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Appunti di poesia provenzale

Creato il 12 dicembre 2014 da Valeria Vite @Valivi92

Le vacanze di Natale sono un pesante periodo di studio per gli studenti universitari come me, perciò l’unico modo per dedicarmi al blog è unire l’utile al dilettevole, scrivendo articoli riguardanti i temi su cui si svolgeranno gli esami. Considerate dunque questi scritti come dei riassunti che utilizzo per ripassare, ma anche un simpatico espediente per condividere i miei studi con voi.

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Appunti di poesia provenzale

La poesia provenzale nasce nella ricca e vitale società feudale che si sviluppò nel sud della Francia tra il XI e il XII secolo e raggiunse il massimo splendore tra il 1175 e il 1205. Mentre in Provenza si sviluppava questo particolare genere lirico cantato in langue d’oc, nel nord della Francia si parlava la langue d’oil ed era popolare il genere di carattere narrativo del romanzo cavalleresco. Langue d’oc e langue d’oil costituivano, insieme alla lingua del si italiana, l’idioma trifarium.

Nella società feudale provenzale rivestiva un ruolo centrale la figura del cavaliere. Per essere cavalieri era necessario essere in grado di mantenere un cavallo e dunque erano cavalieri i cadetti, vale a dire i secondogeniti dei signori feudali, e i ministeriales, gli amministratori della corte. Nell’immaginario collettivo i cavalieri si dedicavano alle avanture, avventure, e alle queste, missioni di ricerca, che costituivano degli itinerari spirituali che consentivano di perseguire la perfezione.

Nel X-XI secolo i cavalieri erano dei briganti che si mantenevano saccheggiando le campagne, la Chiesa intervenne dando vita ad un’etica cavalleresca, un codice d’onore che il cavaliere era tenuto a rispettare. Nacquero in questo periodo i miles Christi (tra cui i Templari), ordini cavallereschi che servivano la fede con le armi.

Il cavaliere presso le corti feudali era tenuto a comportarsi secondo la cortesia, un termine che deriva da proprio da corte e che designa la nobiltà d’animo, l’educazione raffinata, la liberalità e la crescita spirituale. La cortesia si contrappone alla villania (che deriva dal territorio cittadino che si contrappone alla corte), che contraddistingue l’uomo rude. La cortesia non si conquistava per diritto di nascita, si diventava infatti cortesi attraverso la crescita personale e l’esperienza amorosa.

Ma cosa centra tutto ciò con la poesia provenzale??? Adesso ci arriviamo ….

Il cavaliere cortese era spesso anche un poeta chiamato trovatore che dedicava poesie d’amore alla propria dama. All’epoca si vivevano tali esperienze amorose positive al di fuori del matrimonio (e come ci si poteva innamorare della propria moglie se i matrimoni erano combinati?), ma proprio per questo si trattava di un rapporto solo spirituale anziché carnale. Nella poesia si concretizzava il nuovo codice di comportamento che prevedeva un rapporto di vassallaggio tra il cavaliere e la donna amata: la fanciulla, che assumeva un ruolo rilevante del tutto inedito nella società occidentale, era come un signore feudale che offriva un servitium caratterizzato da protezione, approvazione e talvolta dall’amore in cambio delle lodi che il vassallo-cavaliere cantava nelle poesie che componeva per lei.

L’amore non solo non poteva essere consumato, ma doveva essere vissuto in segreto per non ricoprire di vergogna la dama. Il cavaliere era dunque messo a dura prova: un innamorato deve essere cauto e misurare se stesso, percorrendo una strada difficile e soggetta a sofferenze, nascondendo i propri sentimenti e seguendo un preciso rituale. Esistevano inoltre personaggi che vogliono male agli innamorati, come mariti gelosi, mal parlieri (pettegoli) … Se l’innamorato rispettava le convenzioni sociali viveva un fin’amor, se cedeva alla tentazione o svelava i propri sentimenti cadeva nel foll’amor.

Per la prima volta nella storia venivano scritti dei testi in lingua volgare anziché in latino, depurandola e rendendola una lingua d’arte. Nella Vita Nova Dante scrisse che i poeti scrivevano in volgare perché le donne non conoscevano il latino.

Il primo poeta cortese fu il potente feudatario Guglielmo IX D’Acquitania (1071-1126), cui seguirono molto altri come il celebre Arnaut Daniel, tradotto da Aurelio Roncaglia. Le poesie venivano raccolte nei canzonieri, in cui venivano anche scritte le vidas, le biografie dei poeti, e le razos, le motivazioni per cui i vari componimenti sono stati scritti. I pochi testi giunti sino a noi ci sono pervenuti attraverso la copiatura o la riproduzione del testo o mediante il passaggio dei volumi.


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