Per indicare l’arancia i Tedeschi hanno in uso una parola dalla oscura etimologia: Apfelsine. Di solito la parola più usata per indicare tale frutto è Pomeranze che in pratica non è altro che il francese pomme, cioè mela, ed è riconducibile alla prima parte della parola Apfelsine, perché nella lingua tedesca apfel vuol dire mela.
Naranza è la forma dialettale veneziana della parola italiana arancia. Saumaise accostava la parola italiana arancia e quella francese orange al termine latino aurantia e cioè mela dorata. Questa parola [aurantia] è stata sostituita dal vocabolo aurata nel medioevo.
Mettendo davanti alla parola aurantia il prefisso in troviamo le parole inaurantia, naranza ecc. Diez individua una parola persiana nel vocabolo naranza che è stato introdotto in Europa dagli Arabi. In persiano arancia si dice nareng, in arabo invece narang.
Il termine francese orange è una distorsione popolare di una etimologia sbagliata. Il popolo ha trasformato la parola latina aurum con il francese or cioè oro. La lingua latina del XIII secolo trasformò questo termine orientale in arangia.
Questo frutto è stato importato in Germania dalla Provenza, dove veniva chiamato orange, e nello stesso tempo dai Veneziani che chiamavano il frutto naranza, pomma naranza. Ma da dove si è diffuso tra le popolazioni germaniche il termine Apfelsine? Il dizionario di Grimm non ci illumina su questo punto. Il dizionario di Kraft lo traduce: China-Apfel (mela della Cina), spiegazione questa che non si può prendere in considerazione.
Nella lingua albanese esiste un suffisso, sine, che, secondo i casi, diventa sinea. Con l’aiuto di tale suffisso questa lingua costruisce nomi astratti. Alcuni esempi: mecefsine (mësheftësi) = segreto, ljagesine (lagështi) = umidità, thatësinë (thatësirë) = siccità, vranesine = nuvolosità, egersine (egërsirë) = bestia. Dalle parole albanesi ambelje, amelje, emblje (dolce, zuccherato), deriva la parola ameljsin che significa dolcezza, dolce, molto zuccherato. Crediamo che questa parola [ameljsin] si avvicini molto alla parola apfelsine. Le popolazioni del Sud della Germania credevano di avere trovato nella parola albanese amelje la parola apfel, come gli stessi Italiani e Francesi credevano di avere trovato nella parola persiana nareg la parola latina aurum. Esempi di etimologie sbagliate, inserite nella lingua dal popolo, ce ne sono tante in tutte le culture.
Rimane da capire come i Tedeschi siano riusciti ad adattare una parola albanese, la quale nomina l’arancia in maniera non molto chiara, considerato che la lingua italiana e quella francese hanno dato allo stesso frutto nomi comprensibili. Per capire questa curiosa vicenda si deve innanzitutto ricordare che Venezia fino al 1866 apparteneva all’Impero Austriaco, e la Germania, attraverso il porto di Trieste, partecipava al commercio nel Mediterraneo.
In fine, non solo in Sicilia, ma anche negli stati di Hapsburg (Asburgo), esistevano colonie di Albanesi. Colonie di Albanesi si trovavano anche a Smirne e a Zara, che era il capoluogo della Dalmazia; un’altra colonia di Albanesi, formata da 210 persone, si trovava nella penisola d’Istria a Peroj (Pola). L’ultima attribuzione di territori da parte della Repubblica di Venezia a 60 famiglie albanesi che erano scappate dopo l’invasione turca dell’Albania risale al 1657. Per quanto riguarda la Sicilia, quest’ultima è stata una meta di migrazione fin dal XIII secolo per gli Albanesi ortodossi.
Gli Albanesi della Sicilia e della Dalmazia si vantavano con i Tedeschi delle arance dolci che offrivano loro, e chiamavano questo frutto ameljsin, che, come abbiamo già detto qui sopra, significa dolcezza, dolce, molto zuccherato. I Tedeschi da parte loro credevano che questo fosse il vero nome del frutto e cosi ne adattarono la pronuncia alla loro lingua.
Liberamente tratto dal libro La Grèce avant les Grecs dell’autore Louis Benlow