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Cesare, la scimmia esposta per prima al T 113 ha liberato i suoi simili e assieme popolano una foresta di sequoie mentre i sopravvissuti umani stanno cercando ancora un'organizzazione in cittadelle fortificate sparse per quelli che una volta erano gli Stati Uniti.
Venuti a contatto un piccolo gruppo di umani e di scimmie si rischia l'incidente ma si decide di rispettare regole di "buon vicinato" senza più venire a contatto.
Ma Koba, il bonobo sfregiato che ha un astio senza pari verso gli umani ha altri progetti: cospira contro Cesare per diventare il capo e intanto provoca uno scontro all'ultimo sangue con gli umani assediati dentro la loro cittadella fortificata....
Il riaggiornamento del brand de Il pianeta delle scimmie dopo il sostanziale fallimento del film di Tim Burton quasi dieci anni prima, era stata salutata con un certo sospetto da critici e anche dagli aficionados, me per primo.
Non credevo che si potesse fare qualcosa di nuovo e invece nel 2011, L'alba del pianeta delle scimmie ( che curiosamente anticipa il titolo originale di questo film del 2014 costringendo il titolista italiano a insolite acrobazie) sorprendeva un po' tutti e si dimostrava un blockbuster intelligente, adulto che forse cedeva un po' nel finale spinto fin quasi ai limiti del sensazionalismo action.
Varie traversie produttive e il cambio di timoniere in corsa, da Wyatt a Reeves, hanno determinato un netto cambiamento nel tono e nel genere di questo sequel del film del 2011.
Si parte con un incipit classico da cinema pandemico con telegiornali a raccontare quello che è successo nei dieci anni trascorsi e poi gradualmente si scivola in una sorta di western sotto mentite spoglie in cui i cowboy sono gli umani e gli Indiani sono sostituiti da primati intelligenti quanto l'uomo, se non più.
Se L'alba del pianeta delle scimmie si concentrava soprattutto sulla crescita di Cesare guardando a tutte le brutture che si possono nascondere nella razza umana, Apes Revolution- Il pianeta delle scimmie si rivolge soprattutto alla dicotomia umano / scimmia affermando senza mezzi termini che la nascita e la virulenza dei problemi è strettamente connessa con la crescita dell'intelligenza.
In fondo la scimmia, il primate non è altri che lo specchio dell'uomo replicandolo in tutto e per tutto, sottolineando soprattutto la competitività e la sete smisurata di ambizione e di potere che caratterizza le due specie.
La solita lotta per raggiungere il posto più alto nella gerarchia è di fatto un qualcosa che esiste a tutti i livelli della zoologia, anche gli animali il cui telencefalo ha uno sviluppo accettabile, tendono subito ad organizzarsi gerarchicamente.
Facendo questo , cioè concentrandosi sulla componente antropologica e sociologica, il film fa fatica a prendere quota.
I primi minuti sembrano interminabili con una sorta di riedizione de La guerra del fuoco di Jean Jacques Annaud o dell'alba dell'uomo di 2001 : Odissea nello Spazio.
Ispirazioni alte e sicuramente fuori portata per Reeves che commette l'errore di proporre un incipit praticamente muto in cui bisogna mettere in moto i neuroni per abituarsi alla comunicazione tra scimmie impegnate in vocalizzi che arrivano a un millidecibel dall'essere fastidiosi.
Poi ci si incanala nel film di genere, un Jurassic World con le scimmie al posto dei dinosauri in cui quello che interessa è molto più il versante action che non la crescita drammaturgica dei vari personaggi in scena, sia umani che scimmie.
Non brutto, per carità, ma terribilmente ordinario.
A livello di confezione siamo alle soglie dell'eccellenza con una perfezionamento incredibile della tecnica del morphing che permette un'espressività dei primati senza pari ed Andy Serkis si dimostra nettamente il numero uno in questo campo.
Il problema del film è che fa da sequel a una pellicola sostanzialmente migliore, affiora la noia qua e là anche a causa di un minutaggio un po' troppo elevato per lo spessore di quello che viene narrato ( siamo ampiamente sopra le due ore), la presenza di un gruppo di attori di bravura normalmente al di sopra di ogni sospetto e che qui sembrano presenti solo per amore della pagnotta e la sensazione che alla fine si riduce tutto al concetto che il libero arbitrio è la più solenne fregatura mai concessa all'uomo.
E anche alla scimmia che riesce ad appropriarsene più o meno indebitamente.
Altro sequel annunciato per il 2016.
PERCHE' SI : confezione eccellente, Andy Serkis è il numero uno nel morphing, blockbuster che cerca di essere non banale
PERCHE' NO : troppo lungo, la noia affiora qua e là, un gruppo di attori , a parte Serkis, che sembra lì solo per amore della pagnotta.
( VOTO : 6,5 / 10 )
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