L’altro giorno riflettevo sul senso più profondo della vita e ho realizzato che Aprile è un mese che deve proprio morire male.
È prima di tutto il mese in cui divento vecchio e, siccome ho da tempo superato l’età di 12 anni, non c’è più nulla da festeggiare, ma c’è solamente da piangere lagrime amare. E ancora non sono iniziati a spuntare i capelli bianchi, perché a quel punto sarà la vera tragedia.
Come se non bastasse, è il mese in cui il clima ce la fa annusare (la primavera), ma poi ce la porta subito via da sotto al naso, regalandoci pioggia a catinelle che io se fossi negli angeli del cielo una controllatina alla prostata la farei. Infatti, ad Aprile una persona si sente già autorizzata a indossare le All Star, salvo poi ritrovarsi con l’acqua nelle calze e la polmonite alla porta.
E poi aprile significa allergie. Il naso diventa un rubinetto e gli occhi sembrano quelli di Miley Cyrus dopo essersi data al suo passatempo preferito. Pollini di qua e pollini di là che svolazzano e si accumulano negli angoli delle strade e negli angoli delle nostre narici.
Dell’ormonella vi ha già parlato Annabelle Bronstein, per cui non mi soffermo ulteriormente.
Vorrei solo ricordarvi un ultimo motivo (sicuramente me ne sono dimenticati altri, ma su questo potete aiutarmi voi) per cui Aprile deve morire male. È cioè il mese in cui gli uccellini iniziano a cantare fuori dalla finestra a partire dalle 5 di mattino, convinti, chissà, di essere in qualche film della Disney. Il problema è che nessuno di noi ha il sonno pesante come La Bella Addormentata nel Bosco.