Proprio la via Bascarsija – il quartiere antico della città – con il suo minareto, la sua chiesa cristiana e la sua sinagoga simboleggia questa convivenza, l’orologio scandisce da sempre i ritmi delle differenti preghiere e simboleggia l’incontro di mondi diversi, diversità culturali che, grazie al coraggio delle donne, divengono risorse e spunti di pacificazione anche quando riguardano il delicato e dimenticato tema degli stupri etnici.La vicenda narra di una suora di clausura che comprende di non poter aiutare agli altri rimanendo nella claustrale vita monastica e prende una decisione radicale: lascia il suo convento e si reca a Sarajevo dove incontra Munevera, una psicoterapeuta bosniaca musulmana che si occupa delle donne stuprate durante la guerra.La storia della guerra sul corpo delle donne, attraverso la scoperta dei sentimenti, ci condurranno a scoprire nell’universo femminile il potere della
comprensione e della tolleranza, l’unica strada per una pacifica connivenza
delle culture.“Donne sotto l’orologio di Baščaršija” non solo illustra un dialogo interessante tra le due versioni della stessa fede, scoprendo il vivere nell’Islam, ma anche invita gli spettatori con poesia e realismo a riflettere sulla propria fede.—