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Approfondimento: quando libertà di stampa e Governo son mondi distinti

Creato il 26 giugno 2014 da Justnewsitpietro

Approfondimento: quando libertà di stampa e Governo son mondi distinti
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In Egitto la libertà di stampa sta vivendo giorni per niente facili: l’arresto di tre giornalisti della rete televisiva Al Jazeera ha inviato un segnale forte e chiaro ai loro colleghi, che nel ricercare la verità e riferirla al mondo intero potrebbero passare seri guai.

I tre giornalisti (Fonte: esteri.diariodelweb.it)

I tre giornalisti (Fonte: esteri.diariodelweb.it)

È quanto successo a Peter Greste, Mohamed Fahmy e Baher Mohammed, assieme ad un’altra decina di giornalisti che sono stati accusati in contumacia. Le prove raccolte non possono minimamente accertare le accuse per le quali i tre giornalisti sono accusati, ovvero il loro appoggio ai Fratelli Mussulmani, il partito dell’ex Presidente Morsi, un gruppo politico che ora è stato dichiarato illegale in Egitto. Oltre a questo, sono accusati di aver reso pubbliche delle informazioni ritenute segrete, così da mettere in pericolo la sicurezza nazionale, assieme  a un membro dei Fratelli Mussulmani. Il Ministero ha chiarito che le notizie raccolte erano totalmente false, ma potevano creare disordini nelle città, alimentando così le violenze che già divagano nel Paese. Le telecamere e tutte le informazioni sono state sequestrate e i giornalisti finiti in manette.

Nonostante questo, i membri più affiatati dell’ex partito, classificato come gruppo terroristico,  continuano senza sosta a contrastare i lavori del nuovo Governo, guidato da Abdel Fatah Al – Sisi, nominato dai militari, in attesa che si proceda a nuove elezioni. L’ultimo atto è stato a inizio di quest’anno, quando hanno cercato di convincere i cittadini dell’Egitto, oltre cinquanta milioni di persone, a boicottare il referendum indetto per modificare la Costituzione vigente, facendo esplodere anche delle autobombe in corrispondenza di alcuni seggi. Ma gli egiziani in quell’occasione hanno potuto mostrare il loro coraggio e la loro determinazione a voler cambiare la direzione del loro Paese, una volta per tutte, recandosi nonostante tutto a votare.

Manifestazioni contro la repressione alla libertà di stampa (Fonte: arabpress.eu)

Manifestazioni contro la repressione alla libertà di stampa (Fonte: arabpress.eu)

L’arresto dei tre è avvenuto gli ultimi giorni di dicembre dello scorso anno, e fino a quel momento i giornalisti sono rimasti in custodia, in attesa del processo che li ha dichiarati colpevoli.

Amnesty International, una delle tante associazioni umanitarie che si sta impegnando affinchè la sentenza venga ritirata, tramite un suo osservatore che ha assistito al processo, ha ribadito la totale inconsistenza delle prove, come la presenza di un bossolo di proiettile a casa di uno dei tre, raccolto dal giornalista durante una manifestazione anti governativa, e classificato come arma, fatto che ha aggiunto il reato di possesso di armi. Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia si sono mossi per cercare di liberare i giornalisti, o almeno diminuire gli anni di reclusione. John Kerry, Ministro degli Esteri americano, ha incontrato il Presidente egiziano Al – Sisi, ma senza ottenere nulla. Stessa sorte per David Cameron, che ha concluso un incontro con l’ambasciatore egiziano a Londra con un nulla di fatto. Nemmeno l’ONU è riuscito a sistemare le cose. Colpa dell’Egitto? Forse, in parte. La forza di volontà messa dai Paesi che si sono attivati è apparsa molto flebile e poco insistente, o per meglio intendersi: “cerchiamo di fare qualcosa ma non troppo, occhio ai rapporti diplomatici!”.

Protesta (Fonte: internazionale.it)

Protesta (Fonte: internazionale.it)

Ma in Egitto la repressione dei media è solo uno dei tanti metodi per limitare la libertà di stampa e di espressione: la Polizia ha ricevuto ordine di entrare nelle sedi delle reti televisive, compiendo arresti e intimidazioni, come è avvenuto proprio per Al Jazeera. Vige inoltre anche l’oscuramento di Internet, dei social network e il blocco dei cellulari, per evitare l’invio di informazioni fuori dal Paese. All’ONU è stata indetta un’assemblea, a cui hanno partecipato centocinquanta giornalisti, tra cui la direttrice di Al Jazeera America Kate O’ Brian e il vice ambasciatore dell’Egitto, il quale ha affermato che ha fiducia nel sistema giuridico egiziano. Tutti non hanno potuto che confermare che le prove presentate al processo erano inconcludenti, e si è arrivati alla conclusione che deve essere l’ONU a intervenire, pensando non solo  a questi tre giornalisti, ma a oltre il centinaio di corrispondenti detenuti nei vari Paesi del mondo, vittime della repressione della libertà di stampa, grave ingiustizia di questo secolo.

di Alessandro Bovo

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