Appunti per i buoni propositi di una ventinovenne in erba

Da Pkiara

Le cifre con il 9 mi hanno sempre dato noia. Molto meglio le cifre precedenti, con quell'8 bello tondo, pieno, anche bello a vedersi. In alternativa, meglio la cifra tonda. Ma adesso mi tocca. Mi tocca avere 9 anni per un anno intero. Pardon, 29. Ma come dice il biglietto d'auguri di Marta e Leo: i venti chi li conta? Mi sa che tocca a me contarli. Mi tocca farci i conti. Mi tocca riempire di buoni propositi questo anno e trasformarli in buone azioni. Non posso arrivare ai 30 senza aver fatto nulla: non me lo posso permettere. Non posso permettere che le lacrime idratino le mie guance se non per una gioia immensa. Non si segnalano all'orizzonte gioie immense in avvicinamento, facciamo allora buon viso a cattivo gioco: sono più bella (o, almeno, decente) quando sorrido. Sostituirò il già poco trucco che metto proprio con un sorriso. Devo riprendermi il mio fidanzato: non che lo abbia perso, ma sapete com'è, a volte i nodi si allentano e occorre dare una stretta perentoria (o scioglierli del tutto, ma non credo sia questo il caso). Devo fare quello che mi piace e oppormi a ciò che non amo fare. Devo dire di no: fino a oggi, essere disponibile, dire sempre sì, comprendere le ragioni di tutti non è servito a molto. Devo dire di no e capire quando è necessario dire di sì. Devo porgere altri fazzolettini a chi piange in treno. Devo viaggiare in treno, andare lontano, vedere cose nuove. Devo avere paura e anche non averne. Devo essere contenta di fare già il lavoro che voglio fare da grande e di farlo già da tre anni: quando lo stress supera il livello di guardia, quando la maleducazione delle persone prende il sopravvento, devo impormi ma allo stesso tempo pensare che faccio il "mio" lavoro e non un'attività qualsiasi. Devo buttare via le cose vecchie e comprarne di nuove e più belle. Non buttarle, ma trasformarle o regalarle. Devo andare al cinema più spesso, anche da sola. Sprofondare in una comoda poltrona al buio, lasciando che la storia mi avvolga, mi porti con sè in un'altra dimensione. Devo lasciare che anche la musica faccia lo stesso e devo avere il coraggio di cambiare quando una canzone non mi piace: che può succedere? Fingere che mi piaccia una cosa piuttosto che un'altra non mi farà bene. Devo vedere l'Inter giocare dal vivo più spesso, devo andare allo stadio, urlare come una pazza, scaricare la tensione. Devo ballare. Anche da sola. Devo leggere l'ultimo libro di Fabio Volo. Meglio un classico? No, non adesso. Devo mangiare di meno o mangiare meglio ma senza perdere l'appetito, la voglia di un piatto di spaghetti a mezzanotte che copre i buchi dell'anima e aumenta quelli della cellulite. Tanto la cellulite ce l'abbiamo tutte e chi non ce l'ha è finta. Devo stare con mia sorella.
Mi dicono che dovrei anche giocare: prometto, lo farò. Qualcuno vuole giocare con me?


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