La sfida di Giuseppe Arena, partita quattro anni fa, pare essere destinata al fallimento, dopo che il cda ha deciso, in settimana, di portare i libri in tribunale. Troppo forte (e sleale?) la concorrenza di Trenitalia e un percorso ricco di ostacoli burocratici per ottenere permessi, licenze, nullaosta. E quel percorso “ad anello” (Alessandria, Asti, Torino, Novara, Milano, Alessandria) che poteva essere una miniera d’oro, annunciato ma mai partito.
Dodici soci per un investimento da 50 milioni di euro, 52 dipendenti e la prospettiva di un giro d’affari da 12 milioni in soli sei mesi. Troppo bello per essere vero? Pare di sì. E quei treni giallo-arancio favolosi, sogno di ogni pendolare (con ristorante, piccolo supermercato, servizio lavanderia, posta e sciacquone che “suona”) rischiano di rimanere fermi. Per sempre.