Pablo Llonto - "I Mondiali della Vergogna" - Alegre Edizioni
Alec Cordolcini - "Pallone Desaparecido" - Bradipolibri
Rolo Diez -"Ilritorno di Vladimir Ilicic" - Ed. Tropea
Nel giugno del 1978 ero in vacanza con i miei nonni sulla riviera romagnola e tutte le mie attenzioni di bimbo erano rivolte al Mundial che si svolgeva in Argentina: l’Italia di Bearzot, Rossi e Cabrini, l'Argentina di Mario Alberto Kempes, le prime partite sulle TV a colori, gli stadi pieni di coriandoli, le divise meravigliose del Olanda, le basette di Neeskens erano al centro dei miei pensieri e il tutto mi sembrava meraviglioso.
E' normale, che un bambino non si accorgesse di nulla, ma che il mondo intero (tranne qualche rara eccezione: la stampa svedese, e forse Paul Breitner) non si accorgesse del genocidio che si svolgeva in Argentina, e della terribile dittatura che sterminava intere famiglie di dissidenti ed utilizzava il mondiale per pura propaganda , non era affatto normale. D'altronde nel 1978 per l'Occidente il nemico era ancora il comunismo e quindi tre generali che facevano fuori un po' (anche) di "rossi" non dava fastidio, anzi..., il Papa neo eletto pensava solo ad abbattere il socialismo reale, e i Sovietici iniziavano a doversi preoccupare di Solidarnosc e delle turbolenze in Afghanistan. Questi tre libri raccontano in tre modi diversi il mondiale di Argentina, per capire quello che allora il mondo intero non volle e non seppe fermare. Il primo “Il mondiale della vergogna” di Pablo Llonto (titolo originale, "La vergogna di tutti") è un saggio a tutto tondo e per addetti ai lavori, analizza in maniera impeccabile la società argentina dell’ epoca, la lotta di potere tra seguaci di diversi Generali per la federazione calcistica (AFA) e il comitato organizzatore del mondiale, intervista prigionieri politici, cita le inchieste della TV svedese sul regime dei generali (dovute a sparizioni di persone con la cittadinanza svedese ) e racconta le poche opposizioni del mondo calcistico (La nazionale svedese e il già citato Paul Breitner). Racconta delle madri di Plaza de Mayo, si sofferma sulla presunta combine ( confermata da alcuni testimoni e da altri smentita) con il portiere del Perù (nato in Argentina) e con alcuni giocatori delle squadra andina; squadra che subì sei goal che permisero all'‘Albiceleste di arrivare in finale. Rafforza e smonta leggende dell’ epoca: vengono confermate le voci su Menotti socialista mal sopportato dal regime, non conferma la leggenda di Carrascosa (giocatore delle nazionale Argentina che si rititò prima del Mondiale) che, pare, si rifiutò di giocare il mondiale per i generali e smentisce la leggenda che Kempes si rifiutò di stringere la mano a Videla. Racconta inoltre del dopo, quando venne fuori la verità, delle reazioni dei calciatori e del fatto che acquisirono la consapevolezza di essere stati usati. Inoltre descrive l’ambiente e dell’ ESMA (la famigerata scuola dell’ marina dove si torturavano i prigionieri politici), dove a volte paradossalmente durante le partite aguzzini e torturati stavano dalla stessa parte., e di come i militari riuscissero ad esultare tranquillamente per una partita subito dopo aver torturato una persona. Il libro di Coloccini “Pallone desaparecido”, che cita nelle fonti anche il libro di Llonto, è scritto in maniere più discorsiva e probabilmente è più di facile accesso per i non addetti ai lavori visto che riassume ed amplifica anche dal punto di vista calcistico il libro di Llonto. E’ un ottimo libro , utilissimo per iniziare a capire cosa accadde in quegli anni in Argentina. Il terzo libro “Il ritorno di Vladimir Ilic”è un romanzo di Rolo Diez, ambientato durante lo svolgimento dei Mondiali : tra squadre della morte, delatori e polizia, racconta di una improbabile banda di rapinatori di banche formata da un ragazzino e dei pensionati che utilizza i soldi delle rapine per finanziare la guerrilla contro i generali. Riesce a far sorridere e divertire anche raccontando una tragedia. Dal punto di vista calcistico il Mondiale del 78 si rivelò abbastanza modesto, privo della stella delle stelle Johan Cruyiff (che parè si rifiutò di andare in Argentina per paura di essere sequestrato), con una Germania mediocre, un Brasile con Rivelino in pensione e con le future stelle (Zico) troppo giovani. Ci fu un ottima Italia (con il blocco della Juve e del Toro) che lanciò Rossi, Cabrini, Bettega, una buona Olanda (che ricordiamo al 90 dei tempi regolamentari colpì un palo con Resenbrink e perse nei supplementari), una Austria guidata da Krankl e Prohaska che si piazzò molto bene, l’esordio a livello internazionale di Michel Platini con la Francia che mise le basi per il calcio Champagne; ed ovviamente una nuova generazione di giocatori argentini come Bertoni (poi al Napoli), Passarella, Ardiles ,Kempes e Fillol che giocarono poi tutti in Europa.
Una formazione del Messico durante il Mondiale di Argentina 78
Cercando in rete la cosa che mi ha colpito è una immagine della squadra del Mexico: grandiosa, un estratto dal passato per ricordare un mondiale con tante ombre e qualche luce.