Ultimi giorni di questo anno che se ne va. Il cibo mi da la nausea, e di cucinare non ne posso davvero più. Oltre ai giorni di festa, passati in famiglia, ci sono i giorni in mezzo alle feste, passate con gli amici più cari, quelli che non puoi fare a meno di vedere e per i quali rinunci al sonno, al riposo, alla dieta. E così il tour de force va avanti, fra carrellate di piatti buonissimi e di ore di sonno perse.
Sono stanchissima, ma in qualche modo felice: quest'anno avevo deciso di non avere aspettative sul Natale, sulle riunioni in famiglia, fermamente convinta che in tutto c'è qualcosa di positivo e che io avrei trovato il mio bilancio favorevole. Ci sono riuscita.
Mi sono sforzata -e tanto- di guardare oltre, di alzare lo sguardo dai particolari per cercare il senso generale delle cose, il senso che unisce come un filo le tradizioni che ogni anno si ripetono, e quelle piccole novità date dal tempo che passa.
Quest'anno mi sono allenata in strada tutti i giorni, compresa la mattina di Natale. Non ho dimenticato, nel tran tran massacrante, di dedicare un po' di tempo a me stessa e alla mia salute, e per quanto sia stressante aggiungere l'esercizio fisico alla stanchezza del periodo, è anche molto rigenerante.
In strada tutto è pulito, si prendono le distanze da certi pensieri, si torna in contatto con se stessi, senza contare che camminare, anche lentamente, per me è massaggiare il mio stomaco "cullato" dall'interno, cosa che mi rimette sempre a posto ogni dolore legato all'eccesso di cibo.
Non sono troppo fiera di me: nonostante tutto la bilancia sale (di poco ma sale). Ma è Natale, e avevo anche voglia di questi eccessi, di essere sopra le righe, di vivere questi pranzi in modo diverso. So che a Gennaio, come molti, tornerò a dieta. Questo è quello che vorrei fare, questo è quello di cui avrei bisogno.
Nel frattempo, guardandomi allo specchio, trovando il tempo della pausa che le feste ti concedono, mi riscopro ad apprezzarmi tanto, e riscoprirmi soddisfatta di me. Quest'anno, per il 31, butterò via (davvero o simbolicamente non so) qualcosa che appartiene alla vecchia me, probabilmente un vecchio indumento largo, sperando che, a prescindere dalle mangiate di queste feste, io abbia chiuso definitivamente con quello stile di vita.
- arista di maiale legata, 1 kg (potete sostituire con dell'arrosto, anche di vitello)
- chiodi di garofano, 5 o 6
- alloro, 2 foglie
- salvia, 1 foglia
- rosmarino, qualche ago
- cipolla bianca, una media
- carote, 2 piccole
- sedano, un pezzetto
- scorza di arancia, un pezzetto piccolo
- sale, q.b.
- olio, 3 cucchiai
- latte p.s., 350ml
- brandy (facoltativo, io non l'ho messo)
Preparate un trito di cipolla, sedano, carota e scorza di arancia, e versatelo insieme all'olio sul fondo della pentola a pressione.
Ponete sul fuoco e rosolate.
Inserite quindi il tocco di carne in cui avrete inserito i chiodi di garofano, ambo i lati, equamente distribuiti. Sigillate la carne da tutte le parti.
Se scegliete di usarlo (io no) inserite qui qualche cucchiaio di brandy e fate sfumare.
Inserite i restanti aromi, il sale, e per ultimo il latte.
Chiudete il coperchio a pressione, e dalla fuoriuscita del vapore fate cuocere 40-45 minuti.
Spegnete e lasciate in pentola. Sentirete che profumo!
Una volta fredda, aprite la pentola a pressione e scolate l'arista.
Tagliate la rete o lo spago con delle forbici e tagliate a fette molto sottili.
Con un frullatore ad immersione frullate il fondo di cottura, che io ho servito così com'è. Volendo potete addensarlo con un po' di farina (senza glutine per i celiaci) e farne una salsa più densa, che sarà indispensabile per l'accompagnamento del piatto.
Disponete le fette a strati in un conenitore dai bordi alti, irrorandole con la salsa strato per strato.
Chiudete col coperchio e lasciate a insaporire per qualche ora.
Quindi disponete in un piatto a servire, scaldate al microonde, e servite con la rimanente salsa a parte.
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