Esiste una sostanziale differenza tra chi usa i suoi quindici giorni all’anno di ferie per visitare un paese estero, spesso guardando solo attraverso “la lente” del villaggio turistico, e chi vive un’altra nazione, un’altra cultura. Lo si riesce a leggere dalle parole raccontate al ritorno da queste esperienze. Lo si vede dagli occhi diversi con cui si guarda anche il mondo che ci circonda e che tutti i giorni si presenta puntuale alla nostra vista. Lorenzo Mazzoni è innanzitutto un viaggiatore (e non un turista), prima di essere un giornalista. Forse il giornalismo è una possibile strada per chi cova la voglia di conoscere e di raccontare ad altri ciò che è la realtà di mondi distanti da noi. Mazzoni ha collaborato con numerose testate tra cui «Il Fatto Quotidiano», con suoi reportage sul mondo mediorientale. In questo momento in particolare il suo lavoro si concentra sulla Turchia e su Istanbul (attuale residenza di Lorenzo), teatro di recentissime e crudeli repressioni di manifestazioni pacifiche da parte del governo. Il suo ultimo libro, Apologia di uomini inutili, attraversa altri due paesi a cavallo tra Europa e Asia, ovvero lo Yemen e l’Egitto.
Punto focale della storia sono i tre uomini “inutili” del romanzo, tre perfetti sconosciuti che vedranno le loro vite intrecciarsi: per la loro forte caratterizzazione e personalità non fatico a credere alle parole di Lorenzo, quando afferma di aver originariamente pensato a libri ben distinti per raccontare ciascuna delle vicende dei tre personaggi, che poi si sono uniti creando un’unica forte storia. E questa costruzione ben definita dei tre protagonisti aiuta una trama che fa l’occhiolino al genere delle spy-story. Ed è proprio dai servizi segreti che parto per raccontarvi la trama, perché Paco è un mercenario freelance incaricato dagli 007 di uccidere un uomo potente, che sceglierà M.U., una persona in fuga e in preda alla pazzia dopo aver ucciso uno stupratore di bambine in Italia. Il tutto avverrà nel villaggio turistico dove Jerry, un ragazzo italiano, lavora per l’estate e che suo malgrado verrà coinvolto dall’assassinio.
Spicca nel libro la parte in cui lo stupratore mostra ad M.U. i video che ha girato in Thailandia insieme ad un complice, mentre violenta e uccide le prostitute-bambine che aveva comprato. Spicca per la descrizione maniacale di ciò che viene fatto durante i video dei due turisti sessuali. Di certo farà distogliere dalla lettura qualche sguardo sensibile e magari qualcuno crederà che l’autore stia esagerando dei fatti per soddisfare la bramosa sete di violenza a cui i media ci hanno abituati. Ma non c’è nessun tipo di perversione o di macabro doppio gioco in questa descrizione. Sconsiglio alle persone di buon senso di cercare informazioni su internet su Pattaya e su altre località Thailandesi e di specificare che la vostra ricerca riguardi il turismo sessuale in quelle zone. Il risultato potrebbe far venire la nausea anche agli stomaci più navigati Purtroppo in molte altre zone del mondo succedono fatti similari spesso non raggiunte nemmeno da occhio umano che possa raccontarli o, peggio ancora, che vengano narrati a orecchie abituate a non indignarsi più.
In quarta di copertina il libro viene definita una spy-story di denuncia. Io dico che è un romanzo in cui spesso viene detta la nuda e cruda verità, senza giudizi quasi come una una foto di guerra, con bambini dilaniati da bombe. Foto che non ha bisogno di nessun commento o di nessun opinionista di destra e di sinistra per far capire che c’è qualcosa di sbagliato in ciò che definiamo “progresso”.
Lorenzo Mazzoni, reporter, scrittore ma soprattutto viaggiatore. Il tuo libro si intitola Apologia di uomini inutili: cosa rende un uomo “inutile”?
Nello specifico del romanzo la mediocrità quotidiana, il portare avanti un esistenza comune senza cercare di cambiare realmente le cose. Questo vale anche nella vita vera. Penso che l’inutilità sia data dall’accettare passivamente tutto, azzerarsi come individuo, come essere umano.
C’è un modo, a tuo parere, per salvarsi da questa inutilità?
Lottare. E questo non significa per forza fare le barricate in strada. Vuol dire darsi un significato. Evolvere culturalmente, che poi è evolvere umanamente, cercare di essere qualcosa di più di un numero, vitalizzarsi, tenere la mente sempre attiva, avere il coraggio di andare contro.
Nel tuo libro spesso ci si trova a dover confrontare la propria esperienza di “turista” con la descrizione implacabile che viene fatta di questi viaggiatori part time. Si può fare del turismo consapevole anche nei brevi periodi in cui la vita contemporanea, frenetica e fugace, ci concede uno svago?
Io per vivere faccio questo. Oltre alla mia attività di reporter e scrittore, lavoro per Scoprire Istanbul, un’agenzia di turismo consapevole ed etico che cerca di dare e fornire una visione della città diversa da quella dei tour operator tradizionali. Io accompagno le persone in un’altra Istanbul. Certo, è possibile fare turismo consapevole, è un discorso uguale a quello dell’utilità: basta volerlo, provarci, diventare esseri attivi e culturalmente pronti.
Sicuramente, qualcuno avrà fatto dei commenti sulla parte del libro dedicata allo stupro di bambine thailandesi, molto dettagliato, che avviene all'inizio del romanzo. Cosa ti ha spinto a voler rompere il muro di moralità che qualche scrittore tiene ben saldo?
Credo fermamente che la letteratura di evasione sia un cancro che vada estirpato, e con essa gli autori che la producono. Il romanzo popolare deve divertire (e per divertimento non intendo cadere dalla sedia dalle risate) ma dare un messaggio, liberare il lettore. Mi interessava affrontare il tema della follia e della denuncia della non moralità maschilista che governa il mondo. Voglio che la gente si renda conto che il maschilismo è un male, un male che porta anche allo stupro e al delirio, con il tacito consenso di molti. Non è stato facile scriverlo e non è facile leggerlo, ma è necessario.
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