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Aria di cambiamento nell’ ecologismo di papa Francesco

Creato il 17 febbraio 2015 da Valtercirillo

Aria di cambiamento nell’ ecologismo di papa Francesco

È passato sottotono l'annuncio che, nella nuova Curia vaticana, ovvero il "governo" del Vaticano che è in corso di riorganizzazione, papa Francesco intende istituire un apposito ufficio per l'ambiente.

Eppure non è cosa da poco, visto che una struttura ufficiale dedicata all'impatto ambientale delle attività umane può influenzare non poco i cattolici di tutto il mondo. Più o meno a seconda dei posti e degli argomenti, certo, ma in ogni caso in modo rilevante: perché i cattolici sono tanti (poco meno di 1,1 miliardi di persone), perché sono ben organizzati in ambito politico-lobbystico e organizzatissimi sul territorio, e perché le scelte del papa e della Curia hanno un certo peso anche per i cristiani non cattolici (circa un altro miliardo di persone).

Si tratta di un organismo in gestazione, per cui bisognerà vedere quale sarà il suo reale perimetro di intervento. Tuttavia nell'aria c'è già il profumo di un nuovo ecologismo di papa Francesco, più propositivo e partecipativo, visto che - come ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi - il nuovo ufficio si occuperà di " ambiente e di salvaguardia del creato, da un punto di vista non solo naturalistico, ma anche dell'ecologia umana e sociale.

Crescete, moltiplicatevi e dominate il creato

Per sua stessa natura, anche in tema di ambiente, il cristianesimo ha sempre avuto più interesse per i dibattiti etici che per quelli materiali. La chiesa cattolica in modo particolare non hai mai sostanzialmente superato il tradizionale antropocentrismo basato sul chiaro comando divino riportato nella Genesi: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la Terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra".
Senonché, da qualche decennio è diventato evidente che il modo in cui l'uomo soggioga e domina la Terra potrebbe essere catastrofico.

Il primo documento ufficiale a prendere coscienza che "attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, l'uomo rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione" è stata l'enciclica Octogesima adveniens di Paolo VI.
Per un laico questa frase del 1971 può sembrare una banale constatazione. Ma per un cattolico consapevole no: si tratta invece di un grande passo in avanti, che implica anche sforzi teologici, perché sotto sotto si rischia di ventilare il dubbio che qualcosa nei progetti del Creatore non abbia funzionato a dovere, oppure che abbia previsto la possibilità dell'autodistruzione del creato.

Ne è infatti scaturito un dibattito etico-teologico ovviamente noto solo a pochi adepti, ma vivace e anche interessante: magari non per gli aspetti strettamente teologici (purtroppo non credo possa essere oggetto di un talk show televisivo la questione se l'uomo sia solo una creatura, oppure una concreatura o addirittura un concreatore), ma certamente sì per quelli pratici. Perché alla fin fine, al di là dei bei discorsi, anche i teologhi si pongono il problema delle scelte concrete: cosa deve fare un credente?

A questo interrogativo - fuori dagli ambiti spirituali - la Chiesa ha sempre dato risposte che tentano in ogni modo di essere concilianti con le esigenze di tutti, anche delle singole comunità. Dunque risposte che possono differire non solo da Paese a Paese, ma anche sul territorio (addirittura da parrocchia a parrocchia), dove il messaggio viene veicolato e tradotto da vescovi e parroci. Per questo motivo la posizione della chiesa è spesso politicamente poco incisiva, anche quando è univoca e apparentemente chiara. Si veda, per esempio, il caso italiano del nucleare, dove la posizione ufficiale della curia (a favore, in quanto tecnologia a basso impatto ambientale, se ben gestita) non ha avuto alcun peso sulle scelte politiche anche in presenza di governi e ministri di esplicita filiazione cattolica.
Diverso è ovviamente il caso se la Curia vuole che il messaggio diventi incisivo: in tal caso è in grado di attivare una vera e propria macchina da guerra di rilevante impatto sulla società, benché - ovviamente - neppure questo possa poi garantire che si raggiungano i risultati desiderati.

L'ecologismo di papa Francesco

Ora, è difficile ipotizzare che tutto ciò possa cambiare. Non è un caso, infatti, che di "ambiente e di salvaguardia del creato" nella nuova curia romana - pur nell'ambito delle ipotesi - si dovrebbe occupare un "ufficio" (cioè non un vero "ministero", ma una sorta di sottosegretariato) all'interno di una Congregazione dedicata a "Carità, giustizia e pace".

Però è certo che l'ecologismo di papa Francesco qualcosa sta cambiando.
Il papa ha fatto molto spesso riferimento all'enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI (2009), dove si parla apertamente, in termini materiali, non solo di ecologia e di salvaguardia dell'ambiente in rapporto a capitali, impresa, lavoro, benessere e sostenibilità dello sviluppo, ma anche di singole tecnologie: fabbisogno energetico, energie alternative, infrastrutture rurali, sistemi di irrigazione e altro.
Inoltre si sa che riflessioni nuove e di attualità" su "ecologia umana e ambientale" saranno contenute nella nuova enciclica su cui il papa sta lavorando.

Ma in attesa di verifiche, nella speranza che finalmente si esca dal millenario impegno di battere un colpo al cerchio e uno alla botte, è il modo di fare che sta davvero cambiando. E non solo per l'uso di Twitter da parte del papa: l'ecologismo di papa Francesco si fa sentire in modo che taluni hanno definito rivoluzionario: contro il riscaldamento globale, contro le lobby petrolifere, a favore di un uso responsabile dell'agricoltura e di molto altro, senza mai dimenticare l'urgenza di fare presto, perché " il tempo per trovare soluzioni globali si sta esaurendo ".

[ Valter Cirillo]

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