto madri (preferibilmente di cinque figli). Una crescita della popolazione fuori controllo contribuisce a tenere nella miseria paesi in cui le donne, anziché lavorare o risparmiare, devono crescere la prole, e in cui la spesa pubblica è eccessivamente orientata a mantenere un’enorme fetta di minorenni per cui, una volta cresciuti, non ci sarà abbastanza lavoro, contribuendo alle migrazioni di massa nei paesi ricchi con tutte le conseguenze che sappiamo – tra cui la morte in mare. L’ho già detto: io considero il papa in buona parte responsabile anche di quelle morti in mare che si dà un gran da fare a deprecare. Non è così semplice, certo, ma c’è anche questo.
Per non parlare del fatto che gli esseri umani stanno distruggendo il pianeta e se stessi.
Se si trattasse soltanto di ‘morale sessuale’, si potrebbe dire che ognuno poi può fare come gli pare – e non a caso due tra i paesi più cattolici del mondo, Italia e Spagna, sono anche quelli con la natalità tra le più basse. Purtroppo le gerarchie cattoliche hanno potere anche sulle politiche degli stati e sulla loro decisione o meno di fornire contraccettivi e aborto a coloro che li desiderano e magari non possono permettersi di pagare.
E per capire che la chiesa cattolica rappresenta un problema particolare, chiudo con l’esempio dell’Iran. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 il governo iraniano spinse per una politica di riduzione delle nascite che prevedeva campagne di informazione, distribuzione di contraccettivi, eliminazione dei sussidi dopo il terzo figlio, addirittura sterilizzazioni gratuite sia agli uomini che alle donne. Risultato: la crescita della popolazione rallentò (notare: rallentò, non smise), il tasso di fertilità passò da sei a meno di due figli per donna, e le donne andarono all’università fino a diventare più istruite degli uomini. Questo nella Repubblica Islamica dell’Iran.
In Italia queste conquiste sono state fatte nonostante la religione, non grazie ad essa. Forse è meglio così, ma mi spaventa che in un paese che è avanzato lottando contro le resistenze cattoliche posizioni come quelle di papa Francesco siano considerate progressiste.
Questo mentre conquiste che diamo per scontate rischiano di venire meno.
Non vorrei che fossimo costretti a ripetere da capo le stesse battaglie. Non vorrei neanche che ci accontentassimo di abbracci caritatevoli quando quello che vogliamo è parità di diritti e libertà di scelta.