Tra molte polemiche, proteste di piazza ed infine manifestazioni degli stessi parlamentari oggi al momento della discussione e del voto, infine è passata la legge sulla scuola: 277 voti favorevoli, 173 contrari, 4 astenuti.
Si sono espressi contro (benché con motivazioni diverse) sia le opposizioni di destra (Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d'Italia e M5s) che le opposizioni di sinistra (Sel ed Alternativa Libera) mentre la cosiddetta sinistra del PD per lo più si è limitata a non votare: alcuni non erano presenti e/o non hanno partecipato al voto: tra questi Rosy Bindi, Pierluigi Bersani e Gianni Cuperlo.
Tralasciamo la protesta della Lega Nord che ha esposto cartelli (giù le mani dai bambini) individuando nella educazione alla affettività (attività extra curricolare da svolgersi facoltativamente, previo consenso informato delle famiglie) il grave pericolo di questa riforma: dico che tralasciamo questo aspetto per brevità, dato il suo significato esplicitamente strumentale.
Prendiamo in considerazione invece la protesta espressa dai parlamentari M5s, che hanno declamato gli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione Italiana e prendiamo in considerazione l'annuncio immediato del sindacato di categoria per i docenti, l'Anief che immediatamente ha aperto sul sito la campagna di adesione ai ricorsi in sede giudiziaria contro la nuova legge.
Cerchiamo di capire di cosa si tratta ed in primo luogo perché viene messa in discussione la costituzionalità della legge approvata.
- Cosa dice la Costituzione?(gli articoli riportati di seguito sono trascritti dal sito governativo)
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."Articolo 33: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.E` prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato."Articolo 34: "La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso."
- Quali sono i ricorsi proposti dall'Anief?
- Contro la cancellazione delle graduatorie ad esaurimento
- Contro lo slittamento al 2016 dell'assunzione degli idonei all'ultimo concorso a cattedre
- Contro la chiamata diretta dei presidi dagli elenchi territoriali
- Contro l'obbligo di assunzione per le cattedre di sostegno per i docenti inseriti in questi elenchi, che pertanto non potranno più optare per la cattedra curricolare, pur avendone maturato il diritto
- Contro la mancata stabilizzazione di contratti precari su posti vacanti dopo 36 mesi di servizio
- Contro la mancata copertura con assunzioni in ruolo dei posti vacanti per personale Ata, personale educativo e docente di sostegno
- Contro l'inserimento negli elenchi della Regione di chi ha richiesto trasferimento
Laddove la Costituzione recita: "Le arti e le scienze sono libere e libero ne è l'insegnamento" evidentemente esprime un principio che mal si concilia con la scelta e la chiamata diretta del preside dall'albo regionale, perché questa chiamata diretta di fatto legalizza ed avvalla alcune forme di clientelismo e nepotismo nell'accesso a quel posto di lavoro, la qual cosa non appare coerente né con la libertà di insegnamento, né con la dichiarata uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, pur sancite dalla Costituzione.
Secondo la nostra Costituzione gli istituti privati hanno diritto, se in possesso dei requisiti richiesti, al pieno riconoscimento ed alla parità, purché questo avvenga "senza oneri aggiuntivi per lo Stato" sicché prevedere costi per le scuole private, sottraendo nel contempo risorse alla scuola pubblica, sembra sia incostituzionale...
Insomma i giochi sono aperti: in un certo senso ha ragione il ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, quando dice su twitter che il si di Montecitorio non è un atto finale, ma iniziale: probabilmente inizieremo a vederne delle belle, né sarebbe la prima volta che la Corte Costituzionale rischia di trovarsi a dover smentire leggi uscite da questi nostri ultimi governi...