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Archeologia Subacquea, privilegio da Sub

Creato il 23 febbraio 2012 da Weesh_growing_ideas @Weesh_web

A volte mitologiche perche’ immaginarie, altre effettivi miti riconosciuti dalla storia, talvolta rivedono la luce in superficie, assai piu’ spesso nel profondo blu del mare ci rimangono inabissate per l’eternita’. Sono le bellezze che popolano le profondita’ del mare e che negli ultimi decenni hanno stimolato una branca particolare dell’archeologia – quella subacquea – a caccia di reperti, testimonianze e tesori del nostro passato che il mare inghiotte molto piu’ frequentemente di quanto si possa ritenere e sovente mai restituisce.
 
“Lui adesso vive ad Atlantide con un cappello pieno di ricordi…” cantava Francesco De Gregori nel 1976 su di una musica dall’atmosfere sognanti, come la fantomatica e leggendaria isola che Platone ci tramanda quale potenza navale “sprofondata in una singola  notte di disgrazia, una volta fallita l’invasione di Atene”, all’incirca 9.000 anni prima di Cristo. Si delira con i tesori degli abissi… oppure si piange, come hanno fatto tutti coloro che hanno letto o visto “Titanic”, commovente storia di amore sacrifico che si consuma sul famoso transatlantico salpato da Southampton il 10 aprile 1912 – con l’ambizione di collegare vecchio e nuovo continente – e tragicamente inabissatosi nella notte fra il 14 e 15 aprile successivi a seguito di una tremenda collisione con un iceberg avvistato, purtroppo, solamente ad occhio nudo (pare che i binocoli non fossero giunti al porto inglese al momento della partenza) e quindi con gravissimo ritardo. Tremilaottocento metri di profondita’ oceanica e primi recuperi degli oggetti di valore (casseforti e gioielli in primis) solo a partire dal 1987, oltre 1500 morti ed almeno un matrimonio non celebrato.
 
Cosa che, invece, e’ possibile fare oggi nei fondali antistanti il porto di Alessandria d’Egitto, dove ci si puo’ promettere amore eterno – tra una bolla di ossigeno e l’altra – davanti alle rovine inabissate del castello di Cleopatra. Un bijou per gli appassionati dell’archeologia sottomarina, che esplorano fondali per identificare antichi tesori. Un vero e proprio Museo organizzato sul fondo del mare ad Alessandria che espone in rapida successione i mastodontici blocchi del faro (una delle sette meraviglie del mondo antico), le statue greche e romane (busti di sovrani e di personaggi di corte, sfingi, colonne, capitelli) e i resti del palazzo di Antonio e Cleopatra, alcova del loro sogno d’amore. Chicche fruibili esclusivamente dai sommozzatori in grado di ammirare ricchezze – naturali e non – sepolte nel mare.
 
Che talvolta proprio loro consentono di far riaffiorare, come accaduto il 16 agosto 1972 a Stefano Mariottini (un giovane sub dilettante romano) che fa un tuffo nei fondali di Riace (in provincia di Reggio Calabria) ed, ad appena 8 metri, rinviene le statue dei due guerrieri che da quel giorno diventano famose in tutto il mondo come i Bronzi di Riace, capolavori scultorei del mondo greco classico.
 
Voglia di superare i confini dell’ignoto e giusta attrezzatura da sub per diventare provetti archeologi subacquei…


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