Nonostante tutti i governi occidentali siano alle prese con la peggiore crisi economico-finanziaria che il capitalismo ricordi, si continua a vedere nella "crescita economica" l'unica soluzione a tutti mali. Anche in Italia, il Ministro Tremonti è spesso accusato di non disporre sufficienti risorse per la ripresa dell'economia e la crescita. Semplicemente, si spera che una nuova crescita riesca a ridurre i problemi della disoccupazione e delle tensioni sociali connesse ad una progressiva e, al momento, inarrestabile perdita di benessere sociale generalizzata.
Eppure, la riduzione dei tassi di crescita nelle economie più ricche è un fenomeno continuo. Tanto è vero che sono in diversi ad avere messo in discussione la teoria della crescita, proponendo nuovi paradigmi. Alcuni hanno addirittura elaborato un manifesto politico-economico che ha portato all'inserimento del termine "decrescita" nelle riviste scientifico economiche a livello internazionale.
Tuttavia, l'interesse accademico è ancora insufficiente, affinché si possa parlare di un vero e proprio filone di studi. I movimenti sociali, al contrario, sono anni che promuovono esperienze innovative e progetti rivolti ad affrontare il problema in chiave strutturale, costruendo reti e promuovendo esperienze innovative.Come spesso accade, l’interesse accademico è in netto ritardo rispetto ai movimenti sociali che da anni lavorano in questa direzione, costruendo reti e promuovendo esperienze innovative. Martinez-Alier, per anni presidente della Società Internazionale di Economia Ecologica (ISEE), afferma che “la decrescita è essa stessa un movimento sociale, nato dalle esperienze del co-housing, dell’occupazione di case, del neo-ruralismo, della riappropriazione delle strade, delle energie alternative, della prevenzione e del riciclaggio dei rifiuti.
Si tratta di un caso di scienza guidata da attivisti, che spingono per la costruzione di una nuova branca nelle scienze della sostenibilità sociale che potrebbe chiamarsi studi sulla decrescita economica” (Martinez-Alier, 2010).
Da qualche decennio l'economia ecologica sostiene che vi siano limiti ambientali alla crescita economica. Fondatore di questo sistema economico ecologista è Nicholas Georgescu-Roegen. La decrescita è basata su principi ecologici, biologici, sociali e culturali, che prefigurano un nuovo paradigma di civiltà, in contrapposizione con quelli che regolano i sistemi vincolati alla crescita economica.Si possono rintracciare due correnti: i Decrescitisti Radicali, sostenitori di una decrescita pura, ed i Decrescitisti Moderati, sostenitori di una decrescita sostenibile.
La contrapposizione nasce da un vero e proprio “ribaltamento teorico” che inserisce il sistema socio-economico all’interno di un più ampio sistema, che è la biosfera. Il duplice limite sull'uso delle risorse naturali, da un lato, e sulla capacità di assorbire i rifiuti della produzione e del consumo, dall'altro, sembrano di difficile superamento, soprattutto se si vuole garantire veramente il diritto delle generazioni future a vivere in condizioni soddisfacenti e se si vogliono bilanciare le attuali disuguaglianze globali. Altre critiche, provengono dalla crescente evidenza empirica e sperimentale che la crescita economica, superato un certo livello di reddito, non provochi aumenti sostanziali di benessere e che, anzi, i costi sociali e ambientali siano alla fine, nelle economie cosiddette avanzate, superiori ai benefici. Sono due argomenti cruciali a favore di una “decrescita sostenibile”.
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Appunti di ricerca: dalla crescita alla decrescita economica
Creato il 13 agosto 2011 da Elvio Ciccardini @articolandoPotrebbero interessarti anche :